Pubblicare foto di minori può essere reato (anche se il minore è tuo figlio)
- 17 Giugno 2025
- Giovani
I genitori sono “custodi” delle immagini dei propri figli e devono vigilare sul loro utilizzo. A sancirlo è una sentenza del tribunale civile di Milano, pronunciata in una controversia fra genitori nella quale ciascuno accusava l’altro di pubblicare foto dei figli sui profili social senza autorizzazione. Che sia volontario o involontario, i genitori ne saranno responsabili anche penalmente.
La sentenza arriva nelle scorse settimane e ha già alimentato delle polemiche. Milioni sono gli utenti online, infatti, che condividono foto e video dei propri bimbi sui social. Molti, addirittura, hanno creato account ai propri figli, anche quando piccolissimi, gestendone i contenuti e i servizi di messaggistica. Nel peggiore dei casi, c’è chi monetizza attraverso l’utilizzo della pubblicità più o meno occulta e chi si diletta a far interagire l’avatar virtuale del proprio bambino con gli utenti social.
Ma quali sono i rischi per i minori? E come questa sentenza intende fare scuola? Lo abbiamo chiesto al pedagogista Daniele Novara che ci ha spiegato come la decisione del Tribunale di Milano sia assolutamente opportuna, “anzi va detto che risulta piuttosto tardiva – ci spiega Novara -. Sono anni che le foto dei minori troneggiano in tutti i social senza alcuna discrezione, senza alcun pudore, con un atteggiamento inopportunamente disinvolto rispetto all’intimità di bambine e bambini”.
Il provvedimento su foto e minori
Il provvedimento si riferisce alla possibile commissione del reato di trattamento illecito di dati personali. L’articolo 650 del Codice penale, infatti, afferma che “chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico o d’igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 206”.
Ma quindi è vietato pubblicare foto dei propri figli minori? No. Il tribunale di Milano richiama un dovere giuridico generale: proteggere il decoro, la dignità e, quindi, la sicurezza del proprio figlio. Sarà il genitore a valutare se rendere o meno disponibili online le immagini dei propri figli. Ma non sempre ciò accade.
“Se su giornali e tv il volto dei bambini viene normalmente coperto a norma di legge – ci spiega il pedagogista -, la stessa attenzione non risulta posta dai genitori, come se con i figli non ci fosse solo un forte legame di appartenenza ma una vera e propria proprietà esclusiva”.
“Non voglio qui creare una nuova inutile crociata contro i genitori già abbondantemente sotto pressione da diecimila colpevolizzazioni che rendono la scelta di fare un figlio o una figlia oltremodo complicata – ha aggiunto il pedagogista -. La decisione del tribunale di Milano, proprio nella sua compostezza e nell’evitare un elenco completo e dettagliato degli atti che possono compiere reato, dà in realtà indicazione preziosa ai papà e alle mamme in un momento in cui fare i genitori risulta sempre più complesso per mancanza di informazioni corrette. E fa suonare un ennesimo campanello d’allarme su come dispositivi digitali e social network vadano regolamentati, specialmente quando si tratta di minorenni…”.
Dal divieto di smartphone al divieto dei social
E a regolamentare l’utilizzo dei dispositivi digitali ci ha pensato il governo. Quando per minori si intende anche adolescenti, il problema è differente. Non a caso, proprio ieri, è entrata in vigore la circolare del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. La circolare, annunciata a Porta a Porta da Bruno Vespa, vieta l’utilizzo del telefono cellulare durante lo svolgimento dell’attività didattica e più in generale in orario scolastico anche per gli studenti del secondo ciclo di istruzione.
“Tale intervento appare ormai improcrastinabile alla luce degli effetti negativi, ampiamenti dimostrati dalla ricerca scientifica, che un uso eccessivo o non corretto dello smartphone può produrre sulla salute e il benessere degli adolescenti e sulle loro prestazioni scolastiche”.
A questo, si aggiungono i diversi disegni di legge volti a vietare ai minori di 15 anni o 16 anni l’uso dei social media. Se ne discute sia alla Camera che al Senato dove sono state presentate quattro proposte di legge, di cui una bipartisan. Secondo uno studio della Università Cattolica e del Ministero del Made in Italy il 53% dei ragazzi dai 13 anni in su, sui social, ha avuto esperienze “negative gravi e ripetute” ed ha visto “contenuti inadatti”.
In sintesi, il desiderio di condividere la propria vita privata non può mai prevalere sulla tutela dei minori.