‘Broligarchia’: cos’è e perché minaccia la democrazia
- 28/01/2025
- Mondo
Elon Musk, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, Sam Altman, Sundar Pichai, Tim Cook. Nel giorno del giuramento di Donald Trump come 47mo presidente degli Stati Uniti, un ricco (nel vero senso della parola) parterre si è affollato alla sua corte, affiancandolo sul palco e regalandoci un’immagine precisa e simbolica di quella che è stata definita ‘broligarchia‘. Perché oltre al fatto, non marginale, di essere tutti uomini, tutti costoro sono accumunati anche da molto altro, tanto da meritarsi una parola ad hoc.
Cosa significa ‘Broligarchy’?
Broligarchy è un neologismo che nasce dalla combinazione di ‘oligarchia’, governo dei pochi, e ‘bro’, slang americano nato tra i rapper che indica un “fratello” o un amico stretto, spesso parte di un gruppo esclusivo. In questo contesto, In questo caso ‘bro’ sta per ‘tech bro’, un uomo (sottolineiamo uomo) che lavora e che si è arricchito nel settore tecnologico digitale, che tipicamente ha un’alta opinione di sé, è privo di abilità sociali e spesso è caratterizzato da mascolinità tossica, cioè intesa nel senso peggiore, come quello dell’aggressività che Zuckerberg vorrebbe diffondere nelle aziende.
Questa élite non si limita a dominare il mercato tecnologico. I broligarchi intrecciano il loro potere economico con una propria agenda politica, sfruttando i dati e le piattaforme per plasmare opinioni, influenzare decisioni e, in alcuni casi, manipolare il consenso. Non si tratta solo di innovatori tecnologici, ma di veri e propri attori politici.
In sintesi, dunque, per broligarchia si intende un intreccio tra potere economico, dominio tecnologico e ambizioni politiche, condensato in gruppo di maschi bianchi (molto) ricchi.
Dallo Studio Ovale, nel suo ultimo discorso alla Nazione, l’ex presidente Usa Joe Biden ha avvisato: “Oggi, in America sta prendendo forma un’oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia letteralmente la nostra intera democrazia, i nostri diritti e la nostra libertà”.
In effetti, l’interazione tra alleanze oligarchiche, disinformazione e abuso della tecnologia ha già infranto l’idea stessa di verità e dato un colpo forse mortale alle democrazie, polarizzando la società ed estremizzando le posizioni e le divisioni.
Il tutto passando per l’erosione della privacy, la manipolazione dell’opinione pubblica, la creazione di monopoli che soffocano la concorrenza e l’emergere di nuove imprese, l’aumento delle disuguaglianze, l’imposizione nel mondo dei modelli occidentali e capitalistici e la creazione di un’economia della dipendenza nella quale aziende e individui dipendono dai servizi delle big tech, sia per necessità quotidiane (smartphone, social network, motori di ricerca) sia per esigenze professionali (cloud computing, intelligenza artificiale).
Secondo gli opinionisti, il punto ancora più critico delle dinamiche legate al dominio di pochi è che gli strumenti della democrazia che l’oligarchia usa per ottenere il potere poi non sono più disponibili per coloro che volessero dare il potere ad altri. Si passa insomma a forme di governo più o meno velatamente o più o meno ufficialmente autoritarie. Anche per questo c’è un neologismo: democratura, unione di democrazia e dittatura.
Chi sono i broligarchi?
I broligarchi, magnati della tecnologia e venture capitalist che controllano le aziende più influenti del pianeta, hanno nome e cognome. Su tutti:
- Elon Musk (Tesla, SpaceX, Twitter/X): imprenditore visionario e controverso, è il più tech bro dei tech bro: con Tesla, SpaceX e l’acquisizione di Twitter/X, ha consolidato il suo potere economico e sociale. Spinge le sue opinioni radicali e cerca di avere un impatto diretto sulle politiche globali, dall’intelligenza artificiale all’esplorazione spaziale fino alle elezioni di altri Paesi.
- Mark Zuckerberg (Meta): è il creatore di facebook, oggi controlla anche Instagram e Whatsapp e dunque miliardi di connessioni sociali e le informazioni di gran parte della popolazione mondiale, motivo per cui ha un’influenza senza precedenti sulle persone ovunque
- Jeff Bezos (Amazon, Blue Origin): ha rivoluzionato il commercio elettronico e il cloud computing con Amazon, che ha fondato, e ha esteso il suo impero con Blue Origin (esplorazione spaziale) e il Washington Post, dimostrando di voler influenzare anche la politica e l’informazione
- Larry Page e Sergey Brin (Google/Alphabet): hanno dato vita al motore di ricerca più utilizzato al mondo, che gestisce anche YouTube e il sistema operativo Android
- Sundar Pichai: è l’ad di Alphabet
- Peter Thiel (Palantir, Founders Fund): venture capitalist influente, co-fondatore di PayPal, finanzia start-up strategiche e progetti di intelligenza artificiale, con una visione politica spesso libertaria e conservatrice
- Tim Cook (Apple): guida l’azienda tecnologica più cool del mondo, definendo standard globali per l’innovazione e la privacy digitale.
