Affido minori, ddl in Consiglio dei ministri: fine degli affidamenti senza termine?
- 25/03/2024
- Giovani
Il ddl sull’affido dei minori dovrebbe approdare domani, 26 marzo, nel Consiglio dei ministri. Oggi i tecnici si riuniscono per il pre-Consiglio, utile a limare alcuni dettagli delle nuove linee di indirizzo per l’affido familiare e ad evitare una nuova Bibbiano.
L’intenzione è quella di arrivare a un documento più chiaro che sostituisca le precedenti disposizioni del 2012. Tra le principali novità del disegno di legge sui minori in affido emergono un registro nazionale, e uno in ogni tribunale per tenere traccia delle situazioni critiche. Funzionale a quest’obiettivo sarà l’istituzione di un Osservatorio nazionale per monitorare eventuali anomalie nelle strutture di affido e, laddove necessario, promuovere delle ispezioni. Il disegno di legge è firmato della ministra per la Famiglia Eugenia Roccella e del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Perché le nuove linee guida sull’affido
Alla base delle nuove linee guida, c’è l’intenzione di evitare istituzionalizzazioni improprie e affidamenti lontani dalla famiglia sine die (senza un termine ultimo). Il termine “istituzionalizzazione” si riferisce al processo di collocare i minori in istituzioni o strutture residenziali anziché affidarli a famiglie, genitori adottivi o altri caregiver familiari.
Insomma, viene ridefinito il senso stesso dell’affido: le nuove Linee guida sottolineano che l’obiettivo di questo istituto non può mai essere quello di separare, bensì di riunificare una famiglia in difficoltà. Anzi, viene scritto nero su bianco che l’obiettivo dell’affido è preventivo, perché può prevenire un allontanamento dalla famiglia d’origine, che non deve certo favorire.
Il nuovo indirizzo
Il ddl sull’affido, quindi, muove dall’interesse superiore del minore e danno spazio a ulteriori principii: il diritto alla continuità degli affetti, il dovere di ascoltare i minorenni in tutte le fasi dell’affidamento familiare, l’attenzione a nuovi presìdi in grado di far rispettare meglio la durata limitata dell’accoglienza e/o dare un’alternativa alla istituzionalizzazione.
D’altronde, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva evidenziato l’importanza di riordinare il sistema degli affidi già nell’intervento alla Camera per ottenere la fiducia del suo Governo.
Insomma, l’affidamento in strutture o in altre famiglie dovrà essere (quasi) una extrema ratio, mentre si dovranno favorire forme di affidamento familiare che non implichino, quando possibile, la separazione del bambino dalla sua famiglia. A tal fine, occorrerà sostenere le varie forme di solidarietà intrafamiliare (presso parenti), l’affidamento diurno o residenziale part-time e la vicinanza solidale tra famiglie.
Quali sono le diverse tipologie di affido
Le nuove linee di indirizzo che saranno presto discusse dal Cdm, presentano una mappa delle varie tipologie di affido:
- Affidamento familiare consensuale, il più diffuso insieme a quello giudiziale: l’affido è disposto dai servizi sociali in accordo con la famiglia di origine. Le linee guida raccomandano di favorire questo tipo di soluzione;
- Affidamento giudiziale: qui, il provvedimento viene predisposto dal giudice;
- Affidamento intrafamiliare: il minore viene affidato a parenti fino al quarto grado. Questa soluzione, tra gli altri casi, viene favorita dalla legge 4/2018 per gli orfani di crimini domestici (quando un minore rimane privo di un genitore, vittima della violenza del coniuge). La legge prevede che il giudice preferisca la continuità delle relazioni affettive che si erano consolidate tra il bambino e i parenti fino al terzo grado. Vista la peculiarità della situazione, però, serve un adeguato accertamento sulle capacità genitoriali, le competenze educative ed emotive degli affidatari;
- Affidamento eterofamiliare: il minore viene affidato a una famiglia che non ha legami di parentela con quella di origine. Questa soluzione va scelta solo quando non si trovano parenti disponibili o, per varie ragioni (orfani per crimini domestici), non è opportuno far rimanere il piccolo nell’ambito familiare. L’affidamento familiare può assumere diverse sfumature: ci possono essere forme di “vicinato solidale” in cui è l’intera famiglia ad essere presa in carico da un altro nucleo o da una rete di famiglie associate;
- Affidamento diurno, parziale, residenziale: quest’ultima categoria fa riferimento al come e al quando dell’affido, più che ai soggetti affidatari: si può prevedere, infatti, un affidamento a tempo parziale se si ritiene opportuno far trascorrere al bambino con la famiglia affidataria o nella struttura individuata, solo alcune ore al giorno, alcuni giorni alla settimana, oppure un breve periodo dell’anno.
