Oltre la metà dei giovani UK è favorevole a un dittatore, un terzo al governo militare: “Il Paese sarebbe un posto migliore”
Nel Regno Unito, più della metà dei giovani vorrebbe un dittatore al governo. E non solo: un terzo accetterebbe persino un governo militare. Il motivo? Il Paese “sarebbe un posto migliore se ci fosse un leader forte al potere che non deve preoccuparsi di elezioni e Parlamento”. Non è una distopia da romanzo, ma la realtà fotografata da un recente sondaggio di Craft per Channel 4.
La ricerca, dal titolo ‘Gen Z: Trends, Truth and Trust’, ha intervistato un campione rappresentativo a livello nazionale di 3mila persone di età compresa tra 13 e 65 anni. Il punto di partenza è che nel 2024 gli adulti hanno trascorso in media più di 5 ore al giorno a guardare video, di cui il 34% sulle piattaforme social e su YouTube. Per i giovani tra i 16 e i 27 anni, la percentuale sale al 64%.
Per quanto riguarda i ragazzi, l’analisi accende un riflettore sulla loro profonda insoddisfazione: non a caso il 47% vorrebbe un cambiamento radicale della società, anche attraverso una rivoluzione.
Gen Z tra disimpegno democratico e sfiducia nei media tradizionali
Tre sono le tendenze più rilevanti emerse dal sondaggio:
• disimpegno democratico: più della metà (52%) della Gen Z pensa che “il Regno Unito sarebbe un posto migliore se al potere ci fosse un leader forte che non deve preoccuparsi del parlamento e delle elezioni” e un terzo (33%) crede che “sarebbe meglio che ci fosse l’esercito a guidare il Paese”
• crescente divergenza di genere e percezione della discriminazione: Un altro elemento molto significativo e in parte sorprendente emerso dal sondaggio è che quasi la metà dei maschi under 30 intervistati (45%) ritiene che “siamo andati così lontano nel promuovere l’uguaglianza delle donne che stiamo discriminando gli uomini”. Il 44% pensa che la parità di diritti delle donne sia andata fin troppo lontano
• incertezza su chi e di cosa fidarsi: il 58% dei giovani si fida dei post degli amici tanto quanto – e talvolta più – del giornalismo consolidato. Inoltre il 42% dei giovani uomini si fida degli influencer, tra cui personaggi misogeni e razzisti come Andrew Tate. E ancora, un terzo (33%) dei ragazzi e delle ragazze si fida di personalità dei media alternativi basati su Internet, quasi il triplo rispetto al 12% dei 28-65 anni.
La natura polarizzante e fuorviante dei social media
La Generazione Z – i ragazzi tra i 13 e i 27 anni – sembra insomma sempre più in conflitto con l’idea stessa della verità, in un’epoca in cui le piattaforme digitali hanno “annunciato pubblicamente un abbandono sfrenato della ricerca della verità”.
Alex Mahon, amministratrice delegata di Channel 4, ha evidenziato come i giovani siano stati esposti fin dalla nascita alla natura polarizzante e fuorviante dei social media, un aspetto che contribuisce al disimpegno crescente dalla democrazia. La Gen Z, infatti, ha una gerarchia di fiducia più piatta tra le fonti di media “tradizionali” e alternative. Cura eclettiche “playlist” di verità, attingendo da fonti diverse e spesso contraddittorie, e non è raro che abbiano valori ampiamente di sinistra ma siano comunque d’accordo con alcune idee più di destra.
L’ad di Channel 4 ha inoltre sottolineato che le piattaforme globali non hanno obblighi legali di garantire l’accuratezza delle informazioni e che la disinformazione viaggia più velocemente della verità: “Dobbiamo iniziare a pensare alla verità oggettiva e alle notizie convalidate come a un bene pubblico”.
