Previdenza attiva: ecco come l’Inps vuole cambiare il futuro dei giovani
In Italia, parlare di previdenza con un ventenne equivale, il più delle volte, a evocare qualcosa di remoto, distante, quasi impalpabile. Il sistema pensionistico? Un tema da genitori, da adulti in giacca e cravatta, da futuri anziani, non certo da chi affronta il presente tra stage, tirocini malpagati e contratti a termine. Eppure, è proprio su questa fascia d’età – tra i 16 e i 34 anni – che si gioca oggi il futuro del nostro welfare. È qui che l’Inps ha deciso di agire, con un progetto che rompe gli schemi e propone un vero cambio di paradigma: “Inps per i Giovani”.
Il tabù previdenziale affonda le radici in una diffidenza profonda, alimentata da decenni di narrazioni catastrofiste (“tanto la pensione non la vedremo mai”) e da un mondo del lavoro che, sempre più frammentato, rende difficile costruire un orizzonte stabile. In questo contesto, l’Inps sceglie di non limitarsi più a “informare” o “comunicare”, ma di ingaggiare. E lo fa usando linguaggi, strumenti e canali che parlano direttamente alla generazione Z e ai millennial.
Non è un’operazione di facciata. Dietro il progetto presentato a Palazzo Wedekind dal Presidente Gabriele Fava, c’è una strategia di sistema: fare dell’Inps un punto di riferimento continuo e accessibile per i giovani, non solo nel momento della pensione, ma fin dalle prime esperienze lavorative e formative. L’ambizione è quella di costruire un nuovo patto generazionale, fondato su ascolto, fiducia e corresponsabilità. Non più una previdenza “a fine corsa”, ma un percorso che accompagna il giovane nella costruzione del proprio futuro.
Il welfare generativo – concetto chiave del progetto – non si limita a distribuire risorse, ma stimola partecipazione, senso di appartenenza e protagonismo. Il nuovo modello si regge su un linguaggio inclusivo, su una comunicazione bidirezionale e sulla capacità dell’Istituto di presentarsi non come una burocrazia impersonale, ma come alleato concreto nella vita quotidiana. Perché costruire il proprio futuro non è (più) una faccenda da affrontare a trent’anni suonati.
Come funziona “Inps per i Giovani”
Alla base del progetto c’è un’infrastruttura tecnologica pensata per accorciare le distanze e superare le barriere che finora hanno tenuto lontani molti giovani dal mondo Inps. Il fulcro operativo dell’iniziativa è una nuova sezione del portale dell’Istituto – “Inps per i Giovani” – e un’integrazione potenziata nell’app mobile, con un design completamente orientato all’esperienza utente. Non solo grafica più accattivante e accesso semplificato, ma soprattutto una logica di navigazione che parte dai bisogni concreti, e non dalla classificazione amministrativa dei servizi.
Gli utenti possono selezionare il proprio profilo – studente, lavoratore, inoccupato o disoccupato – e accedere immediatamente a tre servizi in evidenza, anche senza registrazione. È la cosiddetta fase di pre-login, pensata per ridurre le frizioni iniziali e permettere un primo contatto “a bassa soglia”. Per chi entra invece nell’area riservata MyInps con Spid, Cie o Cns, i servizi si moltiplicano: dieci per ciascun profilo, cuciti su misura rispetto al momento di vita e alla condizione lavorativa o formativa dell’utente.
Non si tratta di un semplice elenco di pratiche online. Ogni servizio viene presentato attraverso percorsi guidati e personalizzati, che aiutano il giovane a orientarsi, capire, scegliere. Dall’iscrizione alla gestione separata per chi lavora come freelance, al riscatto degli anni di laurea a condizioni agevolate, dal bonus affitti agli assegni familiari, fino alla simulazione del futuro pensionistico.
Tutti questi strumenti sono accessibili anche da mobile. L’App Inps viene così trasformata da repository poco frequentato a hub dinamico e interattivo, dove ogni click diventa un’opportunità per avvicinarsi al concetto stesso di previdenza.
Influencer, scuole e festival per un nuovo immaginario previdenziale
Un progetto digitale, per quanto innovativo, non basta. Il vero nodo da sciogliere è culturale, e per questo l’Inps ha scelto di portare la previdenza fuori dagli uffici, in strada, nelle scuole, nei festival, sulle piattaforme social. È questa la seconda anima di “Inps per i Giovani”: una massiccia campagna di comunicazione integrata, articolata in due fasi e pensata per intercettare i giovani là dove vivono, online e offline.
