Omicidio a Paderno Dugnano, gli esperti: “Società violenta. La scuola fa troppo poco”
- 03/09/2024
- Giovani
Un altro caso di violenza familiare si è consumato negli scorsi giorni in Italia. Protagonista, questa volta, è un adolescente di 17 anni, di Paderno Dugnano, a Milano. Ha ucciso con un coltello da cucina i genitori e il fratello di 12 anni, nella notte tra sabato e domenica. “Non c’è un vero motivo per cui li ho uccisi, mi sentivo oppresso”: questa la confessione definitiva con la quale ha ammesso il tragico evento.
La violenza minorile dilaga. Un nichilismo emotivo è sempre più diffuso. E per gli esperti il ruolo più importante lo ricoprono genitori e scuola: le due istituzioni alle quali i giovani non danno più peso. Ma come si verifica un cortocircuito di queste dimensioni? Ecco cosa ne pensano psichiatri e pedagogisti.
“Questa è una società violentissima”
Non ha dubbi Paolo Crepet, noto psichiatra, sociologo e saggista, che ha ammesso che questi episodi si verificano “perché siamo tutti violenti. Questa è una società violentissima. A Torino hanno massacrato un signore che faceva le bolle di sapone alla stazione, non è follia, è odio. È odio anche andare a 200 chilometri l’ora in auto con la propria fidanzata e finire contro un albero, se ami la tua ragazza vai a 65 orari e le accarezzi la mano. Ai 200 all’ora si è indifferenti alla vita dell’altro, è ovvio. Perché ci riguardano. Le famiglie non funzionano – ha aggiunto in un’intervista al Corriere della sera -, la scuola è abbandonata a sé stessa. Negli Stati Uniti ogni mese esce un libro sull’impatto della tecnologia digitale sui nostri figli ma non facciamo niente perché ci sono le Lobby che portano a cena un senatore e sono a posto”.
E proprio di tecnologia, la scuola italiana, in linea con altri Paesi, ha vietato l’uso dello smartphone nelle scuole. Una scelta che genitori e figli non hanno preso bene, ma che si rifà a ricerche che confermerebbero i livelli di distrazione elevati così come una scarsa produttività da parte degli studenti ai quali è invece concesso l’uso del cellulare in classe.
“La carenza conflittuale porta alla violenza”
“La strage di Paderno Dugnano ha lasciato tutti sgomenti, anche noi specialisti – ci spiega il pedagogista Daniele Novara -. Si tratta di un caso limite, la normalità non è questa, ma negli ultimi anni sto assistendo a un preoccupante aumento dell’aggressività dei figli, soprattutto adolescenti, nei confronti dei genitori. Un fenomeno assolutamente inedito a livello storico e molto difficile da notare perché è spesso accompagnato da un senso di vergogna e imbarazzo che impedisce al genitore che ha subito violenza di parlarne”.
Grazie al suo lavoro, Novara spiega di aver riscontrato come gli atti intimidatori o violenti si collochino all’interno di un quadro genitoriale di fragilità, emotiva e educativa: “Incontro spesso padri e madri che faticano a mantenere la giusta distanza con i loro figli, quella distanza che permette loro di organizzarne adeguatamente la crescita. Troppo spesso invece si cercano con i figli relazioni confidenziali, se non amichevoli, che non arginano di certo le istanze aggressive. Genitori che vivono spesso nell’innocenza del mito del dialogo, della parola, dello scambio. Così facendo abdicano al loro ruolo genitoriale, impedendo il mantenersi della giusta distanza e quindi della propria titolarità educativa. E finendo con il diventare amici dei figli, e non genitori”.
Il ruolo della scuola
“Vai a discutere se tuo figlio ha preso un brutto voto, se ha preso 5? Ma cosa ti interessa se tuo figlio ha preso 5? Saranno cavoli suoi – commenta Crepet al Messaggero -. Lascialo di fronte alle sue responsabilità. I genitori italiani non sono protettivi quando dovrebbero esserlo, vale a dire a partire dalle 9 di sera. Sono protettivi in modo sbagliato, ecco che non ci sono più i voti a scuola. Guardi, è stato fatto tutto il contrario di ciò che sarebbe intelligente fare. Forse non siamo un popolo così intelligente”.
E sulla responsabilità scolastica, anche il dott. Novara ha aggiunto: “La scuola, che potrebbe essere il luogo deputato a sanare questa mancanza, fa troppo poco su questo versante nonostante la poca capacità di affrontare i conflitti in modo sano sia estremamente diffusa nella fascia adolescenziale. La difficoltà nella gestione delle contrarietà e dei conflitti è l’anticamera della violenza. Per questo abbiamo bisogno di progetti educativi dedicati alla buona gestione dei conflitti e non di tenere i nostri ragazzi e le nostre ragazze lontani da ogni contrarietà, in un mito dell’armonia che non ha alcun senso”.
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