Il declino del sostegno alla democrazia
Già nel 2022, un sondaggio del think tank Onward mostrava come solo il 72% dei giovani tra i 18 e i 24 anni e il 76% dei 25-34enni ritenesse la democrazia un buon sistema di governo, rispetto al 94% degli over 65. Inoltre, il 60% dei giovani tra i 18 e i 44 anni dichiarava che un “leader forte che non deve preoccuparsi del Parlamento e delle elezioni” fosse un sistema di governo accettabile. Anche se i dati del sondaggio Craft per Channel 4 suggeriscono una lieve inversione di tendenza rispetto al passato, il divario generazionale nel sostegno alla democrazia rimane un elemento critico.
Il fenomeno, d’altronde, si inserisce in un contesto più ampio di insoddisfazione giovanile nei confronti delle istituzioni. Westminster, secondo alcuni osservatori, ha ripetutamente ignorato le esigenze delle nuove generazioni, adottando misure contrarie ai loro interessi.
Molti giovani inoltre sembrano percepire l’Occidente come una civiltà in declino e guardano ad altri modelli di governance. Questo senso di frustrazione potrebbe spiegare la loro apertura verso sistemi autoritari, insieme alla marcata sfiducia nelle istituzioni, alla mancanza di prospettive e forse a qualcosa che non ha funzionato nell’insegnamento della storia e dell’educazione civica.
Il risultato, rileva la ricerca, è sotto gli occhi di tutti:
• perdita di coesione sociale
• radicalizzazione: gli ultimi tre anni è triplicato il numero di bambini indagati dall’MI5 (l’ente per la sicurezza e il controspionaggio del Regno Unito) per coinvolgimento nel terrorismo. E il 13% di questi ha meno di 18 anni. Non solo: la polizia ha identificato un modello di giovani uomini che diventano sempre più interessati alla brutalità a causa di ciò che hanno visto online.
Uno scenario di allarme o un’opportunità di riflessione?
Nonostante la gravità di questi dati, alcuni esperti suggeriscono di interpretarli con cautela e sottolineano la necessità di comprendere meglio le cause della disaffezione, piuttosto che utilizzarla come pretesto per narrazioni allarmistiche.
Non tutto è perduto, evidenzia anche la ricerca di Channel 4, che invita ad agire e propone delle direzioni in cui muoversi:
1. istituzione di un marchio di fiducia: un’etichetta per identificare contenuti verificati e affidabili provenienti da media regolamentati. Ciò potrebbe consentire alle aziende tecnologiche, ai loro algoritmi, agli inserzionisti e ai consumatori di distinguere istantaneamente tra ciò che è verificato e vero e ciò che non lo è
2. prominenza algoritmica sui social media: regolamentare affinché i contenuti del Public Service Media (PSM) siano evidenziati nei feed degli utenti. Questo è già in fase di implementazione sulle piattaforme televisive e l’importanza algoritmica potrebbe utilizzare lo stesso principio per garantire che i contenuti affidabili e di alta qualità siano potenziati, non limitati, sulle piattaforme social.
3. regolamentazione dell’IA: garantire che i modelli linguistici di intelligenza artificiale siano addestrati su fonti affidabili come i media di servizio pubblico. Una regolamentazione rigorosa dovrebbe inoltre garantire la trasparenza su cui vengono addestrati i modelli di IA, garantire un valore equo e un compenso per i proprietari dei dati e creare risultati basati su input di qualità.
Ha concluso Mahon: “Ora siamo a un punto in cui dobbiamo pensare molto più urgentemente ai rischi. Gli algoritmi progettati per suscitare rabbia, sorpresa o indignazione hanno un effetto svalutante sulla valuta delle informazioni affidabili. Il modello di business dei giganti della tecnologia è in contrasto con la sicurezza delle nostre società”.
“Il modo in cui la Gen Z impara a giudicare i fatti, la finzione e l’equità man mano che invecchia potrebbe diventare la questione determinante della nostra epoca”, ha avvertito.