Si rifiuta di sostenere l’orale della maturità: la protesta contro il sistema che “non rispecchia le capacità degli studenti”
- 9 Luglio 2025
- Giovani
Un diciannovenne di Padova ha trasformato l’esame di maturità in un atto di ribellione contro il sistema scolastico. Gianmaria Favaretto, studente del liceo scientifico Fermi e giocatore di rugby, si è presentato davanti alla commissione d’esame con un’intenzione precisa: rifiutare il colloquio orale come segno di protesta verso un sistema di valutazione che considera inadeguato che “non rispecchia la reale capacità dei ragazzi”.
Un gesto calcolato che ha colto di sorpresa commissari e opinione pubblica, e ha riacceso il dibattito sulla validità dell’attuale sistema di valutazione scolastica.
Gianmaria Favaretto, come è andato il suo orale
Favaretto aveva fatto i conti prima di varcare la soglia dell’aula d’esame. Con 31 crediti scolastici, 17 punti alla prima prova scritta e 14 alla seconda, aveva già raggiunto quota 62 punti, un punteggio che garantisce automaticamente il superamento dell’esame di maturità anche se alla fine il maturando non ha fatto totalmente “scena muta”, come emerso invece dai primi racconti.
Secondo quanto ricostruito dalla preside del liceo Fermi, Tiziana Peruzzo, lo studente ha accettato di avere “almeno uno scambio minimo” dopo che i commissari gli hanno fatto presente che rimanendo completamente in silenzio avrebbe rischiato di invalidare tutto il suo percorso di studi.
A quel punto lo studente “ha accettato” di rispondere almeno alle domande essenziali. La preside ha spiegato: “Gli hanno chiesto di elencare le materie che aveva preferito studiare quest’anno. Lui ha risposto con poche semplici parole”.
Qual è il punteggio minimo per validare l’esame
Questo scambio comunicativo, definito “molto civile” dai commissari, ha permesso di assegnare il punteggio minimo all’orale: 3 punti su 20 possibili. Senza questo minimo intervento, l’esame non sarebbe stato considerato valido dal punto di vista formale.
La preside ha chiarito che “così i commissari hanno avuto la possibilità di dare un voto al suo orale, il punteggio minimo, ed il voto globale è passato da 62 a 65”. Il meccanismo ha quindi funzionato: Favaretto ha ottenuto il minimo indispensabile per rendere l’esame regolare senza compromettere la sua contestazione.
Favoretto spiega i motivi della sua protesta: “Ho visto compagni diventare cattivi per un voto”
Dietro il gesto di Favaretto c’è un’osservazione lucida delle dinamiche che si creano a scuola. “Ho visto compagni diventare addirittura cattivi per un voto”, ha raccontato al Mattino di Padova. Una competizione che, secondo la sua analisi, genera ansia da prestazione e trasforma i voti in armi di confronto tra studenti.
“I voti da alcuni alunni vengono vissuti malissimo. In classe c’è molta competizione”, ha spiegato il diciannovenne. Un’osservazione che tocca uno dei nodi più critici del sistema educativo italiano: la tendenza a ridurre il valore formativo dell’apprendimento a una mera corsa al voto più alto.
La sua riflessione si estende oltre i compagni di classe, diventando una critica al sistema: “Trovo che l’attuale meccanismo di valutazione degli studenti non rispecchi la reale capacità dei ragazzi, figuriamoci la maturità”, ha detto Favaretto.
Il confronto con la commissione
Il momento del confronto con la commissione d’esame ha rivelato quanto il gesto sia stato percepito come un affronto personale prima ancora che istituzionale. “La presidente è stata rigida, mi ha detto che non sostenendo l’orale insultavo il lavoro dei docenti che avevano corretto i miei scritti”, ha detto il maturando.
Lisa Sgarabotto, presidente della commissione e docente di un altro liceo padovano, ha successivamente segnalato la vicenda all’Ufficio scolastico regionale per il Veneto.
Nonostante l’iniziale tensione, il colloquio si è comunque svolto con “domande generiche sul programma”. Il risultato sono stati 3 punti su 20 che hanno portato il voto finale a 65/100.
Cosa dice la legge
La normativa italiana prevede che per superare l’esame di maturità sia sufficiente raggiungere 60 punti su 100, indipendentemente dalla distribuzione tra crediti scolastici, prove scritte e colloquio orale.
Il sistema di punteggio attuale assegna:
- Fino a 40 punti per i crediti scolastici del triennio
- Fino a 20 punti per ciascuna delle due prove scritte
- Fino a 20 punti per il colloquio orale
Questo significa che uno studente può teoricamente diplomarsi anche senza sostenere l’orale, purché abbia accumulato almeno 60 punti tra crediti e prove scritte. Una possibilità che, seppur prevista dalla normativa, raramente viene sfruttata in forma di protesta come nel caso di Favaretto.
La preoccupazione principale delle istituzioni scolastiche riguarda la possibilità che questo “calcolo” possa diventare un trend. Il caso ha infatti avuto risonanza sui social network, dividendo l’opinione pubblica tra chi approva il comportamento come critica al sistema formativo e chi lo boccia come mancanza di rispetto verso l’istituzione scolastica.
Non è escluso che il Ministero dell’istruzione e del merito possa intervenire con un chiarimento sulla vicenda, proprio per evitare che si diffonda la pratica del rifiuto strategico dell’orale tra gli studenti che hanno già raggiunto la sufficienza.
Una generazione che interroga il sistema
Il gesto di Favaretto si inserisce in un contesto più ampio di riflessione critica da parte delle nuove generazioni sui meccanismi di valutazione. La sua protesta non nasce dal vuoto, ma da anni di osservazione delle dinamiche scolastiche e delle loro conseguenze sui rapporti tra studenti.
“Sarei voluto uscire subito, ma non volevo creare problemi”, ha spiegato, dimostrando come dietro l’atto di ribellione ci sia anche una forma di rispetto istituzionale. I genitori, dal canto loro, si sono dimostrati comprensivi dopo che il figlio ha spiegato le proprie ragioni.
Il commento del pedagogista
Interpellato da Demografica, il pedagogista Daniele Novara ha commentato così la protesta di Favarino: “Lo studente di Padova ha tutta la mia solidarietà anche umana perché mi ricorda gli anni 70 nel mio liceo quando il protagonismo degli studenti consentiva di ottenere significativi cambiamenti nella didattica e nell’approccio all’apprendimento”.
“È molto positivo che siano proprio gli utenti ultimi dell’istituzione scolastica, in questo caso gli studenti ma vale anche per i genitori, a chiedere un cambiamento e una considerazione diversa dei processi di apprendimento: non più una gara con classifiche stilate con arcaici e archeologici voti numeri, ma un percorso che si basi sull’evoluzione e sulle attitudini dei singoli.
Auspico quindi che il gesto compiuto da questo coraggioso studente possa diffondersi e creare un effetto domino a favore di un cambiamento e per una valutazione che sappia considerare i progressi degli alunni e non rimanga costretta nella logica del puro e semplice giudizio”, ha concluso Novara.