I danni della broligarchy
Dallo Studio Ovale, nel suo ultimo discorso alla Nazione, l’ex presidente Usa Joe Biden ha avvisato: “Oggi, in America sta prendendo forma un’oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia letteralmente la nostra intera democrazia, i nostri diritti e la nostra libertà”.
In effetti, l’interazione tra alleanze oligarchiche, disinformazione e abuso della tecnologia ha già infranto l’idea stessa di verità e dato un colpo forse mortale alle democrazie, polarizzando la società ed estremizzando le posizioni e le divisioni. Il tutto passando per l’erosione della privacy, la manipolazione dell’opinione pubblica, la creazione di monopoli che soffocano la concorrenza e l’emergere di nuove imprese, l’aumento delle disuguaglianze, l’imposizione nel mondo dei modelli occidentali e capitalistici e la creazione di un’economia della dipendenza nella quale aziende e individui dipendono dai servizi delle big tech, sia per necessità quotidiane (smartphone, social network, motori di ricerca) sia per esigenze professionali (cloud computing, intelligenza artificiale).
Secondo gli opinionisti, il punto ancora più critico delle dinamiche legate al dominio di pochi è che gli strumenti della democrazia che l’oligarchia usa per ottenere il potere poi non sono più disponibili per coloro che volessero dare il potere ad altri. Si passa insomma a forme di governo più o meno velatamente o più o meno ufficialmente autoritarie. Anche per questo c’è un neologismo: democratura, unione di democrazia e dittatura.
I vantaggi della broligarchia
La broligarchia però porta anche dei vantaggi:
- innovazione accelerata: i broligarchi hanno finanziato e guidato innovazioni che hanno trasformato la società, dalle auto elettriche alle reti 5G, dai sistemi di pagamento digitali all’intelligenza artificiale
- connettività globale: miliardi di persone possono accedere a internet, educazione e opportunità economiche come mai prima d’ora (almeno in teoria)
- crescita economica: le aziende tecnologiche hanno creato milioni di posti di lavoro diretti e indiretti, stimolando l’economia globale.
Come sopravvivere alla broligarchia
Tutto sembra molto negativo, praticamente dispotico, ma uno dei primi articoli ad occuparsi di broligarchia, uscito lo scorso luglio sul Guardian a firma Carole Cadwalladr, ci dice però che, anche se la strategia è far sentire i cittadini impotenti, abbiamo ancora del potere. E ci offre 20 suggerimenti per sopravvivere alla broligarchia. Eccone alcuni:
- proteggere la privacy digitale: come suggerito dalla storica Shoshana Zuboff, citata nell’articolo, la sorveglianza è uno strumento chiave della broligarchia. Perciò è meglio trattare i dati personali come fossero informazioni estremamente sensibili. “Comportati come se ora vivessi nella Germania dell’Est e Meta/Facebook/Instagram/WhatsApp fosse la Stasi. Lo è”, dice Cadwalladr
- resistere al potere: non piegarsi alle pressioni di un sistema che cerca di normalizzare l’ingiustizia e soprattutto “non obbedire in anticipo”: un consiglio che viene da Timothy Snyder, che ha scritto ‘On Tyranny’ nel 2017, citato dalla giornalista
- denormalizzare l’autoritarismo: riconoscere e combattere le tattiche di manipolazione che normalizzano gli estremisti e aggrapparsi ai fatti, alle verità e ai valori, come suggerisce la scrittrice Rebecca Solnit, anch’essa menzionata da Cadwalladr
- creare alleanze improbabili: trovare punti di connessione con persone o gruppi anche se non si è d’accordo con loro, pena vedere la propria cerchia sociale ristretta. Perché anche la coesione sociale è una difesa fondamentale contro l’autoritarismo, spiega l’articolo
- pianificare a lungo termine: la broligarchia pensa in decenni, non in anni
In definitiva, la sfida principale non è eliminare il ruolo della tecnologia nella società, ma stabilire meccanismi che la rendano un fattore di benessere per tutti anziché uno strumento a favore di pochi, cercando di non farsi risucchiare dal vortice dell’algoritmo.