Bocciato 13enne plusdotato, il Tar ribalta la decisione: “Andava creato un piano didattico personalizzato”
- 9 Settembre 2025
- Giovani
Cosa significa essere un ragazzo plusdotato in Italia?
Quando Penny, in The Big Bang Theory, disse al protagonista: “Sheldon, sei un ragazzo intelligente”, il genietto della serie tv, interpretato da Jim Parsons, ne fu risentito: “Intelligente? Dovrei perdere 60 punti di QI per essere definito intelligente”.
Ecco, le capacità intellettive di un tredicenne di Altavilla Vicentina, con un QI superiore a 130, si avvicinano a quella di Sheldon Cooper. E anche lo studente italiano, come l’aspirante premio Nobel della serie tv americana, ha avuto problemi in seguito alla sua eccessiva intelligenza.
Nonostante le sue doti, infatti, il ragazzo è stato bocciato dai suoi docenti perché, annoiandosi, era irrequieto e disturbava gli altri compagni di classe, beccandosi il 6 in condotta e, quindi, la bocciatura al termine della seconda media, come prevede la riforma introdotta dal ministro Valditara.
Nelle materie disciplinari lo studente aveva ottenuto quattro 6, quattro 7 e quattro 8.
I genitori dell’alunno, in disaccordo con la decisione dei professori, hanno fatto ricorso al Tar del Veneto, che ha accolto le loro richieste e annullato la bocciatura. La sentenza ha stabilito che il ragazzo va promosso e condannato il ministero dell’Istruzione e del Merito a un risarcimento di 2mila euro nei confronti della famiglia.
Il Tar ha ritenuto che il tredicenne fosse irrequieto non perché facinoroso, ma perché troppo intelligente per il programma ministeriale e annoiato dai ritmi dell’insegnamento, troppo lenti per le sue capacità cognitive. Secondo il Tar, i docenti dovevano predisporre un programma ad hoc per questo studente speciale. Chi è “troppo” intelligente, infatti, fa fatica a restare fermo a meno che non venga stimolato da nozioni che il suo cervello non ritiene banali.
Ragazzo troppo intelligente, la diagnosi
In particolare, il ragazzo, definito dai suoi profili psicologici come affetto da “neurodiversità della plusdotazione cognitiva”, presentava un quadro complesso: eccellenti capacità cognitive accompagnate da immaturità comportamentale, ansia da prestazione e tendenza al perfezionismo. Una condizione che, secondo due diagnosi specialistiche, “porta il ragazzo a provare noia, demotivazione e frustrazione durante le lezioni mettendo in atto comportamenti disturbanti” con conseguente “ricerca di stimoli attivanti”.
Un percorso personalizzato, la richiesta dei genitori
A seguito delle diagnosi, i genitori, che non erano stati avvisati del rischio bocciatura, aveva chiesto due volte alla scuola di attivare il percorso personalizzato per ragazzi con bisogni speciali previsto dalla normativa. Ad aprile la preside dell’istituto comprensivo di Altavilla Vicentina aveva detto che non poteva essere attivato il percorso speciale perché le relazioni delle psicologhe non indicavano il quoziente di intelligenza dell’alunno. Una motivazione che il Tar ha ritenuto insussistente: “Mancano riferimenti normativi che impongano, per il caso di soggetto plusdotato, l’indicazione, al fine della predisposizione del piano didattico personalizzato del Q.I; non risulta possibile negare tale supporto in presenza di comprovate necessità”, si legge nella sentenza.
I giudici hanno aggiunto che la mancata attivazione del piano didattico personalizzato ha provocato “una disparità di trattamento del minore rispetto agli altri studenti che non necessitavano di misure di supporto con conseguente illegittimità degli atti impugnati”. Da qui la decisione di annullare la bocciatura e stabilire un risarcimento per la famiglia.
La sentenza sottolinea come il senso di disagio derivante dal sentirsi “diversi” rispetto alla media degli alunni poteva essere mitigato attraverso un lavoro strutturato con e per i compagni, mediato dall’insegnante. In questo modo si sarebbe potuto ovviare “anche a quella sensazione di esclusione, vulnerabilità emotiva e immaturità”.
Il tribunale ha evidenziato l’obbligo delle scuole di predisporre Piani Didattici Personalizzati (Pdp) per gli studenti plusdotati, strumenti previsti dalle direttive ministeriali ma spesso ignorati nella pratica quotidiana.
Nuova legge a tutela degli studenti plusdotati
Negli ultimi anni la scuola italiana ha maturato una crescente consapevolezza sulla necessità di tutelare gli alunni ad alto potenziale intellettivo (Api), che, secondo le principali associazioni che si occupano del tema, rappresentano circa il 5% degli studenti italiani.
La lacuna potrebbe essere colmata nei prossimi mesi grazie al disegno di legge n. 180, che introduce per la prima volta un quadro normativo specifico per gli alunni con alto potenziale cognitivo. La normativa, in fase di approvazione definitiva al Senato, riconosce ufficialmente i plusdotati tra i Bisogni Educativi Speciali (Bes), aprendo la strada a strumenti didattici personalizzati e misure compensative.
Come funziona
Il testo prevede che ogni istituto predisponga all’inizio dell’anno scolastico un Piano Didattico Personalizzato per ogni studente riconosciuto con alto potenziale cognitivo, sviluppato in accordo con la famiglia. Il Pdp terrà conto dei bisogni cognitivi, emotivi e relazionali dello studente, delle sue attitudini personali e interessi, nonché di eventuali Bisogni Educativi Speciali aggiuntivi.
Le scuole potranno autorizzare la frequenza di discipline in classi superiori, previo un esame di idoneità, offrire percorsi di arricchimento e approfondimento del curriculum, sperimentare metodologie individualizzate e costituire gruppi di studio tra studenti plusdotati della stessa o di diverse classi.
Il disegno di legge prevede che ogni istituto individui un referente scolastico per l’alto potenziale cognitivo, incaricato di identificare gli studenti che potrebbero rientrare nel novero dei plusdotati e predisporre programmi personalizzati nei loro confronti. Il referente seguirà una formazione iniziale di 20 ore il primo anno e aggiornamenti annuali di 15 ore, con certificazione finale tramite esame.
Tutti i docenti e dirigenti scolastici dovranno partecipare a percorsi formativi obbligatori di 10 ore il primo anno e 5 ore per ciascun anno successivo, con corsi riconosciuti dal ministero e valutazione finale delle competenze acquisite.
Riconoscimento e accertamento
Il riconoscimento dell’alto potenziale può essere effettuato da neuropsichiatri infantili, psichiatri e psicologi specializzati, sia presso strutture sanitarie pubbliche che private accreditate. La scuola, una volta individuato un profilo compatibile, ha il dovere di informare la famiglia, che può attivare il percorso di accertamento attraverso il Servizio sanitario nazionale, associazioni specializzate o strutture private qualificate.
Le strategie e gli strumenti previsti nei Pdp saranno soggetti a monitoraggi periodici, eventualmente con il supporto di figure professionali esterne, per garantire l’efficacia degli interventi personalizzati.
Se approvata, la normativa rappresenterebbe un allineamento dell’Italia alle migliori pratiche europee, superando il ritardo rispetto a Paesi come Germania, Francia e Stati Uniti, che già da anni dispongono di programmazioni speciali per gli studenti ad alto potenziale.