Bullismo e violenza, Valditara: “97% scuole ha aderito a percorsi di educazione alle relazioni”
- 27 Giugno 2025
- Giovani
Il 68,5% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni dichiara di essere rimasto vittima di almeno un comportamento offensivo non rispettoso e/o violento, online e/o offline. Il 21% dichiara di essere rimasto vittima di bullismo, ossia di aver vissuto tali comportamenti in maniera continuativa (più volte al mese), l’8% più volte a settimana. È quanto contenuto nel report dell’Istat ‘Bullismo e cyberbullismo nei rapporti tra i ragazzi’ presentato ieri a Palazzo Chigi alla presenza dei ministri Eugenia Roccella e Giuseppe Valditara e con il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli e la direttrice del Dipartimento per le Statistiche sociali e demografiche Cristina Freguja.
“È un fenomeno drammaticamente in crescita”, ha spiegato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che ha sottolineato l’importanza di educare alle relazioni tra i giovani. “Ben il 96,7%, la quasi totalità delle scuole, ha avviato percorsi di educazione e rispetto nei confronti della donna, educazione alle relazioni“, ha aggiunto. Ma la strada per risolvere il problema sembra essere ancora lunga.
Età, genere e provenienza delle vittime
I giovanissimi, 11-13enni, sono più soggetti ai comportamenti offensivi, non rispettosi e/o violenti subìti con continuità rispetto ai ragazzi di 14-19 anni (23,7% contro 19,8%). I maschi hanno subìto bullismo nel 21,5% dei casi, le femmine nel 20,5%.
Oltre il 14% degli 11-19enni ha subìto offese e insulti più volte al mese e un giovane su 10 è stato vittima di esclusione con frequenza anche maggiore. Per i maschi il bullismo si manifesta soprattutto attraverso offese e insulti (16% rispetto al 12,3% delle femmine), l’impatto dell’esclusione per le ragazze è superiore al 12% (contro l’8,5% riscontrato tra i maschi).
Per quanto riguarda la differenza tra italiani e stranieri, risulta un 26,8% dei ragazzi stranieri che ha dichiarato di avere subìto, nell’ultimo anno, comportamenti offensivi, non rispettosi e/o violenti con una cadenza più che mensile contro il 20,4% riscontrato tra i coetanei italiani. Tra alcune collettività straniere il fenomeno è più accentuato: i ragazzi di nazionalità rumena e ucraina sono più frequentemente vittime di atti di bullismo, rispettivamente il 29,2% e il 27,8%.
Il 34% dei giovani ha subito atti di cyberbullismo
I dati Istat, relativi al 2023, riportano anche che il 34% dei giovani 11-19enni ha subìto comportamenti vessatori online almeno una volta nel corso dei 12 mesi precedenti la rilevazione, il 7,8% ne è rimasto vittima più volte al mese. È l’8,9% dei maschi a dichiararsi bullizzato online più volte al mese contro il 6,6% delle femmine.
Bullismo nelle Regioni italiane
E analizzando il fenomeno da un punto di vista territoriale, si evince che:
- Il 71% dei ragazzi 11-19enni del Nord-ovest dichiara di aver subìto, nel corso dell’anno precedente, comportamenti offensivi, non rispettosi e/o violenti contro il 66,5% riscontrabile tra chi risiede nel Mezzogiorno.
- Nel Nord gli episodi di bullismo subìti con continuità sono più frequenti: 22,1% tra i ragazzi del Nord-est e 21,6% tra quelli del Nord-ovest contro il 20% nel Mezzogiorno.
Il lavoro delle istituzioni
“Il cellulare stimola anche l’aggressività, tante ricerche lo stanno dimostrando. Quindi una pausa o un uso più corretto ed equilibrato dello smartphone significa anche affrontare questo problema crescente”, ha detto il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara nel corso della conferenza stampa. Il ministro ha poi ricordato che “c’è un disegno di legge in Parlamento che va nella direzione di limitare ai minori di 15 anni l’utilizzo dei social. “Sappiamo quanto essi siano purtroppo una delle cause dell’aumento dei fenomeni di bullismo – ha spiegato il ministro -. Non si è mai fatto così tanto per combattere il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo come in questi due anni di governo Meloni”.
A tal proposito, il ministro ha spiegato che il Consiglio di Stato ha dato parere positivo sui regolamenti che “entreranno in vigore da settembre del prossimo anno scolastico” e sono “le norme che mancavano, in particolare il cambiamento nell’istituto delle sospensioni, che prima significava starsene a casa, adesso significa più scuola o eventualmente l’obbligo di attività di cittadinanza solidale nei confronti del bullo“.
