Hai mai davvero ascoltato un adolescente? Il 9 aprile è la prima Giornata Nazionale
L’adolescenza non è un’emergenza, ma una responsabilità collettiva. È con questo spirito che l’Italia celebra per la prima volta, il 9 aprile 2025, la Giornata nazionale dell’ascolto dei minori, istituita con la legge 104 del luglio 2024. Un appuntamento simbolico, ma tutt’altro che formale: un invito a fermarsi e porgere l’orecchio a chi, troppo spesso, parla senza essere ascoltato. Bambini e adolescenti chiedono spazio, voce, fiducia. E, soprattutto, presenza. Di adulti attenti, capaci di accogliere dubbi, fragilità e bisogni. Perché dietro ogni comportamento c’è un messaggio, e dietro ogni silenzio un grido d’aiuto.
Secondo una recente indagine dell’Istituto Demopolis per Con i Bambini, quasi 8 genitori su 10 temono per il futuro dei propri figli. Le preoccupazioni si distribuiscono tra salute mentale, dipendenza da dispositivi digitali, violenza giovanile e bullismo. Una fotografia a tinte cupe, ma anche un punto di partenza per costruire una società più attenta alle nuove generazioni. È in questo contesto che nasce l’esigenza di una giornata dedicata all’ascolto: non un semplice evento celebrativo, ma un segnale politico e culturale per rimettere i più giovani al centro del dibattito pubblico e delle scelte istituzionali.
Paure e percezioni degli adulti sul futuro dei minori
C’è una verità che emerge prepotente dai numeri: l’infanzia e l’adolescenza italiane sono accompagnate da una crescente inquietudine adulta. Il 64% teme per la loro salute fisica o mentale, mentre l’83% è preoccupato dalla dipendenza da smartphone, tablet e internet. Rispetto al 2019, l’attenzione a questi temi è aumentata in modo significativo: la consapevolezza c’è, ma non basta.
Il 75% degli italiani segnala l’aumento di episodi di violenza giovanile e baby gang, mentre il 72% teme bullismo e cyberbullismo. Ancora più allarmante è il dato relativo al consumo di alcol e droga tra i minori, cresciuto di 21 punti in cinque anni, fino al 67% di percezione del rischio. Ma non finisce qui: il 62% ritiene preoccupante il basso rendimento scolastico e il 59% denuncia un impoverimento del linguaggio, sintomo di un disagio culturale più ampio, che investe anche la capacità comunicativa e relazionale dei giovani.
Non si tratta solo di statistiche: dietro ogni percentuale ci sono storie, famiglie, vite. Circa 4 genitori su 10 temono che i propri figli si sentano soli o abbiano difficoltà a costruire relazioni con i coetanei. Questo senso di isolamento, esploso dopo la pandemia, continua a riverberarsi nell’esperienza quotidiana di migliaia di adolescenti. Eppure, a fronte di tale emergenza relazionale ed educativa, solo il 9% degli italiani crede che la scuola garantisca oggi pari opportunità di apprendimento per tutti.
L’ascolto come diritto e come pratica sociale
La Giornata nazionale dell’ascolto dei minori nasce con l’intento di dare concretezza all’articolo 12 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che riconosce a bambini e adolescenti il diritto di esprimere liberamente la propria opinione e di vederla presa sul serio. Non si tratta di un vezzo retorico, ma di una precisa responsabilità istituzionale e sociale. L’ascolto, in questo senso, è molto più di una buona pratica: è un presupposto fondamentale per la cittadinanza attiva, la costruzione dell’identità e l’esercizio consapevole dei diritti.
Secondo i dati Demopolis, oggi il 92% degli italiani considera preoccupante la povertà educativa minorile. Il 90% ritiene fondamentale il ruolo della comunità educante nel contrastare il disagio e nell’offrire opportunità di crescita. Eppure, solo il 13% della popolazione non ha mai sentito parlare di povertà educativa: un progresso rispetto al 2019, ma ancora troppo poco rispetto alla vastità del fenomeno.
L’ascolto attivo rappresenta allora la leva per scardinare le disuguaglianze, per intercettare precocemente il disagio e per creare ambienti accoglienti, dove ciascun ragazzo possa sentirsi libero di raccontarsi, senza paura di essere giudicato.
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha previsto, per il 9 aprile, una serie di iniziative pubbliche, con eventi nelle scuole, campagne TV e radio, laboratori con adolescenti e incontri istituzionali ad alto livello. Ma il vero cambiamento è culturale: bisogna imparare ad ascoltare non solo quando c’è un problema, ma ogni giorno, in ogni relazione, riconoscendo nei giovani non solo destinatari ma protagonisti delle scelte che li riguardano.