Violenza sui minori: l’87% dei casi avviene in famiglia
- 12 Giugno 2025
- Giovani
Tredici minorenni italiani ogni mille sono vittime di maltrattamento. Il maltrattamento colpisce indistintamente maschi e femmine. Nell’87% dei casi il maltrattante appartiene alla cerchia familiare ristretta. Questa è la fotografia emersa dalla III Indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia, condotta da Terre des Hommes e Cismai per l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, presentata alla Presidenza del consiglio dei ministri dall’Autorità garante Marina Terragni, dalla presidente della Fondazione Terre des Hommes Italia, Donatella Vergari, e dalla presidente Cismai, Marianna Giordano. Ha portato il saluto della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, la vicecapo di gabinetto Assunta Morresi.
Nello specifico, nel nostro Paese risultano in carico ai Servizi sociali 374.310 minorenni, di questi 113.892 sono vittime di maltrattamento, ovvero il 30,4%. Si tratta al 31 dicembre 2023 di un aumento del 58% rispetto alla precedente indagine del 2018, in cui i minorenni in carico ai servizi sociali vittime di maltrattamento rappresentavano il 19,3%.
Sul totale della popolazione minorenne residente in Italia questo significa un passaggio da 9 a 13 minorenni maltrattati ogni mille. Un’impennata registrata nell’arco di soli cinque anni. Al Sud l’aumento è del 100% con 10 minorenni su mille rispetto ai 5 del 2018. Significativo è anche l’aumento del 45% del Centro-Nord.
Età e genere delle vittime
L’età dei minorenni maltrattati è molto varia, ma non sempre si riesce a rilevare forme di violenza in modo tempestivo prima dei sei anni. Infatti, al 31 dicembre 2023:
• il 18% dei minorenni in carico per maltrattamento, ha tra 0 e 5 anni,
• il 32% tra 6 e 10 anni
• il 50% tra 11 e 17 anni.
Attualmente, solo il 28% di bambini e bambine sotto i tre anni trova posto nei nidi o in altri servizi educativi analoghi, con forti disparità territoriali, soprattutto al Sud, dove in alcune regioni la copertura scende sotto il 15%. La presa in carico, pertanto, avviene più frequentemente tra i 6 e i 17 anni, quando le situazioni di disagio risultano spesso già consolidate.
Analizzando i dati in base al genere, il numero di maschi e femmine minorenni, presi in carico dai Servizi Sociali, è quasi lo stesso: 57.963 maschi (51%) contro il 55.929 (49%). Si notano però differenze di genere nelle forme di violenza: i maschi sono più frequentemente vittime di neglect educativo, (54%), violenza assistita (52%) e patologia delle cure (54%) mentre le femmine sono più esposte ad abuso sessuale (77%) e violenza psicologica (53%).
Forme di maltrattamento
Le forme di maltrattamento sono diverse:
- Il neglect/trascuratezza, nelle sue forme, rappresenta la tipologia di maltrattamento più frequente (37%), seguita dalla violenza assistita (34%).
- La violenza psicologica e il maltrattamento fisico invece incidono rispettivamente per il 12% e l’11%.
- Meno diffusi risultano la patologia delle cure (4%) e l’abuso sessuale (2%).
Più nel dettaglio sui tipi di trascuratezza, il report rileva che il neglect educativo è la forma più ricorrente con il 17%, seguito dal neglect emozionale e dal neglect fisico, entrambi al 10%. Mentre per le patologie delle cure l’ipercura conta l’1% dei casi e la discuria (cure non adeguate) il 3%. “Da sottolineare come l’abuso sessuale, oltre a incontrare maggiori difficoltà nell’essere riconosciuto e intercettato, non necessariamente arriva all’attenzione dei servizi sociali poiché può procedere direttamente per le vie giudiziarie senza che venga attivato nessun percorso di sostegno e intervento”, si legge nella nota.
I dati confermano la complessità del fenomeno: il 40% dei minorenni risulta vittima di più forme di maltrattamento, una proporzione che ricalca quanto già rilevato nell’Indagine del 2018. È importante leggere questo dato con cautela poiché a questa specifica domanda hanno risposto solo 295 comuni su 326. Pertanto, il dato non è rappresentativo dell’intero Paese.
Chi è il maltrattante?
