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Ictus in aumento nei giovani, ecco a cosa fare attenzione
- 27/05/2025
- Giovani
L’ictus non è più solo una malattia della terza età: i casi tra i giovani adulti sono in aumento. A lanciare l’allarme è Alice Italia Odv (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale), che invita a non trascurare lo screening anche prima dei 55 anni e a prestare attenzione a fattori di rischio spesso sottovalutati. Oltre alla crescita dei casi, preoccupa anche l’impatto profondo che un evento del genere può avere sulla vita delle persone colpite. Come spiega l’associazione in una nota, “si tratta di una condizione non così rara: circa il 10-15% di tutti gli ictus si verifica negli adulti di età compresa tra 18 e 50 anni, con una sensibile prevalenza nel sesso femminile”.
Un aumento confermato da studi europei e statunitensi e dovuto alla maggiore prevalenza nei giovani dei tradizionali fattori di rischio di ictus, prima tipicamente comuni tra gli anziani (ipertensione, dislipidemia, diabete mellito, uso di tabacco e obesità). Ma vanno considerate anche “condizioni peculiari dell’età più giovanile quali la presenza di predisposizioni genetiche e la diffusione dell’abuso di alcol e droghe, note per la capacità di favorire l’insorgenza di ictus o di aumentarne il rischio”, come spiega Marina Diomedi, responsabile Uosd Stroke Unit, Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma e membro del Comitato Tecnico-Scientifico di Alice Italia Odv.
L’impatto dell’ictus: maggiore mortalità e disabilità permanenti
I giovani tuttavia sembrano sottovalutare i fattori di rischio, sottoponendosi raramente a controlli medici e conducendo stili di vita a rischio. Eppure è bene sapere che l’ictus nei giovani-adulti si associa “ad un tasso maggiore di mortalità e, soprattutto, ad un aumento di disabilità permanente, tanto più grave considerando la lunga aspettativa di vita di chi sopravvive”, continua l’esperta.
Nel dettaglio, “un giovane colpito da ictus può affrontare disabilità gravi, come perdita di mobilità, difficoltà cognitive, difficoltà linguistiche e problemi emotivi”, elenca Andrea Vianello, presidente di Alice Italia Odv. Tutte condizioni che “possono interferire con la capacità di condurre una vita normale, interrompendo il proprio percorso educativo, professionale e sociale”, sottolinea.
Senza dimenticare l’impatto sulle famiglie, spesso costrette a modificare radicalmente la propria vita per assistere un giovane che ha subito un ictus: “In questo caso il supporto psicologico, per far fronte ai cambiamenti, diventa fondamentale”, spiega l’esperto.
Cosa fare dunque? In primis, sensibilizzare la popolazione su quali siano i fattori di rischio e sulla necessità di monitorarli, “con un focus particolare sull’ipertensione, il diabete, la dislipidemia e l’abuso di sostanze. Proprio per questo la nostra associazione prevede, nei prossimi mesi, attività di informazione e screening dedicati agli under 55”, conclude Vianello.
I fattori che favoriscono l’ictus
Nel dettaglio, ecco i principali fattori di rischio per l’ictus nei giovani (e non solo):
- Ipertensione arteriosa e dislipidemia. L’ipertensione, così come l’ipercolesterolemia (causa di formazione di placche coronariche e carotidee) non sempre viene diagnosticata e trattata in modo adeguato, aprendo la strada eventi infausti.
- Diabete. Sono almeno 4 milioni gli italiani che convivono con questa patologia, circa 500mila quelli con il diabete di tipo 1 (detto anche insulino-dipendente) e oltre 3 milioni e mezzo quelli con il diabete di tipo 2, legato all’obesità e ad uno stile di vita scorretto, proseguono gli esperti. In presenza di diabete, il processo di aterosclerosi avviene più rapidamente e il rischio di ictus cerebrale raddoppia.
- Fumo di sigaretta. Il fumo aumenta il rischio di ictus nei giovani del 40% circa nei modici fumatori (meno di 10 sigarette al giorno) e dell’80% circa nei forti fumatori (oltre le 20 sigarette al giorno). Anche l’età conta: il rischio – si legge nella nota di Alice – è triplo nei soggetti di età inferiore a 55 anni, e di circa 1,5 volte nei soggetti più anziani. Le donne presentano un’ulteriore specificità: l’associazione di fumo, emicrania con aura e assunzione di estro progestinici è predisponente al tromboembolismo sistemico e all’ictus ischemico.
- Alcol etilico. L’abuso di alcol, molto frequente nei soggetti giovani, favorisce sia l’ictus ischemico sia quello emorragico – ricordano gli esperti – agendo su due fronti: come fattore di rischio classico, aumentando di 3-4 volte la probabilità di incorrere in un episodio di patologia cerebrovascolare, sia come fattore precipitante, che determina, cioè, l’insorgenza dell’evento acuto, in occasione di una forte bevuta come può essere il ‘binge drinking’, l’abitudine di consumare un’eccessiva quantità di alcol in un breve periodo di tempo, con l’obiettivo di raggiungere uno stato di ubriacatura. Il rischio aumenta proporzionalmente alla quantità di alcool assunta.
- Uso di droghe. L’abuso di sostanze come cocaina e anfetamine è un fattore di rischio significativo per l’insorgenza dell’ictus, perché aumentano la pressione arteriosa e danneggiano i vasi sanguigni, favorendo la formazione di coaguli.
- Emicrania con aura. “Nelle donne al di sotto dei 45 anni, l’emicrania con aura è ritenuta un fattore di rischio indipendente per lo stroke ischemico e l’infarto miocardico. Un rischio che cresce mediamente di circa 3 volte ma che si moltiplica fino a 7 volte in caso di associazione con fumo e uso di contraccettivi orali e a 16 volte se presenti anche ipertensione e obesità.
Se questi sono i fattori di rischio, la buona notizia è che ci si può lavorare sopra e cercare di condurre uno stile di vita sano fin da giovani. Per farlo, conclude Alice, è fondamentale fornire alla popolazione un’educazione mirata oltre a “intervenire con politiche di prevenzione, sensibilizzazione e supporto per migliorare la vita di chi è stato colpito da ictus e ridurre allo stesso tempo l’onere economico e sociale associato alla patologia”.
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