Sempre più giovani soffrono d’ansia, ma 1 su 3 si vergogna di chiedere aiuto
- 16/11/2023
- Giovani
L’accesso costante ai dispositivi digitali, ai social media e ad altre piattaforme online può influenzare la salute mentale attraverso vari meccanismi, come la dipendenza da internet, l’esposizione a contenuti nocivi, il cyberbullismo e la pressione sociale online. Soprattutto per i giovani, il periodo di crescita e sviluppo può renderli particolarmente suscettibili a questi impatti.
Lo evidenziano le richieste di aiuto alla linea di Ascolto 1.96.96 del Telefono Azzurro, 1459 segnalazioni relative a problemi di salute mentale, 347 quelle gestite dal numero Emergenza Infanzia. “Non mi sento in me, la mia testa è come se non mi seguisse per niente” e ancora “Vi contatto perché sto vivendo un momento molto buio, non mi ascolta e comprende nessuno e non so più cosa fare. 7 mesi fa sono caduto nel tunnel dell’anoressia, purtroppo ho perso tanto tanto peso, ho paura, mi sento triste, piango continuamente e non mi sento capito”: sono testimonianze concrete di giovani di 15 e 16 anni che affrontano sfide psicologiche ed emotive complesse.
“Nell’ultimo anno abbiamo visto aumentare le richieste di aiuto legate alla salute mentale” – ha spiegato Ernesto Caffo, presidente e fondatore di Telefono Azzurro. ” La velocità trasformativa del digitale ha modificato radicalmente lo sviluppo cognitivo ed emotivo dei ragazzi che si trovano a gestire, troppo spesso da soli, forme di difficoltà e di disagio, oltre ad essere esposti a moltissimi rischi”.
Ma come si sentono i ragazzi oggi?
L’indagine condotta da Telefono Azzurro in collaborazione con Bva Doxa sulla salute mentale dei giovani fornisce uno sguardo approfondito sulle percezioni e le esperienze dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni. Alcuni dei risultati chiave indicano che solo il 41% dei ragazzi si è sentito felice nelle ultime due settimane, suggerendo che una percentuale significativa sta affrontando sfide o sentimenti negativi nel breve periodo.
Tra gli interrogativi posti, si evidenzia l’interesse per la disposizione dei giovani a parlare di salute mentale e la percezione della sofferenza dei propri coetanei. La comunicazione aperta su temi di salute mentale è cruciale per affrontare le sfide e garantire che i giovani possano ricevere il supporto necessario.
Il 21% si sente in ansia e il 6% è triste
I dati forniti dal report indicano un quadro significativo riguardo allo stato emotivo e alle sfide affrontate dai giovani. Il fatto che il 21% dei giovani si senta in ansia o preoccupato, mentre il 6% dichiari di sentirsi triste, sottolinea la necessità di affrontare seriamente il tema della salute mentale giovanile.
Il report mette in evidenza come il senso di angoscia influisca anche sulle aspettative dei giovani, con il 50% di loro che percepisce il futuro come qualcosa di oscuro. Le principali fonti di sofferenza tra gli adolescenti includono la dipendenza da internet e dai social network, la mancanza di autostima, le difficoltà relazionali con gli adulti, l’ansia e gli attacchi di panico.
La consapevolezza di queste sfide è fondamentale per sviluppare strategie efficaci di supporto. Il fatto che solo il 2% ritenga che i propri coetanei non vivano situazioni di sofferenza sottolinea l’ampia diffusione di queste problematiche.
Il report indica che la maggioranza dei giovani ritiene che parlare apertamente di disagio psicologico potrebbe essere utile. Il 61% suggerisce che potrebbe essere utile parlarne di più, evidenziando l’importanza della comunicazione aperta e della sensibilizzazione sul tema della salute mentale giovanile. La vergogna e la paura di chiedere aiuto sono barriere significative che devono essere affrontate per garantire che i giovani ricevano il supporto di cui hanno bisogno.
Famiglia, scuola e supporto professionale risorse fondamentali
I giovani danno molto importanza alla sfera educativa rappresentata dalla famiglia e dalla scuola. Per il 41% dei rispondenti sarebbe molto utile formare e insegnare ai genitori come essere vicino ai figli che stanno male, mentre il 39% auspica che a scuola si parli sempre di più di salute mentale. Anche essere seguiti da un professionista o da uno psicologo rappresenta una soluzione per il 39% degli intervistati, ma il 22% preferirebbe potersi raccontare in modo anonimo utilizzando ad esempio le chat. Intelligenza artificiale, chatbot, e app di salute mentale sono ritenute facilmente accessibili per il 63% dei ragazzi oltre ad essere strumenti dove non ci si sente giudicati (62%), anche se il 58% teme di non sentirsi veramente ascoltato a causa della scarsa empatia.
Pandemia e guerre
I dati forniti dall’indagine di Telefono Azzurro offrono una panoramica completa delle sfide e delle dinamiche affettive vissute dai giovani in relazione al benessere mentale e ad altri eventi, come la pandemia e i conflitti internazionali:
- Comunicazione sul benessere mentale: nonostante l’aumento di attenzione al tema del benessere mentale durante la pandemia, solo il 39% dei giovani ne parla nella vita di tutti i giorni; nonostante la crescente consapevolezza, potrebbe ancora esistere una certa ritrosia nel discutere apertamente di questioni legate alla salute mentale.
- Rete di supporto: la famiglia è identificata come il punto di riferimento principale in caso di malessere psicologico, con il 74% dei ragazzi che la considera un punto fermo. Gli amici seguono al 38%, mentre lo psicologo e la scuola sono citati rispettivamente dal 26% e dall’11%.
- Percezione della guerra e impatto emotivo: gli eventi drammatici, come la guerra in Medio Oriente, influenzano notevolmente i sentimenti e il vissuto dei giovani. La rabbia, la tristezza e l’angoscia sono tra i sentimenti prevalenti. La guerra può generare sensazioni intense, con il 49% che sottolinea la presenza frequente di rabbia.
- Rapporto con i social media: sebbene il 92% degli intervistati concordi sul potenziale di dipendenza dai social media, il 58% li sceglie per rilassarsi, il 54% per rimanere in contatto con amici e familiari, e il 31% per combattere la solitudine e la noia. Questo suggerisce un uso misto dei social media per scopi sociali e di intrattenimento, ma anche l’identificazione di rischi potenziali.
- Impatto della solitudine e dell’uso dei social media: l’indagine rivela che la solitudine spinge molti giovani a rifugiarsi nella rete per sperimentarsi dal punto di vista cognitivo, emotivo e relazionale. Il tempo trascorso sui social media è significativo, con una media di almeno 3 ore al giorno. La dipendenza potenziale è riconosciuta, ma c’è un divario tra questa consapevolezza e le scelte effettive dei giovani riguardo all’uso dei social media.
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