#SkinnyTok, TikTok blocca l’hashtag che celebra la magrezza estrema a tutti i costi
- 5 Giugno 2025
- Giovani
Sembrava l’era della body positivity, e invece è ancora quello della magrezza a tutti i costi. E quella in cui i corpi delle donne (perché la questione riguarda soprattutto loro) sono ancora vivisezionati, giudicati e costretti in paletti sempre più stringenti. Lo dimostra l’ultimo tra i tanti hashtag discutibili che impazzano su TikTok: ‘#SkinnyTok’, legato a contenuti che promuovono l’anoressia e la magrezza estrema facendole sembrare cose glamour.
Cos’è l’hashtag #SkinnyTok
#SkinnyTok ovvero magra, magrissima, oltre quella che è la salute. Le immagini che si accompagnavano a questo hashtag infatti non erano quelle di ragazze magre ma sane (ci sarebbe comunque da discutere sui contenuti che celebrano la magrezza come ideale assoluto). Erano quelle di giovani con evidentissimi problemi. Perché va ricordato: anoressico non è sinonimo di ‘molto magro’. Piuttosto, indica una grave patologia, che impatta profondamente sulla vita della persona che ne soffre e di chi le sta intorno, e che può portare anche alla morte.
E se da una parte l’anoressia non può essere liquidata come una malattia legata alla superficialità e all’esteriorità – come spesso si pensa – sicuramente il web e i social, come la tv e le riviste ma con molta più potenza, contribuiscono fortemente a creare un retroterra culturale e sociale dove il valore è inversamente proporzionale al proprio peso.
Ed ecco quindi il proliferare sui social, in primis TikTok e Instagram, di hashtag, community e contenuti che condividono immagini di magrezza malata, challenge e tecniche estreme per perdere peso. Bisogna pensare che gli algoritmi tendono a promuovere contenuti simili a quelli con cui gli utenti interagiscono, creando una “bolla” che può intensificare l’esposizione a messaggi dannosi. Anche quando gli utenti cercano di evitare tali contenuti, l’algoritmo può continuare a proporli, rendendo difficile sfuggire a questa spirale.
L’intervento delle istituzioni
Per quanto riguarda #SkinnyTok, qualcosa si è mosso dopo che la ministra francese per gli affari digitali Clara Chappaz si è rivolta all’Ue, nell’ambito del Digital Service Act, e all’Autorità di regolamentazione della comunicazione audiovisiva e digitale del proprio Paese, nel timore dei danni che l’hashtag poteva provocare alle donne soprattutto più giovani. Ma non c’è stato bisogno di un’imposizione: la piattaforma lo ha eliminato di propria volontà. Ora cercando l’hashtag non si visualizzano più i contenuti relativi, ma una pagina di sostegno per la salute mentale, con un numero verde da chiamare e l’invito a chiedere aiuto.
Tutto a posto allora?
Morto un hashtag se ne fa un altro
No. Sicuramente è importante bloccare hashtag o challenge che veicolano messaggi dannosi, ma non basta. Innanzitutto perché tolto un hashtag se ne fa un altro: gli utenti ormai sanno perfettamente come aggirare la moderazione dei contenuti, anche banalmente camuffando le parole che fanno scattare l’alert di moderazione della piattaforma. #SkinnyTok non è il primo e purtroppo non sarà l’ultimo hashtag che raggruppa contenuti dannosi sulla magrezza. Inoltre i post legati a #SkinnyTok non sono stati eliminati ma solo nascosti rispetto alla ricerca tramite hashtag. Di fatto, continuano a essere raggiungibili.
Il punto è che il problema è molto più ampio e riguarda la salute mentale dei giovani, compromessa a causa del Covid e impattata dalle dinamiche del web e dei social. Non a caso TikTok e Instagram vengono spesso criticati perché possono diffondere messaggi, mode e valori dannosi per i ragazzi (in realtà non solo per loro) in particolare quelli più vulnerabili. Va ricordato che attualmente è in corso un’indagine dell’Unione europea sulla piattaforma cinese per presunte violazioni delle norme sui contenuti online che proteggono i bambini.
Insomma, se i nodi del fenomeno sono più ampi e sfaccettati, sempre più studi confermano il ruolo dei social nell’alimentare visioni distorte del corpo e del concetto di successo, e nel favorire la diffusione di messaggi pro-anoressia.
I Dca in Italia
Rimanendo nel campo dell’ossessione verso la propria immagine, per quanto riguarda l’Italia i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione coinvolgono 3 milioni di persone (stimate) e sono in crescita, tra anoressia, bulimia e binge eating disorder.
Circa l’80-90% dei casi riguarda donne e l’età di insorgenza è tipicamente tra i 15 e i 25 anni, ma i casi tra i minori sono in aumento. Come accennato, questo tipo di disturbi ha un’origine complessa, influenzata da vari aspetti: psicologici (bassa autostima, perfezionismo, ansia e depressione), sociali e culturali (pressioni per un certo tipo di corpo, ideali di magrezza), biologici (predisposizioni genetiche e squilibri neurochimici).
Come affrontare i Dca?
Affrontare i disturbi alimentari richiede un approccio multidisciplinare che passa per la psicoterapia, individuale e familiare, l’intervento di dietisti e nutrizionisti, la farmacoterapia (in alcuni casi, l’uso di antidepressivi può essere indicato). A livello più ampio, sono necessarie campagne di sensibilizzazione, educazione nelle scuole e formazione degli operatori sanitari. Sicuramente è anche opportuno migliorare i sistemi di moderazione per identificare e rimuovere contenuti dannosi sui social.
In caso di necessità, ci si può rivolgere al Numero Verde SOS Disturbi Alimentari – 800.180.969 – sia per informazioni sia per avere supporto. Inoltre, L’Istituto Superiore di Sanità ha mappato 180 strutture dedicate ai disturbi alimentari in Italia, che si può consultare a questo link: https://piattaformadisturbialimentari.iss.it/.