“Vacanze estive scolastiche troppo lunghe”, nasce una petizione per accorciarle
- 11/04/2024
- Giovani
“Rimodulare il calendario scolastico”. Questa è la richiesta dell’organizzazione WeWorld e Mammedimerda. L’appello nasce dalla necessità di conciliare vita e lavoro dei genitori anche nel periodo estivo, in quanto, le vacanze scolastiche, sarebbero le più lunghe d’Europa e ne deriverebbe un’ineguaglianza e svantaggi ai danni degli studenti e dei genitori. Così è nata una petizione che chiede di intervenire sulla scuola affinché diventi più sostenibile tutti. Ecco le richieste della petizione.
WeWorld è un’organizzazione italiana indipendente impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne, bambine e bambini in 27 Paesi, compresa l’Italia. Francesca Fiore e Sarah Malnerich sono le due donne dietro Mammadimerda, progetto culturale con all’attivo produzione di libri, un tour teatrale, una start up innovativa a vocazione sociale che persegue il sogno di migliorare la condizione femminile in Italia. Sono portavoce Unicef per la campagna sull’incremento dei congedi di paternità obbligatori, promotrici di una raccolta firme per costruire asili nido, promotrici di una proposta di legge contro la violenza ostetrica e con WeWorld hanno lanciano una petizione alle istituzioni per cambiare il calendario scolastico fermo al “secolo scorso”.
“Vacanze estive troppo lunghe”
“Il nostro calendario vanta due tristi primati – sostengono le due realtà associative -: il primo è la pausa estiva più lunga d’Europa (insieme a Lettonia e Malta. Eurydice, 2022). Le 14 settimane di pausa estiva nascevano per permettere ai bambini e alle bambine di aiutare i genitori a raccogliere il grano nei campi. Una misura di conciliazione che però non si è evoluta al passo delle esigenze delle famiglie. E il secondo è che abbiamo uno dei sistemi più stressanti del mondo: gli eccessivi carichi di lavoro concentrati nello stesso periodo di tempo, infatti, comportano effetti negativi non solo sul rendimento scolastico, ma anche sul benessere psicofisico”.
Il tema della conciliabilità della vita privata, tempo libero e lavoro è al centro del dibattito politico e sociale odierno. Si tratta di scegliere le proprie priorità senza entrare in contrasto con le esigenze lavorative delle realtà per le quali si è dipendenti o, lo stesso, anche per i liberi professionisti. Tra fringe benefit, remote working, settimana corta e simili, uno dei vantaggi, secondo la petizione, potrebbe essere quello di accorciare o rimodulare le vacanze estive scolastiche.
“La lunghissima pausa scolastica moltiplica le disuguaglianze – continuano -, favorisce la perdita di competenze cognitive e relazionali di bambine, bambini e adolescenti e scoraggia la conciliazione di vita-lavoro per tanti genitori costretti a destreggiarsi tra campi estivi costosissimi e mancanza di alternative a prezzi ridotti. Al Sud, meno di 2 studenti e studentesse della scuola primaria su 10 accedono al tempo pieno a scuola. Al Nord sono quasi 5 su 10”.
Le richieste alle istituzioni
Le richieste di WeWorld e Mammedimerda prevederebbero:
- Apertura delle scuole anche nei mesi di giungo e luglio con attività extrascolastiche e conseguente rimodulazione delle pause durante l’anno;
- Introduzione obbligatoria del tempo pieno dai 3 ai 14 anni in tutte le scuole per offrire a studenti e studentesse la possibilità di scegliere, ovunque, tra tempo pieno e tempo parziale.
- Garantire maggiori opportunità e ridurre le disuguaglianze.
I periodi di vacanza non è detto che debbano essere solo intesi come periodi di nullafacenza, ma possono rappresentare momenti di formazione e accrescimento delle proprie competenze e capacità. Partecipare ad attività sociali, sportive, culturali però ha un costo che quasi la metà delle famiglie con più di un figlio non può permettersi. Lo stesso vale per altre attività ludiche pomeridiane (dati Openpolis, 2021). In Italia, inoltre, quasi 6 studenti e studentesse su 10 (58%) delle scuole primarie statali non beneficiano di alcun servizio mensa. Al Sud, sono quasi 8 studenti e studentesse su 10 (79%) mentre nel Centro-Nord, sono più di 4 su 10 (46%) (Svimez, 2022). - Scongiurare la perdita di competenze.
Il fenomeno del ‘Summer learning loss’, cioè la perdita di competenze durante l’estate è stato ampiamente studiato. Tale perdita ha un effetto cumulativo sui risultati futuri, andando ad aumentare il divario educativo e le probabilità di abbandono tra bambini/e e ragazzi/e provenienti da contesti svantaggiati, o con disabilità o con disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa). Ma è soprattutto durante l’anno scolastico che il tempo scuola incide sulle competenze. Quello italiano, oltre ad essere il più denso d’Europa, è anche quello con più ore di lezione, ma non sempre a più ore di lezione corrispondono maggiori apprendimenti. Più della metà degli studenti, infatti, dichiara di sentirsi nervoso mentre studia, rispetto alla media Ocse del 37% (Oecd, 2018). - Costruire nuovi luoghi educativi.
Una scuola che dispone soltanto delle aule, dove tradizionalmente si tengono le lezioni, non risulterebbe idonea a ospitare a tempo pieno i giovani studenti. Servono spazi polivalenti, mense, laboratori, cortili, luoghi in cui sperimentare una didattica diversa, in cui bambini/e e ragazzi/e possano stare insieme e consolidare le competenze cognitive, integrandole ad attività extra-cognitive. “In un Paese dove 5 scuole su 10 non possiedono un certificato di agibilità interventi di ripensamento e nuova progettazione dell’edilizia scolastica non sono più rimandabili”, hanno aggiunto. - Ripensare la didattica intrecciando educazione formale e informale.
“Nelle scuole aperte mattina e pomeriggio si potrebbero realizzare più intrecci e scambi tra apprendimenti formali e informali, contando anche su collaborazioni con operatori del terzo settore e del volontariato sociale – hanno poi concluso -. Non si tratta solo di allungare il tempo scuola, ma di ripensare con flessibilità e intelligenza l’intera offerta formativa di una scuola aperta al territorio. Si potrebbero introdurre, infatti, accanto allo studio, proposte varie, anche opzionali, che valorizzino la conoscenza di sé e del mondo attraverso attività espressive come la musica, le arti plastiche, il teatro e la produzione di video, alimentando l’aspetto culturale e di ricerca di linguaggi largamente praticati dai più giovani. Coinvolgere agenzie educative diverse dalla scuola, che quindi non richiedono un ulteriore lavoro da parte di insegnanti, consentirebbe di offrire attività ludiche e ricreative radicate sul territorio, il che è particolarmente importante per chi proviene da contesti economico-sociali svantaggiati”.
Ripensare ad un nuovo concetto di scuola che tenga conto della salvaguardia della salute psico-sociale dei bambini, dell’apprendimento, della possibilità di interagire tutto l’anno insieme e anche della conciliabilità lavoro e vita privata dei genitori sarebbe un nuovo modo di salvare la demografia del Paese. Modelli simili, in contesti europei e non, hanno dimostrato di avvantaggiare non solo la formazione dei giovani, ma anche la salute dei genitori. Danimarca, Germania e Regno Unito, ad esempio, hanno “solo” sei settimane di vacanze estive, con una programmazione differente che cerca di tutelare tutte le parti coinvolte.
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