“Il bullismo e il cyberbullismo sono un tema drammaticamente in crescita. Non è un caso che abbiamo proposto ai giovani, in occasione dell’ultimo esame di Stato, una traccia legata proprio al tema del rispetto e mi fa molto piacere che sia stata la più gettonata dagli studenti, con percentuali molto alte”, ha aggiunto il ministro dell’Istruzione spiegando che i giovani si rendono conto dell’importanza della drammaticità del problema e che “c’è una sensibilità diffusa nell’affrontarlo, una consapevolezza diffusa da parte dei giovani che è incoraggiante. Abbiamo, pertanto, nelle nuove linee guida sull’educazione civica, entrate in vigore a settembre dello scorso anno, messo la cultura del rispetto e la lotta contro bullismo e cyberbullismo come temi prioritari”.
E per quanto riguarda, nello specifico, l’educare nei confronti del tema della violenza contro le donne, ha concluso il ministro, “i risultati sono stati molto incoraggianti. Ben il 96,7%, la quasi totalità delle scuole, ha avviato percorsi di educazione e rispetto nei confronti della donna, educazione alle relazioni”.
Roccella: “Fondamentale aumentare consapevolezza”
Oltre all’alleanza scuola-famiglia, punto fondamentale nel contrasto al bullismo e il cyberbullismo è “aumentare la consapevolezza”. Lo ha detto la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi. La ministra fa riferimento alla “consapevolezza delle famiglie nei confronti di quello che accade, la consapevolezza dei ragazzi nei confronti dei pericoli e delle opportunità del web e la consapevolezza per quanto riguarda anche le pene. In questo caso non abbiamo aumentato nulla, semplicemente abbiamo sottolineato la responsabilità delle famiglie quando ci siano dei danni provocati dai minori”.
Caffo (Telefono Azzurro): “Da istituzioni serve maggior impegno”
“I dati sul bullismo e il cyberbullismo tra i giovani presentati oggi da Istat presentano un fenomeno allarmante, ma parziale. La rilevazione, infatti, si riferisce al 2023, ma è evidente che sono in fortissimo aumento tutte le forme di cyberbullismo e di violenza digitale in rete. Tutto questo, rende lo scenario molto più complicato rispetto a quello analizzato dal report, dal momento che si assiste ad un forte spostamento del fenomeno sul digitale”. Così in una nota il presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo. “Occorre considerare che molto dipende dalle capacità di rilevazione che vengono attivate. Ci sono contesti, infatti, dove la paura di segnalare episodi di bullismo è ancora molto alta. Di conseguenza esistono fenomeni sommersi e nascosti che fanno fatica a trovare riscontro nei numeri”.
Secondo i dati di Telefono Azzurro, le segnalazioni arrivate alla linea d’ascolto del 114 Emergenza Infanzia, il servizio di pubblica utilità istituto e promosso dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia, Presidenza del Consiglio dei Ministri e gestito da Telefono Azzurro, evidenziano come soltanto nel 2024, sono stati gestiti ben 104 casi di bullismo e 14 casi di cyberbullismo. Tra i minori coinvolti i più piccoli avevano soltanto 5 anni, con una maggioranza di richieste d’aiuto arrivate dal Lazio, Toscana, Sicilia e Veneto.
“Tutto questo deve farci riflettere ma soprattutto deve spingere le istituzioni e il Parlamento a impegnarsi maggiormente per affrontare queste grandi sfide – rimarca Caffo – quello che percepiamo attraverso il nostro servizio di ascolto è che i ragazzi hanno bisogno di un aiuto tempestivo, risposte qualificate e che sappiano essere vicine a loro. Coordinare azioni di aiuto alla vittima e di intervento sugli autori è prioritario. Un intervento che passa inevitabilmente attraverso il coordinamento tra pubblico e sociale e attraverso un sistema organico capace di affrontare il tema costruendo reti altamente formate e di qualità. Scuola e sport sono i due contesti principali da monitorare, perché è proprio qui che si verificano le principali situazioni di bullismo. È quindi importante – conclude Caffo – promuovere programmi di formazione per lo sviluppo delle competenze per docenti, ragazzi, educatori sportivi e genitori in modo da strutturare misure di supporto per ragazzi e genitori”.