Tra giugno e luglio 2025, la prima fase punterà su strumenti agili ma ad alto impatto: video interattivi, buste informative “stacca & scopri” spedite agli utenti, contenuti su Studenti.it e una serie di podcast in collaborazione con VoiceBookRadio. A tutto questo si affiancherà una strategia di influencer marketing che coinvolgerà creator selezionati per autorevolezza e affinità di pubblico: non i soliti testimonial da spot, ma figure capaci di costruire un racconto autentico sul valore della previdenza.
Settembre segnerà il via alla seconda fase, più ampia e immersiva: spot tv e radio, presidi nei principali concerti e festival italiani, eventi in università, licei, associazioni giovanili. L’idea è semplice quanto ambiziosa: ribaltare l’immaginario dell’Inps, da ente distante e complicato a compagno di viaggio, quasi un coach istituzionale per l’autonomia. Particolare attenzione è riservata ai giovani italiani all’estero, grazie alla collaborazione con il Maeci. Anche per chi studia o lavora fuori dal Paese, l’Inps vuole diventare un punto di riferimento, con servizi dedicati e attività di informazione nei consolati e istituti culturali.
Un welfare generativo, afferma il presidente Fava, non può accontentarsi di rispondere. Deve anticipare, accompagnare, costruire. E questo si fa anche – e soprattutto – cambiando linguaggio: parlando ai giovani con i giovani, non più sui giovani. “Li vogliamo protagonisti del loro futuro e del nostro -prosegue Fava-. Questo è il vero welfare che non si limita a proteggere, ma genera fiducia, genera benessere, inclusione, opportunità e quindi genera crescita. Il nuovo modello che accompagna e non soltanto protegge, ma ascolta e non solo non solo risponde ma costruisce e non solo ripara. Vedete una nazione che investe sui suoi giovani è una nazione che non invecchia mai e un’istituzione come la nostra che sa parlare alle nuove generazioni è un’istituzione che ha un futuro e lo costruisce”, conclude il presidente dell’Inps.
Un patto generazionale fondato su ascolto, fiducia e corresponsabilità
“Insieme per il tuo futuro”: dietro questo claim si cela una visione profonda del ruolo che l’Inps intende assumere nel prossimo decennio. La previdenza non è solo un diritto acquisito nel tempo, ma un percorso che inizia presto, anzi, prestissimo. Ecco perché l’Istituto si propone di agire non solo come erogatore di prestazioni, ma come partner strategico nella crescita sociale, economica e professionale dei cittadini più giovani.
Durante la conferenza stampa a Palazzo Wedekind, il presidente Fava ha parlato di un “nuovo patto generazionale” che rovescia la logica dell’assistenzialismo per abbracciare quella della corresponsabilità. In altri termini, l’Inps si impegna a costruire strumenti efficaci e accessibili, ma chiede ai giovani di partecipare attivamente, di informarsi, di scegliere consapevolmente.
Questa visione ha una ricaduta diretta anche sulla sostenibilità del sistema nel suo complesso. “Non abbiamo altra strada – ha affermato Fava – che quella dell’aumento della base occupazionale”. Ma perché questo avvenga, serve orientamento, sostegno, educazione previdenziale fin dalle scuole. Non si tratta solo di garantire le pensioni future, ma di costruire un Paese in cui i giovani non vivano più il futuro come una minaccia.
E qui entra in gioco anche il ruolo del Governo, con la premier Giorgia Meloni che, in un messaggio ufficiale, ha ribadito il sostegno dell’esecutivo al progetto: “È un dovere e una priorità della Pubblica Amministrazione comunicare con le nuove generazioni. La previdenza è un diritto che va costruito giorno dopo giorno, fin dal primo passo nel mondo del lavoro”.
Il welfare che nasce da questa visione è attivo, inclusivo, orientato alla crescita. Un welfare che si prende cura delle persone prima che emergano le fragilità, e che offre strumenti per valorizzare il potenziale di ciascuno. È, in definitiva, una sfida ambiziosa ma necessaria: quella di rendere la previdenza una materia viva, concreta, urgente. Anche – e soprattutto – per chi ha appena compiuto diciotto anni.