I registri nazionali e dei tribunali
Secondo le nuove linee-guida, il registro nazionale degli istituti di assistenza pubblici e privati, delle comunità di tipo familiare e delle famiglie affidatarie sarà istituito dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri. Servirà a rendicontare, su base provinciale, il numero di:
- minori collocati in ciascuna struttura;
- il numero delle famiglie, delle comunità e degli istituti che sono disponibili all’affidamento dei minori.
In questo modo, sarà agile evitare le istituzionalizzazioni non indispensabili. I dati saranno forniti dalle regioni e dagli enti locali e la loro analisi sarà curata dall’Osservatorio Nazionale, anche questo istituito presso il Dipartimento per le politiche della famiglia.
Per un controllo più capillare, anche in ogni tribunale sarà istituito un registro dei minori dove monitorare i provvedimenti:
- che collocano un minore in comunità o lo affidano a una famiglia;
- relativi a minori inseriti in collocazione protetta, ovvero affidati a famiglie o ad altri caregiver idonei che siano in grado di fornire loro un ambiente stabile e sicuro in cui crescere e svilupparsi. Spesso si procede con questa soluzione per minori che hanno vissuto situazioni di abusi, o altre condizioni familiari pericolose;
- che autorizzano l’intervento della forza pubblica per gli incontri, anche in forma protetta, tra i minori e i familiari;
- che autorizzano il minore a rientrare in famiglia.
L’Osservatorio nazionale
Tra le nuove linee guida sull’affidamento, un ruolo cruciale è quello dell’Osservatorio nazionale che occuperà del monitoraggio e consentirà di intercettare eventuali andamenti anomali nell’allontanamento di minori e di segnalarli alle autorità competenti. L’Osservatorio avrà il compito di predisporre entro il 30 giugno di ogni anno, una relazione al ministro della famiglia, da trasmettere alle Camere.
Il ruolo delle regioni
Per domani, dunque, è atteso un ulteriore passo avanti sul ddl affidamento. Le nuove Linee di indirizzo, messe a punto da un tavolo tecnico di esperti presso il Ministero del Lavoro, sono già state approvate il mese scorso dalla Conferenza Stato-Regioni, ma per una concreta attuazione serve la ratifica delle Regioni, che hanno il potere di promulgare leggi regionali. In Italia, infatti, le questioni relative all’assistenza sociale, alla tutela dell’infanzia e all’affido sono di competenza delle regioni o degli enti locali. Anche in presenza di una legge nazionale, quindi, i singoli enti locali hanno il potere di specificare le normative in base al loro contesto, sempre al fine di attuare il provvedimento nazionale. e attuare tali normative in base alle loro specifiche esigenze e al contesto locale.
Inoltre, il processo di attuazione di una legge nazionale può necessitare di modifiche o integrazioni delle normative regionali esistenti. La ratifica delle nuove linee guida da parte delle regioni, quindi, è parte integrante di questo processo, garantendo coerenza e uniformità nell’applicazione delle politiche a livello nazionale, pur tenendo conto delle specificità regionali.
Eppure, su questo fronte non arrivano buone notizie: dall’8 febbraio ad oggi nessuna Regione ha avviato le procedure per la ratifica delle linee guida.
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