Disforia di genere, cosa prevede il disegno di legge del governo
- 5 Agosto 2025
- Giovani
Servirà una specifica diagnosi “da parte di un’équipe multidisciplinare” e, nel caso di somministrazione di farmaci bloccanti della pubertà, serviranno “esiti documentati dei percorsi psicologici, psicoterapeutici ed eventualmente psichiatrici precedentemente svolti”. Cita così la nota del Consiglio dei ministri che annuncia l’approvazione, in data 4 agosto, del nuovo disegno di legge sulla regolamentazione della disforia di genere.
Nuove norme, quindi, rimanderanno all’Aifa il compito di monitorare, con un registro, la prescrizione e la dispensazione dei farmaci per poi fornire al governo un rapporto semestrale soggetto ad analisi da parte di un tavolo tecnico creato ad hoc. Ma cosa prevede il disegno di legge e come si è arrivati fino a questo punto?
Farmaci bloccanti: cosa prevede il disegno di legge
La disforia di genere può essere descritta come la condizione di disagio e persistente sofferenza causata dall’avvertire la propria identità di genere diversa rispetto al proprio sesso biologico. Spesso si manifesta in preadolescenza e richiede supporto da parte della famiglia, da parte di uno psicologo e di un’équipe medica che prenda in carico la decisione del minore di affrontare il cambio di sesso attraverso dei farmaci bloccanti della pubertà.
Il disegno di legge che la dovrebbe regolamentare nel nostro Paese nasce su proposta del ministro della salute Orazio Schillaci e della ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Maria Eugenia Roccella e introduce disposizioni per la appropriatezza prescrittiva e il corretto utilizzo dei farmaci per tale condizione: “Alla luce delle attuali direttive dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) e del parere del Comitato Nazionale per la Bioetica (Cnb), in considerazione del dibattito sviluppatosi in materia a livello internazionale e della incompletezza dei dati disponibili in relazione ai trattamenti per disforia di genere nei minori in Italia, il disegno di legge introduce disposizioni per un efficace monitoraggio dei dati e a tutela della salute dei minori”.
“Le norme prevedono che la somministrazione dei farmaci bloccanti della pubertà e degli ormoni mascolinizzanti e femminilizzanti sia subordinata a una specifica diagnosi da parte di una équipe multidisciplinare e agli esiti documentati dei percorsi psicologici, psicoterapeutici ed eventualmente psichiatrici precedentemente svolti, e soggetta a protocolli clinici che saranno adottati dal Ministero della salute, nonché all’acquisizione del consenso informato espresso nelle modalità previste per i trattamenti sanitari sui minori – si legge nella nota del Consiglio dei ministri -. Nelle more dell’adozione dei protocolli, ferme restando le ulteriori disposizioni del disegno di legge, si potrà procedere alla somministrazione dei farmaci con l’assenso del comitato etico a valenza nazionale pediatrico. Il provvedimento prevede l’attivazione, a cura dell’Aifa, di un registro per la prescrizione e la dispensazione dei farmaci, che avverrà esclusivamente mediante farmacia ospedaliera”.
I dati contenuti nel registro, da trasmettersi al Ministero della salute con un rapporto a cadenza semestrale, sono i seguenti:
• gli elementi e le informazioni in ordine al processo decisionale di prescrizione dei farmaci, inclusi gli esiti documentati dei precedenti percorsi psicologici, psicoterapeutici ed eventualmente psichiatrici svolti;
• le eventuali comorbilità diagnosticate;
• il monitoraggio clinico
• il follow up.
Il disegno di legge prevede infine l’istituzione di un tavolo tecnico per la valutazione del rapporto semestrale dell’Aifa e la trasmissione al Parlamento di una relazione con cadenza triennale.
Ma cos’è la disforia di genere e perché crea polemica?
Con il termine “disforia di genere” si intende la condizione vissuta in età adolescenziale o da adulti e che si manifesta come una marcata incongruenza tra il sesso di nascita e quello espresso o sperimentato negli anni, della durata di almeno sei mesi.
Ad accendere il dibattito sull’argomento nel nostro Paese, nel 2023, è stata una lettera inviata al ministro della Salute Schillaci – a firma della Società Psicoanalitica italiana – nella quale il presidente Sarantis Thanopulos espresse “grande preoccupazione per l’uso di farmaci finalizzato a produrre un arresto dello sviluppo puberale in ragazzi di entrambi i sessi a cui è stata diagnosticata una “disforia di genere”, cioè il non riconoscersi nel proprio sesso biologico. Vanno seriamente considerate le controindicazioni a questo trattamento”.
Tra le controindicazioni, la Società menzionava una difficoltà di diagnosticare la condizione, perché “basata sulle affermazioni dei soggetti interessati e non può essere oggetto di attenta valutazione finché lo sviluppo dell’identità sessuale è ancora in corso”. Solo una parte minoritaria dei ragazzi che dichiarano di non identificarsi con il loro sesso conferma questa posizione nell’adolescenza, dopo la pubertà. Inoltre, secondo gli psicoanalisti, “sospendere o prevenire lo sviluppo psicosessuale di un soggetto, in attesa della maturazione di una sua definizione identitaria stabile, è in contraddizione con il fatto che questo sviluppo è un fattore centrale del processo della definizione”
Inoltre, scrivevano al ministro che “lo sviluppo sessuale del proprio corpo anche quando contraddice un opposto orientamento interno consente un appagamento erotico che un corpo “bloccato” o manipolato non offre. La sperimentazione in atto elude un’attenta valutazione scientifica accompagnata da un’approfondita riflessione sullo sviluppo psichico e suscita forti perplessità. È importante avviare sulla questione dei ragazzi con problematiche di genere una rigorosa discussione scientifica a cui la Società Psicoanalitica Italiana darà il suo contributo volentieri”.
La vicenda del Careggi di Firenze
Il disegno di legge, però, arriva anche a risposta di quanto accaduto nel 2024, quando il centro di disforia di genere dell’ospedale Careggi di Firenze finì sotto la lente del ministro Schillaci per l’uso di bloccanti della pubertà somministrati a ragazzi e ragazze molto giovani senza accompagnamento psicologico e neuropsichiatrico.
Il parere del Comitato nazionale di bioetica
Anche il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) si era espresso, lo scorso anno, in merito all’uso di tali farmaci ponendo l’enfasi sull’insufficienza dei dati scientifici a supporto dell’uso dei bloccanti della pubertà. Ma il dibattito sulla disforia di genere e sull’uso di farmaci bloccanti della pubertà per i minori non è solo italiano e si estende anche oltreoceano, con decisioni che influenzano la percezione e le politiche a livello globale. Anche lo Stato americano del Tennessee ha recentemente vietato per legge la transizione di genere e l’uso della triptorelina per i minori: norma confermata lo scorso giugno dalla Corte Suprema americana.