Genitori 2.0: chi si fida (e chi no) dell’apprendimento digitale
- 19/03/2025
- Giovani
Schermi accesi, menti connesse: oggi, 19 marzo, celebriamo la seconda edizione della Giornata Internazionale dell’Apprendimento Digitale. In un mondo dove il sapere corre veloce quanto la banda larga — almeno dove la banda larga c’è — questa giornata è l’occasione per riflettere su quanto sia profonda la rivoluzione digitale nell’educazione e su come stia riscrivendo le regole dell’apprendimento.
Un appuntamento giovane ma già capace di scuotere il panorama educativo globale. In un mondo dove il sapere viaggia alla velocità di un clic, questa giornata diventa il pretesto perfetto per interrogarci su come la rivoluzione digitale stia cambiando il modo di imparare. Spoiler: è cambiato tutto.
Apprendimento digitale… con basse risorse
Istituita dall’Unesco nel 2022 durante il Transforming Education Summit, questa ricorrenza punta i riflettori sulle realtà che restano spesso ai margini: contesti in cui la connessione è instabile, i dispositivi scarseggiano e la formazione digitale è un lusso (ma anche una necessità). L’accesso alle tecnologie non è distribuito equamente: per molti studenti nel mondo, la scuola digitale è ancora una chimera, uno schermo spento su cui si proiettano speranze disattese. In luoghi dove la tecnologia non è garantita, insegnanti e studenti si ingegnano con creatività per trarre il massimo dalle risorse limitate, dando vita a storie di resilienza e innovazione spesso invisibili.
Proprio per questo, il tema scelto per questa seconda edizione è “Le realtà di apprendimento digitale in contesti con basse risorse”. Un invito a esplorare storie in cui l’ingegno umano si mescola con le possibilità offerte dalla tecnologia, creando soluzioni ibride e spesso inaspettate. La Giornata Internazionale dell’Apprendimento Digitale diventa, così, non solo un inno alla tecnologia, ma un invito a riflettere sulle disuguaglianze e sul potenziale inespresso di milioni di studenti e docenti che, connessi o meno, ogni giorno cercano di superare i confini fisici e digitali per accedere a un’educazione migliore.
Italia paese di digital learners?
In Italia, come in molte altre parti del mondo, il passaggio alla didattica digitale è stato inizialmente una risposta obbligata alla pandemia. Le aule virtuali, le piattaforme per le videolezioni e i materiali didattici online erano più strumenti di emergenza che scelte consapevoli. Eppure, negli ultimi anni, qualcosa è cambiato: l’apprendimento digitale è diventato una scelta voluta, ponderata, persino preferita.
Secondo un’indagine condotta da Novakid, piattaforma edtech per l’apprendimento delle lingue, il 49% dei genitori intervistati in 15 Paesi riconosce i benefici dell’apprendimento digitale per i propri figli. Il tempo trascorso sullo schermo a fini educativi, infatti, è diventato parte integrante dello sviluppo del bambino ed è aumentato di tre volte rispetto al 2022.
In Italia il sondaggio rivela che il tempo dedicato allo studio sullo schermo è cresciuto del +43%, seguito dai giochi online (+29%) e dalla navigazione su Internet (+28%). Tradotto: i bambini di oggi non giocano più solo con le costruzioni, ma costruiscono competenze in mondi virtuali. E circa il 20% dei genitori sceglie corsi online strutturati per migliorare le competenze linguistiche dei propri figli. Il 47% promuove questa modalità, mentre solo il 3% rimane scettico. Siamo passati dalla paura della “dipendenza da schermo” a riconoscerne il potenziale educativo. Il 46% dei genitori apprezza la disponibilità continua dei materiali didattici, il 33% l’ampia varietà di risorse e il 28% nota una maggiore partecipazione dei figli allo studio.
Ma restano, ovviamente, preoccupazioni legate al possibile affaticamento visivo dovuto allo schermo digitale e la mancanza di attività fisica.
Digital divide: opportunità per tutti o per pochi?
È indubbio, comunque, che una volta c’erano i libri di testo, i quaderni e le enciclopedie, mentre oggi il sapere scorre, sempre più, attraverso tablet e schermi luminosi… ma non per tutti. L’istruzione digitale può abbattere barriere culturali e geografiche, ma può anche alzare muri invisibili. Infatti, mentre nei contesti più avvantaggiati gli studenti navigano con agilità tra piattaforme di apprendimento interattive e corsi online, in altri luoghi l’accesso a una connessione stabile e a dispositivi adeguati è ancora una battaglia quotidiana. La sfida per il futuro non è solo tecnologica, ma soprattutto politica e sociale: come garantire un’educazione digitale equa e inclusiva?
La rotta è chiara, ma la strada è ancora lunga. Servono investimenti mirati, politiche di sostegno alle famiglie meno abbienti e, soprattutto, una visione inclusiva che consideri l’apprendimento digitale come un diritto, non un privilegio.