“Stuprate per decenni dalla comunità pakistana”: ok all’inchiesta sulle Grooming gang del Regno Unito
Drogate, minacciate, picchiate e violentate ripetutamente da numerosi uomini. Alcune avevano solo undici anni. Accadeva alla luce del giorno, nelle città del Regno Unito, sotto gli occhi di chi doveva proteggerle. Nelle strade di Rotherham, Rochdale, Oxford, Telford, si stima che oltre 1400 ragazze e minori – ma forse anche il doppio o il triplo – abbiano subito violenze sessuali sistemiche.
Lo hanno denominato “Grooming gang (gang di adescatori)” ed è il più caso di cronaca (e fallimento istituzionale) più grande del Regno Unito. Per non creare “tensioni razziali”, in nome di un politicamente corretto che sembrava essere necessario per favorire l’immigrazione, centinaia di uomini, in gran parte di origine pakistana, hanno potuto agire indisturbati.
E, oggi, dopo decenni di silenzio e mancate condanne, il primo ministro Keir Starmer – con non poche titubanze – ha riaperto il caso con un’inchiesta di portata nazionale. Ma andiamo con ordine.
Una cronaca dell’orrore: dagli anni ’90 a oggi
Le prime denunce risalgono agli anni Novanta. A renderle pubbliche e ad accendere i riflettori sul caso sono stati:
- La deputata Anna Cryer, la cui battaglia è iniziata quando sette madri si sono rivolte a lei per denunciare che le loro figlie erano state adescate da giovani uomini della comunità pakistana: “Dicevano che le ragazze venivano usate per scopi sessuali e portate in giro. Si trattava di sesso minorile. Queste ragazze avevano meno di 16 anni. La carriera politica della Cryer finì da lì a poco.
- Il documentario di Channel 4 ‘Edge of the City’, nei primi anni Duemila, diretto da Anna Hall, trattava quattro casi di assistenza sociale di cui uno riguardava il giro di abusi su minori perpetrati da “britannici asiatici ai danni di vittime bianche” nella città di Keighley. La trasmissione del documentario di Channel 4 fu rinviata da maggio ad agosto 2004, su richiesta di polizia del West Yorkshire, a causa delle elezioni in città.
- L’esplosione mediatica successiva è avvenuta a opera di Andrew Norfolk, giornalista del Times, morto l’8 maggio scorso per cause naturali. A Rotherham, cittadina dello South Yorkshire, nel 2011, Norfolk pubblicò sul tabloid britannico una serie di articoli d’inchiesta sulla prostituzione minorile. La fonte delle sue inchieste era Jayne Senior, a capo di un’associazione locale per la protezione dei minori. La stessa associazione che nei decenni precedenti, ad opera di Adele Weir, aveva denunciato alle amministrazioni locali il caso di 54 bambine abusate dalla famiglia Hussain. Anche in quel caso, Adele Weir fu intimidata al silenzio.
La svolta con il ‘Rapporto Jay’
La svolta nel caso ‘Grooming gang’ è avvenuta nel 2013: il Consiglio di Rotherham ha commissionato un’indagine indipendente guidata dalla professoressa Alexis Jay, ex consulente capo per l’assistenza sociale del governo scozzese, professoressa all’Università di Strathclyde e presidente indipendente del Centro di Eccellenza per la Cura e la Protezione dell’Infanzia (Celcis).
Nell’agosto 2014, il rapporto Jay ha pubblicato le sue raccomandazioni e ha concluso che circa 1.400 bambini erano stati abusati sessualmente a Rotherham tra il 1997 e il 2013. Gli autori erano prevalentemente uomini britannico-pakistani. La maggior parte delle vittime erano ragazze britanniche bianche, ma anche le ragazze britanniche asiatiche. L’inchiesta portò alle dimissioni di diversi membri dell’autorità locale e del personale di polizia. Il rapporto finiva con l’affermare che il Consiglio di Rotherham “non era adatto allo scopo” di aprire un’indagine interna, che aveva una cultura di bullismo, sessismo e occultamento di informazioni: la paura era quella di essere accusati di razzismo. Nel febbraio 2015 il governo inglese ha sostituito i funzionari eletti del consiglio con una squadra di cinque commissari.
La ‘Independent Inquiry into Child Sexual Exploitation in Rotherham (1997 – 2013)’, comunemente definito ‘Rapporto Jay’ aveva così acceso un faro sul numero delle vittime e sugli stupratori: quasi tutti pakistani (sebbene rappresentassero solo il 5% degli abitanti di Rotherham).
Solo a partire dal 2016 sono state pronunciate le prime condanne contro gli stupratori di Rotherham. L’ultimo gruppo di 7 uomini ha ricevuto la sua condanna nel 2024. Tutti i condannati (almeno 36) sono di etnia pakistana, eccetto forse uno di possibile origine iraniana.
