Il 40% dei giovanissimi ha ridotto l’uso dello smartphone
- 29 Luglio 2025
- Giovani
Quattro adolescenti europei su dieci tra i 12 e i 15 anni hanno scelto di ridurre l’uso dello smartphone per preservare la propria salute mentale. Il dato emerge da un’indagine del Guardian su oltre 20.000 ragazzi in 18 Paesi: in appena due anni, la percentuale di chi diminuisce per scelta il volume della propria vita digitale è passata dal 22% al 40%.
Come mai questa generazione, definita “nativa digitale”, sta voltando le spalle al dispositivo che ha plasmato la sua adolescenza? La risposta rivela una profonda consapevolezza sui rischi per la salute mentale e le prestazioni cognitive e come la narrazione di queste generazioni sia spesso superficiale e sbagliata.
Il prezzo dell’iperconnessione
Un’altra ricerca condotta da Sapien Labs su oltre 100.000 giovani adulti tra i 18 e i 24 anni ha svelato correlazioni inquietanti tra l’uso del telefono e i problemi psicologici: chi ha ricevuto il primo smartphone prima dei 13 anni manifesta più frequentemente ideazioni suicidarie, comportamenti ostili e problemi di autostima. I social media pesano per il 40% nell’impatto negativo sul benessere mentale, mentre i disturbi psicologici tra le ragazze aumentano del 9,5%.
Per l’81% degli under 35 la dipendenza da smartphone è ormai una realtà riconosciuta. Il 90% dei giovani tra i 16 e i 35 anni sviluppa abitudini controproducenti: il 57% usa il dispositivo fino a tarda notte causando insonnia, il 50% sviluppa ansia da interazione, il 40% preferisce i rapporti online a quelli faccia a faccia.
Detox digitale, quali sono gli effetti?
Il primo gennaio 2024 l’Olanda ha bandito smartphone e device digitali dalle aule scolastiche, diventando laboratorio di un esperimento su scala nazionale. I risultati, dopo un anno e mezzo, parlano chiaro:
- il 75% degli istituti secondari segnala un miglioramento della concentrazione degli studenti;
- il 59% dei dirigenti rileva relazioni sociali più sane tra i ragazzi;
- il 28% registra progressi concreti in compiti ed esami.
“L’assenza di cellulare migliora del 75% la concentrazione”, spiega su Fortune Antonella Elena Rossi, pedagogista e psicologa. “Meno si usa lo smartphone, più si impiegano aree cerebrali che altrimenti ‘si addormentano’, come quelle legate a memoria, concentrazione e resilienza”.
Dalle aule ai cortili: una rivoluzione sociale
La stretta sugli smartphone ha generato un maggiore dialogo diretto, meno isolamento volontario e riduzione del cyberbullismo tra le ragazze e i ragazzi olandesi coinvolti. Nei momenti di pausa, gli studenti hanno riscoperto attività collaborative che sembravano perdute nell’era dello scroll infinito.
Come ha sintetizzato Freya Sixma, portavoce del consiglio delle scuole secondarie olandesi: “Il bando funziona. E piace anche a chi era contrario”.
Altri Paesi europei che hanno limitato l’uso dello smartphone
- Francia – Dal 2018, il Paese transalpino applica un divieto totale per gli alunni fino a 15 anni durante l’orario scolastico (8-17), con deroghe per scopi didattici. La legge n°2018-698 ha fatto da apripista per molte altre nazioni;
- Portogallo – Il decreto-legge del 4 luglio 2025 vieta l’uso dei telefoni nei primi due cicli educativi (1ª-6ª classe) in qualsiasi spazio scolastico, con forte raccomandazione per le classi successive. Lo studio condotto dall’istituto di ricerca ha evidenziato una riduzione del 57% dei casi di bullismo;
- Italia – La circolare del Ministero dell’Istruzione del 16 giugno 2025 estende il divieto di utilizzo per l’intera giornata scolastica a tutte le scuole secondarie, salvo deroghe per bisogni educativi speciali;
- Regno Unito (Inghilterra) – Il Dipartimento per l’Educazione ha emesso linee guida che raccomandano il divieto durante l’intera giornata scolastica. Circa il 97% delle scuole inglesi ha già implementato restrizioni in qualche forma;
- Scozia – Dal febbraio 2024, le linee guida governative conferiscono ai presidi il potere di vietare i dispositivi mobili per l’intera giornata scolastica. Il 79% degli insegnanti considera gli smartphone la principale fonte di distrazione;
