Smartphone sotto i 13 anni? I ricercatori: “A rischio il benessere psicologico in età giovanile”
- 25 Luglio 2025
- Giovani
Avere un cellulare prima dei 13 anni può nuocere gravemente alla salute mentale in età adulta. A rilevarlo è uno studio pubblicato sul Journal of Human Development and Capabilites che ha scoperto che i ragazzi tra i 18 e i 24 anni, se da piccoli avevano avuto un telefono prima dell’adolescenza, avevano maggiori probabilità di possedere sviluppare pensieri suicidi, aggressività, distacco dalla realtà, una minore capacità di regolazione emotiva e una bassa autostima.
Per le ragazze, nello specifico, questi pensieri si presentavano in percentuali superiori dei coetanei di sesso maschile.
Cellulare e disturbi mentali: lo studio
Un team di esperti di Sapien Labs, che ospita il più grande database al mondo sul benessere mentale, il Global Mind Project (da cui sono stati raccolti i dati per questa ricerca), ha rilevato che gli effetti del possesso di uno smartphone in tenera età sono in larga parte associati anche a un accesso precoce ai social media o a rischi di cyberbullismo, disturbi del sonno e cattive relazioni familiari in età adulta.
“I nostri dati indicano che l’uso precoce di uno smartphone, e l’accesso ai social media che spesso comporta, è associato a un profondo cambiamento nella salute mentale e nel benessere nella prima età adulta“, afferma l’autrice principale dello studio, la neuroscienziata Tara Thiagarajan, fondatrice e direttrice scientifica di Sapien Labs.
Tutti questi fattori comportano l’insorgere di sintomi in età adulta che non sono quelli tradizionali relativi a depressione e ansia. Il rischio? I normali screening potrebbero non riconoscerli più. Questi sintomi di maggiore aggressività, distacco dalla realtà e pensieri suicidi possono avere conseguenze sociali significative, con l’aumento della loro incidenza nelle generazioni più giovani.
Sulla base di queste scoperte, e poiché l’età dei primi smartphone è ormai ben al di sotto dei 13 anni in tutto il mondo, “esortiamo i decisori politici ad adottare un approccio precauzionale, simile alle normative su alcol e tabacco, limitando l’accesso agli smartphone ai minori di 13 anni, rendendo obbligatoria l’educazione all’alfabetizzazione digitale e rafforzando la responsabilità aziendale”, scrivono i ricercatori.
I risultati
I risultati dello studio hanno mostrato che tra i sintomi specifici più strettamente correlati all’uso precoce di uno smartphone rientrano pensieri suicidi, aggressività, distacco dalla realtà e allucinazioni. I giovani adulti che hanno ricevuto il loro primo smartphone prima dei 13 anni hanno ottenuto punteggi Mhq (il Quoziente di salute mentale) più bassi, con punteggi in progressivo calo man mano che l’età del primo possesso si avvicinava a quella adulta.
Ad esempio, chi possedeva uno smartphone a 13 anni ha ottenuto un punteggio medio di 30, che scendeva a solo 1 per chi ne aveva uno a cinque anni. “Di conseguenza – spiegano i ricercatori -, la percentuale di persone considerate in difficoltà o in difficoltà (con punteggi che indicavano la presenza di cinque o più sintomi gravi) è aumentata del 9,5% per le donne e del 7% per gli uomini. Questo andamento è risultato coerente in tutte le regioni, culture e lingue, indicando un periodo critico di maggiore vulnerabilità”.
Inoltre, bassa autostima, difficoltà di resilienza emotiva e insicurezza erano i sintomi delle donne, per gli uomini una minore stabilità e calma, autostima ed empatia. Ulteriori analisi hanno poi indicato che l’accesso precoce ai social media spiega circa il 40% dell’associazione tra l’uso precoce di smartphone nell’infanzia e la salute mentale in età adulta, mentre anche le cattive relazioni familiari (13%), il cyberbullismo (10%) e i disturbi del sonno (12%) svolgono un ruolo significativo a valle.
La normativa vigente e l’allarme dei ricercatori
I ricercatori avvisano le autorità nazionali di prendere quanto prima provvedimenti pari a quelli presi per i minori su alcol e fumo. Il divieto di utilizzo di smartphone prima dei 13 anni è auspicabile. Anche se alcune piattaforme vietano l’accesso ai minori o sotto certe soglie d’età, il rischio è che la mancanza di una omogeneità nella regolamentazione non consenta a tutti la riuscita di controlli o applicazione effettiva delle norme.
Negli ultimi anni, diversi Paesi hanno vietato o limitato l’uso dei cellulari nelle istituzioni scolastiche, tra cui Francia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e la stessa Italia. Anche negli Stati Uniti ci si è mossi in questa direzione: New York ha annunciato che diventerà il più grande Stato degli Usa a vietare gli smartphone nelle scuole, unendosi a Stati come Alabama, Arkansas, Nebraska, North Dakota, Oklahoma e West Virginia.
“Le nostre prove – spiega la dottoressa Thiagarajan – suggeriscono che possedere uno smartphone durante l’infanzia, una prima porta d’accesso agli ambienti digitali basati sull’intelligenza artificiale, sta riducendo profondamente la salute mentale e il benessere in età adulta, con profonde conseguenze per l’agire individuale e lo sviluppo della società”.
I consigli sono:
• Introdurre alfabetizzazione digitale e istruzione sull’importanza della salute mentale.
• Rafforzare l’identificazione attiva delle violazioni dell’età sui social media e garantire conseguenze significative per le aziende tecnologiche.
• Limitare l’accesso alle piattaforme dei social media.
• Implementare le restrizioni di accesso graduali per gli smartphone.
“Nel complesso, queste raccomandazioni politiche mirano a salvaguardare la salute mentale durante le finestre critiche dello sviluppo – ha concluso Thiagarajan -. Ora, sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per svelare i meccanismi causali, attendere prove inconfutabili di fronte a questi risultati a livello di popolazione rischia purtroppo di far perdere la possibilità di intervenire tempestivamente e preventivamente”.