Basso livello competenze pesa sui giovani Neet
- 18/07/2023
- Giovani
Basse competenze e abbandono scolastico e lavorativo dei giovani vanno a braccetto. Il fenomeno dei Neet, ovvero dei giovani che non studiano, non lavorano e non fanno formazione (Not in Education, Employment or Training), in Italia assume proporzioni preoccupanti. Se infatti nel 2021 in Europa i ragazzi tra i 15 e i 29 anni in questa situazione erano il 13,1%, il Bel Paese raggiungeva il 23,1%. E i dati del 2022 ci confermano come uno dei Paesi con più ragazzi in questa condizione (19%). Lungo lo stivale, in pratica, un giovane su cinque è Neet.
I dati sono frutto di un’elaborazione effettuata da openpolis-Con i Bambini su dati Eurostat che sottolinea come sia fondamentale agire sul contrasto alla povertà educativa in un mondo dove le tecnologie sono sempre più importanti e il gap di conoscenza ha conseguenze sempre più gravi.
Per dare un’idea del peso della questione, dal 2010 l’Unione Europea utilizza il tasso dei Neet come indicatore principale per rappresentare all’interno di un territorio lo spreco delle intelligenze delle nuove generazioni.
L’Italia poi ha due caratteristiche: innanzitutto può contare su meno giovani rispetto agli altri Stati europei, come conseguenza del basso tasso di natalità. In secondo luogo, presenta particolari difficoltà di accesso al mercato del lavoro e una scarsa valorizzazione del capitale umano.
La correlazione con la mancanza di competenze
Ma una correlazione molto importante emerge dai dati elaborati da openpolis-Con i bambini su dati Istat e Invalsi, ed è quella tra il fenomeno Neet e la mancanza di competenze e di apprendimento. Infatti, i territori dove ci sono più Neet sono anche quelli con gli apprendimenti più bassi. Delle 15 aree con più studenti che in terza media hanno competenze e apprendimento insufficienti, 10 hanno anche la più alta percentuale di Neet.
Un’Italia spaccata in due
Il fenomeno dei Neet in Italia ricalca divisioni geografiche e disuguaglianze sociali ben note. A fronte di un Centro-Nord in linea con le medie europee, il Sud presenta notevoli criticità. Basti pensare che le 10 province con la più alta percentuale di giovani che non studiano e non lavorano si trovano tutte nel Mezzogiorno.
Il record spetta alla provincia di Caltanissetta dove è Neet il 46,3% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni. Seguono Taranto (38,3%), Catania (38,1%), Napoli (37,4%), Messina (37,3%), Palermo (36,8%), Siracusa (36,5%), Foggia (35,8%), Catanzaro (35,6%) e Agrigento (34,7%).
Per fare un confronto, la provincia di Roma segna 21,8% (dati 2021, giovani 15-29 anni), quella di Milano 19,4%, quella di Bologna 10,9% e quella di Verona 9,5%.
I motivi del fenomeno Neet
I principali fattori di rischio, elencati dal Piano Nazionale Neet del 2022, sono:
• un basso livello di rendimento scolastico;
• una famiglia con basso reddito alle spalle
• una famiglia in cui un genitore ha sperimentato periodi di disoccupazione
• crescere con un solo genitore
• essere nato in un Paese fuori dell’Ue
• vivere in una zona rurale
• avere una disabilità.
Un altro aspetto da considerare è il titolo di studio dei genitori: tra i figli dei non diplomati il tasso di abbandono scolastico è al 24%, a fronte del 5,5% in caso di genitori diplomati e dell’1,9% con genitori laureati.
C’è poi un problema di genere. Come avviene anche in altri Paesi europei, in Italia il fenomeno Neet è soprattutto ‘rosa’. In particolare, evidenziano i dati Istat, con il crescere dell’età la quota femminile tra i Neet passa dal 45% della fascia 15-19 anni al 66% di quella 30-34 anni. Inoltre nel 2020 in Italia il 26% delle donne Neet è madre, a fronte del 2% dei padri.
Il piano Nazionale Neet 2022
Nel 2022 il governo ha messo a punto un vero Piano nazionale di Emersione e Orientamento dei giovani inattivi per fronteggiare i fenomeno Neet, che passa anche attraverso un investimento nelle competenze e nell’apprendimento.
Il primo passo è individuare i giovani che non lavorano e non studiano, operazione non sempre facile. Occorre infatti considerare che molti ragazzi, anche disposti a lavorare, non rientrano nei classici circuiti di ricerca dell’impiego, sia per sfiducia verso il pubblico, sia perché si trovano in situazioni di disagio o svantaggio sociale.
Inoltre i servizi offerti in Italia sono molto frammentati, sia nella modalità di erogazione (sportelli, servizi informativi, di orientamento, di collocamento ecc) sia a livello di istituzioni (Comuni, Province, Stato, Ue), cosa che rende impossibile dare una risposta unitaria ai bisogni dei ragazzi, li confonde, complica ogni processo e disperde le risorse.
Il secondo passo previsto dal Piano consiste proprio nel razionalizzare i percorsi per coinvolgere e attivare i giovani Neet, passando anche dall’acquisizione di un buon livello di apprendimento e di competenze. L’intenzione è di promuovere un intervento mirato, coordinato da una cabina di regia centrale che definisca metodo e percorso, ma che venga ‘personalizzato’ a seconda dei contesti, delle diverse fasce di età, dello specifico titolo di studio ecc, attraverso reti territoriali dove destinatari e attuatori dell’intervento lavorino insieme.
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