“Addio social” per gli under 16: il divieto a partire da dicembre
- 3 Settembre 2025
- Giovani
A partire da dicembre, i ragazzi sotto i 16 anni non potranno più avere un account sui social. Il divieto entrerà in vigore in Australia, Paese che farà da apripista per una legge alla quale molti altri Stati puntano. Piattaforme come Instagram, Facebook, TikTok e YouTube non saranno più accessibili ai minori. Questa decisione, contenuta nell'”Online Safety Amendment Act“, nasce da una crescente preoccupazione per la sicurezza e il benessere online dei più giovani.
La legge australiana nasce dalla volontà di tutelare i giovani dai rischi dell’online. È una mossa che riflette il desiderio di molti genitori e il governo australiano è determinato: le aziende tecnologiche che non impediranno ai minorenni australiani di creare o mantenere account rischieranno multe salate, fino a 50 milioni di dollari australiani (circa 30 milioni euro).
La grande sfida: verificare l’età online
Ma come si farà a far rispettare questa regola? È qui che la questione si fa complessa. Un recente studio, commissionato dal governo, ha esaminato diverse tecnologie per la verifica dell’età, concludendo che, sebbene tutte siano tecnicamente possibili, nessuna è una soluzione “unica e onnipresente” o “garantita per essere efficace in tutte le implementazioni”. La ministra delle Comunicazioni, Anika Wells, ha ammesso che non esiste una soluzione “taglia unica”.
Alcune delle opzioni esaminate, infatti, non sono prive di sfide:
- Verifica con documenti d’identità: Questo metodo è il più preciso. Tuttavia, solleva gravi preoccupazioni per la privacy. I dati dei documenti potrebbero essere condivisi senza consenso o conservati per un periodo superiore a quello necessario e previsto dalla legge dello Stato.
- Stima dell’età tramite il volto: Questa tecnologia si basa sull’analisi biometrica; quindi, analizza le caratteristiche fisiche per indovinare l’età. La maggior parte dei test usati in fase sperimentale ha impiegato meno di 40 secondi per riconoscere l’età di un individio. Il problema? La sua accuratezza crolla nella “zona cuscinetto” di due-tre anni attorno ai 16 anni. Ad esempio, un fornitore ha mostrato un tasso di errore del 34% per i 14enni e del 73% per i 15enni, che sono stati scambiati per 16enni. Non solo, ci sono problemi di precisione per le persone non caucasiche, le donne e gli anziani, con una scarsa rappresentazione delle popolazioni indigene nei dati di addestramento. Questo significa che molti ragazzi potrebbero essere erroneamente bloccati o, al contrario, passare inosservati.
- Consenso e controllo parentale: Questi sistemi permettono ai genitori di gestire l’accesso dei figli ai contenuti digitali. Sono efficaci, ma i controlli preconfigurati potrebbero non adattarsi alla crescita dei bambini o ai rischi per la loro privacy man mano che diventano adolescenti.
- Verifica “a strati”: Il rapporto suggerisce di combinare due o più metodi per ottenere un sistema più robusto.
Privacy e complicazioni per tutti
Oltre alle imprecisioni, il rapporto ha evidenziato una preoccupazione etica: alcuni fornitori stanno creando strumenti che permetterebbero alle autorità di regolamentazione e alle forze dell’ordine di tracciare le azioni degli individui per verificare l’età. Una raccolta e conservazione di dati così estesa potrebbe aumentare enormemente i rischi di violazioni della privacy.
Il processo di verifica, inoltre, potrebbe essere frustrante e richiedere tempo per molti utenti, inclusi gli adulti. Chi venisse erroneamente identificato come minorenne potrebbe essere costretto a fornire documenti d’identità, un metodo molto più invasivo. La ministra Wells ha riconosciuto il problema dei blocchi errati e ha affermato che dovrebbe esserci un modo rapido per fare ricorso. Tuttavia, secondo quanto riportano fonti locali, la burocrazia statale e la scarsa reattività di alcune grandi piattaforme fanno temere che gli appelli possano rimanere inascoltati.
Isolamento o protezione?
