Scuola, Valditara rilancia la riforma “4+2” e annuncia nuove misure contro l’abbandono
- 26 Agosto 2025
- Giovani
“A cosa serve la scuola? A valorizzare i talenti di ogni giovane, a mettere al centro la sua persona”. Al Meeting di Rimini, Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, ha scelto di mettere subito in chiaro il senso che attribuisce alla formazione. Una cornice che non resta sul piano delle enunciazioni: nel suo intervento, il ministro ha portato al centro uno dei nodi più controversi del rapporto tra nuove generazioni e futuro, quello del lavoro.
Citando un sondaggio, Valditara ha osservato che “i giovani mettono al primo posto i diritti, la libertà, il vivere bene e tra gli ultimi posti il lavoro”. Da qui l’invito a un cambio di prospettiva: “Non è bello che considerino il lavoro come un qualcosa da non mettere al centro delle proprie aspirazioni. Dobbiamo aiutare i giovani a riscoprire la bellezza del lavoro, l’importanza dell’impegno e della fatica, la centralità del lavoro per valorizzare la persona”.
Parole che intercettano un problema concreto: in Italia, secondo i dati Eurostat, l’età media di ingresso stabile nel mercato del lavoro è più alta rispetto alla media europea, e la percezione del lavoro come terreno di realizzazione personale appare sempre più debole. Valditara sceglie di insistere sul binomio scuola-impegno, rivendicando la necessità di restituire centralità alla dimensione educativa che lega sapere e responsabilità. Non è un caso che al Meeting di Rimini abbia sottolineato come una scuola che non prepara anche al lavoro “fa soltanto la metà del suo lavoro”. L’obiettivo, nelle sue parole, non è quello di ridurre la scuola a un avamposto delle imprese, ma di renderla capace di mostrare ai ragazzi la dignità e la possibilità di realizzazione che derivano dall’impegno professionale. Nel contesto di un Paese in cui la quota di Neet resta tra le più alte d’Europa, la questione non è meramente culturale: riguarda direttamente la tenuta sociale ed economica dei prossimi decenni.
La riforma “4+2” e la sfida dell’orientamento
Dal palco di Rimini, Valditara ha rilanciato la sua riforma della filiera tecnico-professionale: “La riforma del 4+2 ritengo debba diventare ordinamentale”. Il modello prevede quattro anni di scuola superiore più due anni di specializzazione, con l’intento di accelerare i tempi di ingresso nel mondo del lavoro senza impoverire il percorso formativo. Una proposta che negli scorsi mesi ha alimentato dibattiti e critiche, soprattutto da parte di chi teme un’istruzione “di serie B”. Ma il ministro non arretra, e al Meeting ne ha fatto uno dei punti qualificanti del suo intervento. L’idea di fondo è che il percorso tecnico-professionale non debba essere visto come scelta residuale, bensì come canale di pari dignità rispetto ai licei, capace di offrire concrete opportunità di crescita.
Il contesto europeo non è marginale: diversi Paesi hanno già sistemi formativi che integrano con maggiore fluidità istruzione e occupazione. In Germania, il modello duale resta un punto di forza nel rapporto tra scuola e imprese, mentre in Francia i licei professionali sono stati al centro di un recente intervento governativo. Valditara sembra voler spingere l’Italia in una direzione simile, sottolineando come una scuola capace di educare al lavoro sia condizione essenziale per dare ai giovani strumenti reali di autonomia.
Non si tratta solo di riforma strutturale, ma anche di orientamento. Il Meeting ha richiamato più volte il tema della necessità di percorsi personalizzati, in grado di evitare scelte scolastiche fatte per inerzia o scarsa conoscenza delle alternative. A Rimini, il dibattito con dirigenti, imprenditori e docenti ha messo in luce proprio la distanza che spesso separa il mondo scolastico dalle esigenze formative delle nuove generazioni.
Dispersione scolastica e inclusione
“Un Paese non può dirsi civile fintanto che molti ragazzi abbandonano l’obbligo scolastico”, ha scandito, poi, Valditara parlando della lotta alla dispersione. È uno dei punti più delicati della sua agenda, e a Rimini il ministro ha rivendicato risultati già raggiunti. Secondo i dati citati, l’Italia ha già superato il target fissato dall’Unione Europea per il 2030, scendendo all’8,3% di dispersione esplicita. Un traguardo che Valditara collega anche al decreto Caivano, misura che ha rafforzato gli strumenti di contrasto all’abbandono, soprattutto nelle aree a più alto rischio. “Abbiamo recuperato migliaia di giovani che in passato non andavano più a scuola”, ha affermato.
Non si tratta solo di cifre. A Rimini, il ministro ha annunciato l’assunzione di 1.000 docenti specializzati nell’insegnamento dell’italiano agli studenti stranieri, con l’obiettivo di colmare uno dei gap che più spesso alimentano la marginalità scolastica. Ha inoltre comunicato che quasi il 50% degli insegnanti di sostegno precari saranno confermati, garantendo una continuità didattica definita “straordinaria”, mai sperimentata prima nella scuola italiana. Questi annunci toccano due fronti cruciali: l’inclusione linguistica e il sostegno alla disabilità. Entrambi incidono direttamente sul rischio di dispersione, in un Paese che fatica ancora a garantire uniformità di servizi da Nord a Sud. La scelta di puntare sulla stabilizzazione dei docenti di sostegno appare come una risposta a una delle criticità più segnalate dalle famiglie: il turnover continuo che compromette la qualità dell’apprendimento.
Al Meeting, il discorso di Valditara ha intrecciato numeri e progetti, ma non ha evitato di marcare un limite: la tecnologia non può essere vista come soluzione sostitutiva. “Mai dobbiamo accettare l’idea che l’intelligenza artificiale possa sostituire il docente o governare la didattica”, ha sottolineato, rivendicando la centralità della relazione educativa. In un tempo di entusiasmo diffuso per l’Ai, il messaggio segna una linea chiara: la lotta alla dispersione non si gioca con algoritmi, ma con la presenza stabile e qualificata degli insegnanti.
Risorse aggiuntive per le scuole paritarie
Il capitolo dedicato alle scuole paritarie ha aggiunto un altro tassello al discorso di Valditara. “Ho chiesto delle risorse significative per le scuole paritarie. Il 6 agosto scorso ne ho parlato con il ministro Giorgetti e credo che da parte sua ci sia una sensibilità ad accogliere questa richiesta”, ha dichiarato, precisando che il tema sarà affrontato nella prossima legge di bilancio. Le ipotesi sul tavolo sono due: il “buono scuola” o altre forme di sostegno, da definire insieme alle rappresentanze delle paritarie.
Il ministro ha ricordato che circa 160 milioni di fondi Pnrr sono già stati destinati al settore, ma ha insistito sulla necessità di interventi aggiuntivi. L’argomento resta divisivo: da un lato le famiglie che chiedono libertà di scelta educativa e riconoscimento concreto del ruolo delle paritarie, dall’altro chi teme che ulteriori finanziamenti possano drenare risorse al sistema pubblico, già segnato da carenze croniche.
Il Meeting di Rimini ha offerto a Valditara il terreno ideale per ribadire una posizione favorevole al rafforzamento delle paritarie. Una scelta che si inserisce in un quadro più ampio: la necessità di redistribuire gli investimenti in un sistema scolastico che deve affrontare contemporaneamente emergenze diverse, dalla dispersione agli stipendi dei docenti, dalle infrastrutture alla digitalizzazione. Sul punto, il ministro ha usato parole prudenti, parlando di risorse “significative” ma lasciando aperti i margini di trattativa politica.