Intelligenza artificiale e studenti italiani: il 97% la usa, ma cresce la consapevolezza dei suoi pericoli
- 22/05/2025
- Giovani
L’intelligenza artificiale è ormai una compagna di banco per la stragrande maggioranza degli studenti italiani tra i 16 e i 18 anni. Secondo una nuova indagine condotta da TGM Research per NoPlagio.it su un campione casuale di 1007 ragazzi, il 97% utilizza strumenti di IA generativa, in crescita rispetto all’86% registrato appena un anno fa. Ormai praticamente la totalità dei giovanissimi ne fa uso: un incremento che conferma quanto velocemente questa tecnologia stia rivoluzionando il modo in cui studiano, si informano e apprendono.
A cosa serve l’IA agli studenti?
Interessante è l’utilizzo che i ragazzi fanno dell’IA. Anche se verrebbe da pensare, ed è un po’ un luogo comune, che la usino per copiare e ‘rubare’ ai compiti in classe, la ricerca invece mette in luce un impiego più evoluto e selettivo dell’IA, orientato all’assistenza nello studio piuttosto che alla semplice copia. L’intelligenza artificiale, infatti, si rivela utile soprattutto per:
• cercare informazioni (76% delle risposte rispetto al 71% del 2024)
• imparare (42%, +9% dall’anno scorso)
• rispondere ai test (+2%)
• scrivere temi o altri progetti scolastici (75% del campione, +10%)
Solo il 59% dichiara di usare strumenti come ChatGPT per lo svolgimento diretto dei compiti, una percentuale pressoché stabile rispetto al 2024 (60%).
È giusto usare Chat GPT e affini?
Coerentemente con il fatto che praticamente tutti usano l’IA per la scuola, i ragazzi pensano sia giusto sfruttarla per creare contenuti al lavoro o sui banchi, ma per la maggioranza, il 56%, occorre monitorare per evitare plagi (era il 58% nel 2024).
Inoltre, per il 22% del campione il nuovo strumento è affidabile (-2% rispetto al 2024), ma il 15% indica chiaramente che non bisognerebbe fidarsi (-3% rispetto al 2024).
Che l’AI abbia luci ed ombre è una consapevolezza importante, dato che la stragrande maggioranza dei ragazzi, l’82%, ritiene che sarà una presenza stabile nella propria vita: era il 68% nel 2024, segno anche questo della capillarità che ormai ha raggiunto questa nuova tecnologia.
In aumento anche la frequenza d’uso
Ma i ragazzi quanto usano l’IA? Proprio come la sua diffusione, anche la frequenza d’uso dell’intelligenza artificiale è in aumento: la maggior parte degli studenti (51%) sfrutta l’IA ogni settimana, in aumento dal 33% del 22024. L’utilizzo quotidiano è addirittura più che raddoppiato, raggiungendo il 19% dal 9% dell’anno scorso. Di conseguenza, crollano gli studenti che se ne servono solo occasionalmente (dal 27 al 10%).

Non è tutto l’oro quello che luccica
Per i ragazzi l’IA è soprattutto uno strumento utile (rispetto al 2024 lo pensa il 5% in più degli intervistati, ovvero il 36%), ma rimangono molte perplessità legate a un uso illimitato o scorretto della nuova tecnologia. Anche se i giovani preoccupati sono in calo del 3% rispetto al 2024, rimane comunque un robusto 60% di incerti. Da notare che sono le ragazze a nutrire i maggiori dubbi, nonostante il calo del 3%.
Tra i ragazzi emerge una certa cautela sull’affidabilità dei contenuti generati dall’IA: il 58% pensa che sia necessario fare attenzione e non fare affidamento a priori sui contenuti prodotti da ChatGPT e affini.
Un tema su cui si è espresso Nazim Tchagapsov, ceo di NoPlagio – piattaforma internazionale di prevenzione del plagio e rilevamento dei testi generati con l’IA – che ha spiegato in una nota: “L’intelligenza artificiale può rappresentare un’opportunità straordinaria per lo sviluppo dell’apprendimento e per rendere più accessibili le informazioni, ma come ogni tecnologia potente richiede regole, consapevolezza e formazione”. Senza di queste, continua, e dunque “senza una solida educazione al pensiero critico e alla correttezza, il rischio è che diventi solo uno strumento per ‘saltare i passaggi’ e non per crescere davvero”.
Come si può evitare questo pericolo? “Coinvolgendo di più le scuole e i docenti in un’educazione digitale realmente efficace e condivisa”, suggerisce Tchagapsov.
Intelligenza artificiale come ‘influencer’
Uno dei problemi maggiormente sentiti dai giovanissimi è l’inclusività dell’IA: l’indagine rileva una diminuzione del 5% (dal 48 al 43%) del numero di studenti convinti che si possa evitare il rischio di ottenere contenuti falsati da opinioni discriminatorie e basate su pregiudizi. Allo stesso tempo, tuttavia, cresce dal 19% al 23% chi ritiene che questo pericolo non esista.
Allargando il campo, aumenta del 3%, dal 57 al 60%, la percentuale di ragazzi secondo cui l’IA potrà arrivare a influenzare la società attraverso i suoi algoritmi. Contemporaneamente, però, cala la convinzione che i governi debbano imporre restrizioni (-3%) e si riduce la paura di un futuro ‘dominato’ dall’IA (-14%). Quello che sembra certo, è che l’intelligenza artificiale giocherà un ruolo nella formazione dell’opinione pubblica.