Stefano Argentino si suicida, sindacati contro il sovraffollamento carcerario: “Tragedia annunciata”
Il timore che Stefano Argentino si suicidasse era elevato fin dal giorno del suo arresto. Il 31 marzo, a Messina, il 27enne aveva ucciso la collega di università Sara Campanella, 22 anni, accoltellandola al collo davanti a decine di passanti. Ieri si è tolto la vita nel carcere di Gazzi, impiccandosi proprio quando il suo stato mentale sembrava migliorare.
Il suo suicidio ha riportato l’attenzione sulla situazione delle carceri, in particolare sul sovraffollamento e sulla carenza di risorse umane ed economiche.
Di Giacomo (polizia penitenziaria) parla di “tragedia annunciata”
Il segretario del sindacato di polizia penitenziaria Spp Aldo Di Giacomo sottolinea la frequenza con cui avvengono i suicidi nelle carceri italiane: “Quella di Stefano Argentino […] è una tragedia annunciata. Non è purtroppo la prima volta che accade perché le prime settimane di detenzione specie per giovani che hanno commesso reati di sangue sono quelli a maggiore rischio”, evidenzia Di Giacomo ricordando che “Argentino aveva già manifestato intenti suicidari dopo l’arresto e per questo aveva bisogno di un controllo costante”.
“Con il 51esimo suicidio dall’inizio dell’anno – prosegue il segretario di Spp – siamo ad una media di un suicidio ogni 4 giorni e a 99 morti per ‘altre cause’, di cui almeno una trentina avvenute in circostanze simili al suicidio o ad atto autolesionistico. Il carcere non può diventare luogo di morte e non può rinunciare al compito di espiazione di pena”, afferma Di Giacomo.
Per il segretario del sindacato il problema dei sucidi in carcere richiede una soluzione di ampio respiro: “C’è poco da studiare il fenomeno. C’è da realizzare negli istituti uno sportello di assistenza psicologica e da aumentare il numero di medici, assistenti sociali. Gli under 40, i detenuti alla prima detenzione, gli stranieri, specie stranieri o extracomunitari, insieme a tossicodipendenti e persone affette da malattie psichiche sono le categorie della popolazione carceraria a maggiore rischio”.
Carceri, tra sovraffollamento e carenza di personale
Il segretario di Spp sottolinea anche le carenze di personale e di risorse economiche così come il fatto che “medici e personale sanitario, non adeguatamente tutelati e vittime di continue aggressioni e minacce da parte dei detenuti, vanno via. Il sovraffollamento e l’assenza di servizi di assistenza psicologica e sanitaria sono le prime cause (di suicidio in carcere, ndr.), mentre il costo complessivo di ciascun detenuto per lo Stato sfiora i 150 euro al giorno che non trova riscontro nell’assistenza da garantire. La situazione è allarmante”, conclude Di Giacomo.
Gli fa eco Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria): “La grave carenza di organico non ci consente una vigilanza continua nei reparti protetti su questi soggetti che, dopo essere entrati in carcere, riflettono a posteriori su quanto hanno commesso e poi arrivano a questi gesti”.
Suicidio di Stefano Argentino, perché è stata ridotta la sorveglianza
Negli scorsi giorni, d’accordo con gli psicologi che seguivano il ragazzo, la struttura aveva deciso di attenuare la sorveglianza a cui Stefano Argentino era sottoposto per paura che si suicidasse. Nei primi giorni in carcere, il 27enne aveva espresso intenzioni suicide e si era rifiutato di mangiare, ma nell’ultimo periodo il suo umore sembrava migliorato e lui aveva ripreso a mangiare. Per questo, Argentino era tornato a un regime carcerario ordinario e in una cella con altri detenuti.
Ieri, però, il ragazzo è riuscito ad isolarsi per un po’ di tempo. Quanto gli è bastato per impiccarsi lontano dalla sorveglianza e dagli sguardi altrui.
Il segretario del sindacato di polizia penitenziaria Spp, Aldo Di Giacomo, parla di “tragedia annunciata”, mentre l’avvocato Giuseppe Cultrera, legale di Stefano Argentino, attribuisce allo Stato la responsabilità dell’estremo gesto.
Il legale accusa lo Stato: “respinta perizia psichiatrica”
“Avevo chiesto una perizia psichiatrica perché avevo compreso Stefano e i suoi problemi e il Gip me l’ha negata”, dice all’Adnkronos l’avvocato Cultrera, secondo cui una decisione diversa “avrebbe potuto salvare almeno una delle due vite”.
A causa di questo diniego, per il legale “lo Stato dovrà sentirsi responsabile del misfatto”.
Cultrera si è recato a casa della famiglia di Argentino dopo il suicidio trovandola “devastata dal dolore” per la perdita del 27enne. “Auspico solo che le due famiglie, accomunate da un immane dolore di un destino avverso, possano trovare la pace terrena in un abbraccio silenzioso di dolore, antefatto ed epilogo di un qualcosa che non sarebbe mai dovuto succedere e che avrebbe potuto essere evitato”, ha aggiunto l’avvocato.
Anche Concetta La Torre, la legale della famiglia di Sara Campanella, ha commentato il suicidio del ragazzo: “È l’epilogo terribile di una storia terribile. Ha deciso lui le sorti di due famiglie. Per noi è un colpo molto doloroso. Non possiamo che essere addolorati in questo momento. Non ci sono parole per descrive i sentimenti che prova la famiglia Campanella”.
Stefano Argentino non si è mai detto pentito
Il 10 settembre Stefano Argentino sarebbe dovuto comparire davanti alla corte d’assise di Messina per la prima udienza. Nei suoi confronti la procura aveva chiesto il giudizio immediato per omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà. Il ragazzo originario di Noto (Siracusa) aveva confessato l’omicidio (avvenuto per strada davanti a decine di passanti) ma non si è mai detto pentito.
Sara Campanella aveva allontanato Argentino anche il 31 marzo, giorno del macabro femminicidio. “Il malato mi segue”, aveva scritto la 22enne alle amiche, avvertendo il pericolo. Per documentare i fatti, la vittima aveva registrato la conversazione avuta con Argentino in un audio che, qualche giorno dopo, sarebbe poi finito in tribunale: “Non voglio nulla con te. Spero ora, dopo un anno, di essere stata chiara. L’ultima volta ti ho detto di lasciarmi in pace, cosa hai capito di questa cosa? Tu te ne torni a casa tua, io continuo per la mia strada, o mi devi seguire fino… Mi stai seguendo”, si sente nella registrazione.
A quel punto Argentino ha colpito la ragazza alla gola con un coltello che non è mai stato ritrovato. Gli attimi prima del femminicidio di Sara Campanella sono stati ripresi dalla telecamera di sorveglianza di una stazione di servizio a Messina.
Sul cellulare del ragazzo i carabinieri del comando provinciale hanno trovato una foto di Sara scarabocchiata e la scritta: “Dal sognarmi, a essere il tuo peggiore incubo”. Per la Procura, il 27 enne avrebbe studiato per mesi come e dove colpire la ragazza. Argentino avrebbe comprato il coltello su Amazon prima di compiere il gesto che avrebbe spezzato la vita di Sara, prima, e poi, indirettamente, anche la sua.