Nell’87% dei casi il maltrattante appartiene alla cerchia familiare ristretta. Nel 13% dei casi è esterno alla cerchia familiare. Chi segnala il caso ai servizi sociali, nel 52% dei casi, è l’Autorità giudiziaria. “Si tratta di un dato emblematico – si legge nella nota – di un sistema di protezione che si attiva tardi, spesso solo quando il danno è già conclamato e viene formalmente rilevato. Le istituzioni educative, in particolare la scuola, contribuiscono solo nel 14% dei casi. Ancora più marginale è il ruolo delle famiglie (12%) e, soprattutto, delle strutture sanitarie, come ospedali e ambulatori, che nel complesso segnalano solo il 4% dei casi. Infine, i medici di base e i pediatri, pur essendo figure potenzialmente strategiche nella prevenzione e nell’individuazione precoce del maltrattamento, risultano pressoché assenti, con una percentuale dell’1%. L’indagine per la prima volta prende in considerazione anche il contesto sportivo quale fonte di segnalazione, che però non raggiunge una stima statisticamente diversa da zero”.
Durata della presa in carico e forme di supporto
La durata della presa in carico da parte dei servizi sociali è nella maggioranza dei casi (56%) superiore ai due anni. Tuttavia, si registrano forti differenze territoriali: al Sud e nelle Isole, i percorsi di presa in carico sono più brevi e in media durano meno di due anni. “Questo potrebbe riflettere una minore disponibilità di risorse, una maggiore discontinuità nei servizi o un approccio meno strutturato all’accompagnamento delle situazioni”, si legge nel report.
La tipologia dei servizi attivati mostra una certa disomogeneità:
- la categoria “altro servizio” rappresenta quasi un terzo degli interventi (29%) e potrebbe comprendere interventi diretti del servizio sociale professionale o interventi svolti in collaborazione con altri servizi sociosanitari.
- L’assistenza domiciliare (18%), l’inserimento in comunità (13%) e l’assistenza economica (13%) rappresentano le forme più strutturate di sostegno, ma anche in questo caso la distribuzione varia significativamente tra aree geografiche e tipologie comunali.
- L’affidamento familiare, che rappresenta un modello preferibile e centrato sulla continuità affettiva e sociale, riguarda appena l’8% dei minorenni presi in carico, con incidenze più alte solo nel Nord-Ovest (10% dei casi).
Inoltre, in una percentuale non trascurabile di casi (12%) non viene attivato alcun servizio specifico, percentuale che potrebbe confluire in quelle situazioni per le quali si è in fase di valutazione o in attesa di un provvedimento.
“Con questa Indagine consegniamo alle istituzioni uno strumento fondamentale affinché il nostro Paese possa costruire una risposta sempre più efficace e al passo con le avanguardie internazionali, contro la violenza a danno di bambini e bambine – ha dichiarato Donatella Vergari, Presidente di Terre des Hommes Italia -. A cominciare da azioni di rafforzamento del tessuto sanitario, educativo e sociale, per una più qualificata e pronta segnalazione delle vittime e per l’individuazione e accompagnamento delle fragilità genitoriali. Fattori imprescindibili di cui tenere conto in ottica di prevenzione del fenomeno”.
“La III Indagine rappresenta un’importante tappa rispetto alla conoscenza, all’analisi ed alla misurazione del multiforme fenomeno del maltrattamento all’infanzia nel nostro Paese – ha dichiarato Marianna Giordano, Presidente Coordinamento Italiano Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia (Cismai) -. Lo studio permette di riflettere sull’impatto a breve medio e lungo termine sulle traiettorie di vita di bambine, bambini, adolescenti e rappresenta uno strumento prezioso per i decisori politici, per gli amministratori locali, per le operatrici e gli operatori territoriali per definire e realizzare politiche ed azioni appropriate in tutto il Paese per prevenire e contrastare la violenza e curare le piccole vittime e i loro genitori vulnerabili”.
La III Indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia prende in considerazione 326 comuni italiani, selezionati da Istat, a fronte dei 196 considerati nell’edizione precedente del 2021, comprese 12 città metropolitane, coprendo così un bacino di 2.733.645 minorenni. L’indagine analizza il fenomeno con dati al 31dicembre 2023 e rappresenta l’unica fotografia post pandemia da Covid-19 del maltrattamento ai danni di infanzia e adolescenza.