Non solo Rotheram. Anche città come Telford e Manchester, come tante altre, sono state teatri di abusi documentati fin dagli anni ’80. Un’indagine ufficiale del 2022, di Thomas Edward Crowther KC, avvocato britannico in attività che ha ricoperto la carica di giudice distrettuale dal 2013 al 2018, rilevò che le vittime a Telford erano oltre 1.000 minorenni.
Il caso ‘Grooming gang’ oggi
Torniamo ad oggi. Un editoriale che risale a settembre 2024 a firma dell’ex ministra Suella Braverman, sul Telegrah, evidenziava quanto gli immigrati pakistani avessero “atteggiamenti culturali completamente incompatibili con i valori britannici” e quali fossero le responsabilità politiche di ieri e di oggi: “Ci vorrà coraggio politico per affrontare questi problemi se vogliamo seriamente garantire giustizia ai sopravvissuti e proteggere i bambini in futuro – ha scritto Braverman -. Questo governo laburista deve anteporre la sicurezza dei bambini al politicamente corretto, ma non sono così sicura che lo farà. Spero che mi dimostrino il contrario”.
In nome di quel politicamente corretto si è aspettato fino al 2025, quando, a gennaio, il governo ha chiesto alla baronessa Luise Casey di effettuare un audit, esaminando i dati e le prove esistenti sulla natura e l’entità degli abusi sessuali su minori di gruppo. Ciò che emerso è che non si è mai raccolta la nazionalità di provenienza degli stupratori nei casi di denunce.
Nel suo audit di 200 pagine, la baronessa ha accusato le autorità di essere in “negazione” sull’entità del problema. Il rapporto ha evidenziato come la polizia e i leader locali abbiano nascosto la portata delle gang di grooming asiatiche dal 2009, temendo accuse di razzismo.
Tuttavia, il rapporto afferma che ci sono prove sufficienti dai dati della polizia in tre aree – Greater Manchester, South Yorkshire e West Yorkshire – utili a dimostrare “un numero sproporzionato di uomini di origine etnica asiatica tra i sospettati di sfruttamento sessuale di gruppo di minori”.
Nel fine settimana, il primo ministro Keir Starmer ha accettato la raccomandazione contenuta nel rapporto di avviare un’indagine nazionale, dopo un primo rifiuto che vedeva nel Rapporto Jay la conclusione del caso. Oggi l’inchiesta esaminerà i casi di inadempienze da parte dei servizi locali per identificare le aree in cui avviare indagini locali mirate.
Commentando il rapporto, la commissaria per l’infanzia in Inghilterra, Rachel de Souza, ha affermato che la mancata protezione delle ragazze è “fonte di vergogna nazionale”. La ministra degli Interni, Yvette Cooper ha chiesto di riesaminare i casi: la polizia ha già riaperto più di 800 casi di abusi sessuali su minori.
Starmer was deeply complicit in the mass rapes in exchange for votes.
That’s what the inquiry would show. https://t.co/IVML26ygAg
— Elon Musk (@elonmusk) January 6, 2025
L’indignazione internazionale e l’accusa di Elon Musk
Il caso ‘Grooming gang’ va avanti da decenni. Non sempre nel silenzio totale delle autorità e dei media internazionali che nel corso di questi anni hanno cercato di dare voce alle vittime di tali violenze. Ma innegabile è come, per quasi trent’anni, non si sia trattato il tema con serietà, indagini dovute e approccio sistemico al problema.
Il caso ha raggiunto portata mondiale quando il magnate Elon Musk, sulla sua piattaforma social X, ha accusato il primo ministro Starmer di essere “complice” di “stupri di massa in cambio di voti” durante i suoi anni a capo del Cps, cioè il Crown Prosecution Service, dal 2008 al 2013. Il Cps è un organismo indipendente che persegue i casi penali in Inghilterra e Galles e interviene decidendo se procedere o meno con l’azione penale dopo la conclusione delle indagini della polizia. Starmer decise di non procedere con l’azione penale a Rochdale, in quanto riteneva una vittima di un caso “inaffidabile”, a seguito di un’indagine condotta tra agosto 2008 e agosto 2009. La decisione venne poi annullata da Nazir Afzal nel 2011, dopo essere stato nominato da Starmer stesso procuratore capo del Cps per l’Inghilterra nord-occidentale.
Parlando con Bbc Verify, Afzal ha affermato che all’epoca la posizione dei procuratori, che avevano preferito non procedere al processo, era questa: “Se la polizia non è soddisfatta delle prove fornite dalla vittima, allora non lo siamo nemmeno noi“. A differenza di questo meccanismo, Afzal ha ammesso di aver rivisto e annullato la decisione del 2009 perché “credevo a ciò che la vittima stava dicendo”.
Oggi il Regno Unito guarda in faccia il proprio mostro. Lo fa tardi, e lo fa con colpe che difficilmente saranno cancellate. Ma la voce delle vittime è finalmente più forte della paura. Quelle 1.400 bambine, e tutte le altre che non hanno mai parlato, meritano giustizia. E soprattutto, meritano di non essere più dimenticate.