Psicologo scolastico, tra limiti e possibilità: “Una figura chiave per il disagio giovanile”
- 12 Settembre 2025
- Giovani
Se ne parla da molti anni, ma ancora incontra diversi limiti nel suo percorso di istituzionalizzazione. Parliamo dello psicologo scolastico, una figura chiave per intercettare il disagio giovanile e, quando possibile, prevenirlo. Un professionista che nel suo lavoro trova troppe difficoltà e non sempre viene valorizzato, ma che in molte scuole italiane già ricopre vaste aree di analisi e supporto. Questo è il quadro che emerge da uno studio a cui ha partecipato l’Ordine degli psicologi della Lombardia.
Con l’obiettivo di “diffondere la consapevolezza che la scuola sia un contesto chiave per la prevenzione del disagio, la promozione della salute psicologica e la costruzione di un ambiente favorevole allo sviluppo, non solo per studenti e studentesse, ma anche per il corpo docenti, le famiglie e tutto il personale scolastico”, l’Ordine degli psicologi della Lombardia ha attivato un gruppo di lavoro dedicato. “Un investimento lungimirante per rendere lo psicologo scolastico una presenza quotidiana nella scuola, al servizio della collettività”. Tra i compiti affidati al gruppo: “Il monitoraggio continuo dei servizi attivati sul territorio per rilevare bisogni, criticità e buone pratiche; la produzione di materiali informativi e linee guida in coerenza con le indicazioni del Cnop”, il Consiglio nazionale Ordine psicologi, “per definire ruoli, competenze e modalità di intervento; il dialogo istituzionale costante con Regione e provveditorati per promuovere l’integrazione della figura dello psicologo nel sistema educativo; la valorizzazione delle competenze professionali già presenti, anche attraverso supporto alla partecipazione ai bandi e condivisione di risorse operative”.
Il ruolo dello psicologo scolastico
Una ricerca condotta dal Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Dipartimento di Psicologia dell’università degli Studi di Milano-Bicocca, sotto la supervisione di Emanuela Confalonieri, psicologa e docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione alla Cattolica di Milano, e di Veronica Velasco, docente di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni in Bicocca, ha coinvolto circa 300 psicologi scolastici attivi nelle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado della Lombardia, e ha permesso di conoscere un quadro dettagliato di questa importante figura professionale.
Dall’indagine, fra le tre aree di lavoro più attenzionate dagli psicologi scolastici emergono:
• il counseling scolastico,
• la promozione della salute
• la prevenzione del rischio.
Inoltre, se nelle scuole primarie l’intervento si concentra sul supporto organizzativo e didattico, nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado prevale invece l’attività di counseling.
A che punto siamo in Italia?
Un’iniziativa del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara vede il decreto attuativo per l’introduzione del servizio psicologico nelle scuole pronto in concomitanza con il nuovo anno scolastico. Un punto di svolta per la scuola italiana. Il piano nasce dal protocollo d’intesa del 19 marzo 2024 siglato tra il Ministero e il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, quale primo passo istituzionale per favorire l’attivazione di presidi psicologici sul territorio a supporto delle scuole. La spesa è pari a 10 milioni di euro per il 2025 che saliranno a 18,5 milioni a partire dal 2026, con previsione di ulteriori aumenti in futuro: il modello sarà quello dei presidi territoriali, lasciando alle Regioni la possibilità di incrementare i numeri in base alle esigenze locali.
Gli ostacoli alla professione
I professionisti coinvolti nella ricerca hanno segnalato ostacoli rilevanti: un numero insufficiente di ore, l’inadeguatezza degli spazi di lavoro, diverse aree di miglioramento su cui investire, in particolare la necessità di supervisione, la creazione di reti virtuose di collaborazione tra scuola e servizi territoriali e il confronto con altri colleghi.
Per l’Ordine degli psicologi della Lombardia “i dati raccolti confermano la necessità di una più chiara definizione dello psicologo scolastico, da considerarsi non più soltanto nella sua misura d’intervento opzionale ed emergenziale, ma come costante presidio di prevenzione, ascolto e intervento capace di incidere tanto sulla salute mentale degli studenti quanto sul clima relazionale e sull’efficacia dell’intera comunità scolastica. Il contributo professionale dello psicologo scolastico, infatti, si traduce in un sostegno concreto nella gestione di difficoltà emotive, relazionali e di apprendimento, nella mediazione dei conflitti non limitati alle mura scolastiche e, non da ultimo, nella promozione di un ambiente inclusivo”.
“Riteniamo che lo psicologo scolastico debba essere messo nelle condizioni di operare con risorse adeguate, in modo continuativo e secondo un riconoscimento professionale delle istituzioni tutte – dichiara Confalonieri -. Il nostro augurio è che, anche grazie a progetti di ricerca come il nostro, queste possano cogliere l’esigenza diffusa e incrementare gli investimenti in strumenti e spazi a beneficio delle comunità scolastiche chiamate a sempre nuove sfide educative. Anche a fronte di un investimento relativamente contenuto, questa nuova direzione può contribuire a generare un impatto significativo e duraturo tanto sulla salute e l’apprendimento quanto in termini di coesione sociale”.
La presidente dell’Ordine, Valentina Di Mattei, ha sollecitato un impegno istituzionale concreto e ribadisce l’impegno del gruppo di lavoro dedicato alla figura dello psicologo scolastico: “Come per il più ampio ambito del sistema sociosanitario – commenta – anche negli istituti scolastici di ogni ordine e grado è necessario garantire una prospettiva di stabilità agli psicologi di oggi e di domani. Soltanto da un significativo cambio di rotta potrà emergere la duplice opportunità di attrarre professionisti altamente qualificati e motivati e valorizzare al meglio l’offerta di supporto psicologico alla collettività”.