- Finlandia – La legge nazionale approvata dal Parlamento ed entrata in vigore il 1° agosto 2025 consente l’uso di dispositivi digitali solo per scopi didattici fino alla nona classe, con divieto in corridoi e mense;
- Lussemburgo – Il regolamento granducale del 2025 prevede un divieto totale nelle scuole primarie, mentre le secondarie adottano tre livelli di restrizione. Sei delle trentotto scuole secondarie del Paese hanno implementato un ban completo;
- Francia (asili nido) – Dal 3 luglio 2025, è vietato l’uso di schermi per bambini sotto i 3 anni in tutte le strutture per l’infanzia, con multe fino a 50.000 euro per le violazioni;
- Spagna (regioni) – Catalogna, Galizia e Castilla-La Mancha hanno introdotto divieti fino ai 16 anni nelle aule e negli spazi comuni tra il 2023 e il 2024. Le prime regioni riportano una riduzione del 40% negli incidenti disciplinari;
- Germania (alcuni Länder) – Baviera, Brema, Hessen e Saarland hanno implementato divieti per le scuole primarie, con restrizioni variabili per le secondarie e sanzioni per uso non autorizzato;
- Irlanda – Le linee guida del 2024 raccomandano il divieto di smartphone fino a 12 anni e social media fino a 15 anni, attraverso accordi scuola-famiglia;
- Norvegia – Circa 400 scuole hanno implementato divieti di smartphone, con ricerche che mostrano benefici particolarmente significativi per le ragazze: riduzione del 60% delle visite specialistiche per problemi di salute mentale e del 46% del bullismo;
- Danimarca – Restrizioni severe nelle strutture per l’infanzia dal 2023 e linee guida per le scuole secondarie dal 2024, basate sulle raccomandazioni della Danish Health Authority;
- Belgio (Fiandre) – Dopo il divieto nelle scuole primarie, il governo fiammingo ha esteso il ban alle scuole secondarie per migliorare la conoscenza della lingua olandese.
La “generazione offline”
Tuttavia, la strada verso un uso consapevole della tecnologia richiede strategie più articolate del semplice divieto. “Occorre aiutare i ragazzi ad avere spazi in cui meditare su come usare lo smartphone anche fuori dalla scuola”, sostiene Rossi. “Bisogna lavorare per un uso consapevole, togliendo il telefonino durante le lezioni, ma insegnando agli studenti a riconoscere le fake news e a capire come funzionano davvero i social”.
La “generazione offline” che sta emergendo non rifiuta la tecnologia, ma cerca un rapporto più equilibrato con essa. Un processo che richiede accompagnamento educativo e spazi di riflessione critica, per trasformare una scelta istintiva di protezione in una competenza digitale matura. Un indizio confortante anche in ottica di intelligenza artificiale, il cui abuso potrebbe avere effetti più devastanti dello smartphone.
Questa inversione di tendenza segna forse l’inizio di una nuova fase: dopo l’entusiasmo acritico per il digitale, emerge una generazione capace di stabilire confini e priorità, consapevole che la vera connessione passa ancora attraverso gli sguardi e le parole scambiate dal vivo. Al contrario, le generazioni precedenti mostrano un approccio passivo e inconsapevole alla tecnologia, mostrando il fianco a pericolosi attacchi informatici.
L’analogia con l’alcol
Qualcosa di simile è successo con la Gen Z e l’alcol. Come dimostra una ricerca AstraRicerche per Heineken Italia, le ragazze e i ragazzi nati tra il 1997 e il 2010 bevono meno alcol rispetto ai Millenial, lasciando sempre più spazio ai mocktail, i cocktail analcolici. Ancora una volta, alla base dell’inversione di rotta c’è una profonda consapevolezza dei giovani, in questo caso sui danni provocati dal binge drinking.
Per approfondire: Cosa succede al corpo dopo un mese senza bere alcol
Come per il minor utilizzo dello smartphone, i giovani preferiscono contatti interpersonali più autentici, senza dover dipendere da altro. Per la Gen Z, la socialità significa innanzitutto svago (62,6%), seguita dalla condivisione di interessi, hobby e passioni (45,4%) e di esperienze (44,1%).
Il 37,9% identifica la socialità con un aiuto per sentirsi meglio e contribuire al proprio benessere psicologico, un dato che spiega perché questa generazione sia così attenta alle conseguenze di ciò che consuma.
Che siano i social, o che sia l’alcol, le nuove generazioni lanciano segnali confortanti per lo sviluppo futuro della società.