Scende l’età della responsabilità penale in Svezia: preoccupano le baby gang
- 10 Settembre 2025
- Giovani
La Svezia ha annunciato di voler abbassare l’età della responsabilità penale. Un cambiamento significativo nella sua legislazione dovuto all’aumento dei casi di reclutamento di minori nelle bande criminali che si è verificato negli ultimi 10 anni. Questa mossa arriva in risposta al fenomeno: “I bambini vengono sfruttati spietatamente dalle reti criminali per commettere crimini gravi”, ha affermato il primo ministro svedese Ulf Kristersson nel suo discorso politico annuale, in occasione della riapertura del Parlamento dopo la pausa estiva. “Per proteggere questi bambini e le loro potenziali vittime, il governo sta adottando misure severe contro questo tipo di sfruttamento cinico”, ha concluso. E in Italia il fenomeno non è poi così differente.
Un’escalation preoccupante
I dati ufficiali del governo svedese hanno evidenziato la gravità della situazione. Nei primi sei mesi del 2024, il numero di minori di 15 anni sospettati di omicidio, favoreggiamento o tentato omicidio ha raggiunto quota 93. Il dato corrisponde a tre volte quello dello stesso periodo dell’anno precedente.
Il governo ha nominato un investigatore, il quale ha raccomandato di abbassare l’età della responsabilità penale dai 15 ai 14 anni per i reati particolarmente gravi. Tuttavia, il primo ministro Kristersson non ha ancora specificato se il suo governo seguirà esattamente tale raccomandazione.
Le baby gang nel crimine organizzato
Il fenomeno delle baby gang riguarda gruppi di giovanissimi, spesso tra i 12 e i 18 anni, che si organizzano in bande e compiono atti violenti, vandalici o intimidatori, soprattutto in contesti urbani svantaggiati. Spinti da disagio sociale, mancanza di opportunità e bisogno di appartenenza, questi ragazzi trovano nella gang un’identità e una forma di potere. Il problema è aggravato dall’influenza dei social media e, in alcuni casi, dalla criminalità organizzata. Le baby gang generano insicurezza nelle comunità e pongono sfide complesse alle istituzioni, che devono bilanciare interventi repressivi con strategie educative e di inclusione.
Proprio la loro non perseguibilità fino ad una certa fascia di età li rende i soggetti perfetti per compiere operazioni criminali, ma un tema di responsabilità collettiva pone al centro di amministratori locali e nazionali la questione: punire o fornire un’alternativa?
Baby criminalità in Svezia
In Svezia, tale fenomeno ha raggiunto particolare clamore negli ultimi due anni. La polizia nazionale, infatti, ha affermato che le gang hanno iniziato a utilizzare le piattaforme dei social media come “mercati digitali” per reclutare adolescenti o in alcuni casi anche bambini di 11 anni. Lo scopo è quello di assoldarli per commettere omicidi e attentati nel Paese. La vasta ondata di sparatorie legate alla criminalità organizzata ha fatto sì che il Paese registrasse un’inversione di tendenza rispetto a vent’anni fa, quando il tasso era tra i più bassi.
Baby gang in Italia
Diversi Stati hanno valutato l’ipotesi di abbassare l’età della responsabilità penale. Nel nostro Paese è fissata a 14 anni. Prima, si ritiene che difficilmente un giovane abbia realmente capacità di commettere un reato con piena consapevolezza e coscienza delle proprie azioni. Eppure, dall’indagine sulla popolazione italiana realizzata dall’Eurispes nel Rapporto Italia 2025, la criminalità giovanile emerge come il fenomeno indicato in più netta crescita.
Ben il 52,5% degli intervistati ritiene che le baby gang e il teppismo siano aumentati nella propria zona, un dato che rappresenta una maggioranza assoluta e mostra la percentuale più bassa di indecisi (16,9%), suggerendo una presenza più definita e diffusa rispetto agli altri fenomeni esaminati. La criminalità giovanile rappresenta il fenomeno percepito in crescita in modo più uniforme in tutti i contesti urbani: nei Comuni di medie dimensioni si registra la percentuale più alta di percezione d’aumento (54,9%), seguiti dalle grandi città (52,5%) e dai piccoli centri (45,4%), una distribuzione che configura le baby gang e il teppismo come crescenti in tutte le realtà.
“Tra i fattori che spingono i giovani a aderire ad una gang giovanile – si legge nell’ultimo rapporto “Criminalità minorile e gang giovanili” del Dipartimento di pubblica sicurezza e della Direzione centrale della Polizia criminale e Ministero dell’Interno – sono particolarmente rilevanti: rapporti problematici con le famiglie, con i pari o con il sistema scolastico, difficoltà relazionali o di inclusione nel tessuto sociale e un contesto di disagio sociale o economico”. “Influente – specifica il report – è anche l’uso dei social network come strumento per rafforzare le identità di gruppo e generare processi di emulazione o autoassolvimento. Va poi aggiunto il supporto della tecnologia e della condivisione; infatti, il ricercare la popolarità sui social rappresenta un’ulteriore sfida che fa sentire i giovani ancora più potenti”.