Il divieto ha acceso un dibattito nella società. Se da un lato è popolare tra molti genitori desiderosi di proteggere i propri figli, dall’altro, alcuni esperti di salute mentale temono che possa isolare i giovani o spingerli verso angoli meno regolamentati e potenzialmente più pericolosi di Internet. C’è anche chi suggerisce che il governo dovrebbe concentrarsi maggiormente sul controllo dei contenuti dannosi e sull’educazione dei bambini alla realtà del web.
Helen Christensen, professoressa di psichiatria e salute mentale dell’University of New South Wales, a Sydney e Andrew Mackinnon, professore di biostatistica al Black Dog Institute a Sydney, ente che studia i disturbi mentali per la stessa università, hanno redatto un articolo pubblicato su Nature (Do social-media bans benefit young people? These data could offer clues), nel quale discutono l’opportunità offerta dall’Online Safety Amendment Act australiano per analizzare la complessa relazione tra l’uso dei social media e la salute mentale negli adolescenti. I due docenti suggeriscono tre approcci:
- Monitorare i registri ufficiali: Analizzare i dati sui ricoveri ospedalieri per autolesionismo grave e i rapporti dei coroner sui suicidi tra gli adolescenti prima e dopo l’introduzione della legge. Ciò permetterebbe di raccogliere dati a livello nazionale e offrire molti anni di dati retrospettivi, consentendo anche confronti con dati di altre nazioni per isolare l’effetto del divieto. Il rischio è che i dati ufficiali richiedano tempo per essere finalizzati (specialmente quelli sui suicidi), non rivelino le traiettorie individuali di salute mentale e uso dei social media, né coprano i molti casi di ansia e depressione che non sfociano in autolesionismo o suicidio.
- Lanciare sondaggi nazionali: Commissionare nuovi sondaggi sulla salute e il benessere dei giovani sotto i 16 anni, uno prima che la legge entri in vigore (dicembre 2025) e un altro a distanza di circa quattro anni. I sondaggi potrebbero includere domande dettagliate sulla salute mentale, sull’uso dei social media e su nuove attività o hobby intrapresi. Somministrare un sondaggio del genere permetterebbe di raccogliere dati specifici sul benessere, sui fattori di rischio (es. bullismo online) e su come i giovani riempiono il tempo precedentemente dedicato ai social media, aiutando a capire chi è protetto e quali attività online sono benefiche.
- Sfruttare studi esistenti: Utilizzare studi longitudinali sui giovani già in corso in Australia (e potenzialmente in altri Paesi come Regno Unito, Nuova Zelanda, Stati Uniti) per reclutare nuove coorti e seguirle nel tempo, o estendere gli studi esistenti. In questo modo sarebbe possibile offrire l’opportunità di accedere a dati retrospettivi individuali sulla salute mentale e di osservare l’insorgenza e la traiettoria delle condizioni di salute mentale nel tempo. Anche i gruppi di controllo di trial su interventi di salute pubblica possono fungere da studi osservazionali longitudinali. Il problema che ne potrebbe scaturire è che i confronti potrebbero essere complessi a causa di differenze nella demografia dei campioni, nelle valutazioni del rischio, nell’età delle coorti e nelle misurazioni dei risultati tra i diversi studi. Potrebbe anche essere difficile ottenere un accesso sicuro ed etico ai dati di queste coorti, poiché gli adolescenti e i loro genitori potrebbero non aver dato il consenso per un uso dei dati oltre l’indagine originale.
La ministra Wells ha ribadito che le aziende di social media, essendo tra le più ricche e all’avanguardia nell’intelligenza artificiale, devono usare i dati e la tecnologia che già possiedono per garantire la sicurezza dei bambini online. Ha affermato che “non ci sono scuse” per non avere una combinazione di metodi di verifica dell’età pronta per il 10 dicembre.
Il mondo osserva attentamente come l’Australia affronterà questa complessa sfida, cercando di bilanciare la necessaria protezione dei nostri figli con la salvaguardia della loro privacy e la realtà delle tecnologie digitali. È un passo audace che potrebbe ridefinire il futuro della navigazione online per i più giovani in Australia e nel resto del Mondo.