Aggressione all’Università di Salerno, docente chiede silenzio: lo “studente” risponde così…
- 20/05/2025
- Giovani
Aggressione verbale all’Università degli studi di Salerno ai danni di un docente da parte di uno studente. Lo scontro ha visto protagonista il professore Gennaro Avallone, docente del Dipartimento di Studi politici e sociali e uno studente che – dalle prime ricostruzioni della vicenda – sembrerebbe essere Luigi Iovino, ex deputato del Movimento 5 Stelle.
Come si nota nel video, virale sui social, lo studente, presente nei corridoi dell’ateneo, ha risposto in modo volgare, maleducato e irrispettoso nei confronti del docente che chiedeva un po’ di silenzio per svolgere la propria lezione in aula. Lo studente ha reagito con insulti e toni aggressivi, rivolgendosi al professore in modo dialettale e mandandolo a quel paese.
L’episodio ha suscitato sconcerto nell’ambito del mondo accademico, riaccendendo i riflettori sul rispetto degli spazi universitari e scolastici, sulla maleducazione degli studenti e sul comportamento delle figure pubbliche. A rendere ancora più grave l’accaduto è l’ipotesi che lo studente in questione sia appunto un ex deputato ed ex Segretario dell’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati, che pare sia attualmente iscritto alla facoltà di Economia e Management dell’Università degli studi di Salerno.
Io ho avuto la fortuna di fare il lavoro di ricercatore e poi di docente all’università. E’ già stata una fortuna all’…
Pubblicato da Gennaro Avallone su Lunedì 19 maggio 2025
Le parole del professore
“Io ho avuto la fortuna di fare il lavoro di ricercatore e poi di docente all’università – inizia così lo sfogo sui social del professore Avallone -. È già stata una fortuna all’interno della mia generazione passata per il precariato. Lo è ancora di più oggi per chi riesce a entrare in una posizione stabile in un contesto di precarietà notevolmente accentuata, che la nuovissima riforma del Governo accentuerà, anche perché proposta in una situazione di strutturale deficit di finanziamento”.
E continua: “Ho anche avuto la fortuna di incontrare alcune migliaia di studentesse e studenti, con le quali e con i quali ho avuto dense esperienze di formazione e, a volte, di ricerca. Di questa fortuna ho sempre ringraziato, cercando di ricambiare. L’università esiste perché ci sono le studentesse e gli studenti e questo non è, per me, un semplice punto di partenza o una retorica: è il motivo per cui chiedo di fare bene la didattica e mi impegno a farla. Ovviamente, richiedo in cambio una sola cosa: la condizione relazionale che permette una buona didattica, dunque la reciprocità del rispetto”.
“Le studentesse e gli studenti – ha infine concluso Avallone – che ho incontrato non sono mai venuti meno a questa richiesta. In alcuni casi, ho dovuta rendere esplicita la necessità di questa condizione, ma, di solito, essa è maturata nella relazione, nelle ore di lezione, presentazioni, scambi di messaggi e chiacchierate condivise. L’università è questo, lo è sicuramente dal lato della didattica. È una relazione di rispetto. Io ho avuto il privilegio di vivere questa relazione. Un episodio negativo, un momento divergente, non mettono neanche per un attimo in discussione questo privilegio, del quale continuo a ringraziare anche in questo momento le studentesse e gli studenti che nel tempo me lo hanno permesso”.
Ecco com’e’ stato trattato il professore Gennaro Avallone, docente del Dipartimento di Studi Politici e Sociali di Unisa, da uno “studente” (tra virgolette) che si intratteneva nei corridoi, parlando a voce alta nei pressi dell’aula dove il professore teneva la lezione.
Insultato con arroganza, strafottenza (pur sapendo dei cellulari che lo stavano riprendendo) da chi dovrebbe frequentare quelle aule e quei corridoi per imparare, prima di tutto, l’educazione.
A quanto pare lo “studente” (sempre tra virgolette) è noto.
L’università che farà?Pubblicato da Ersilia Gillio su Lunedì 19 maggio 2025
Lo sconcerto universitario
A commentare l’accaduto sono diversi tra docenti e associazioni, come l’Asinu, associazione socio-culturale nata nel 2009, che scrive sui social che a rendere grave ancora di più l’accaduto è che lo studente in questione – che stavano festeggiando la vittoria per le elezioni studentesche – sia stato anche un parlamentare italiano.
“Queste parole non sono state pronunciate da uno studente qualsiasi, ma da un ex parlamentare, che nel corso degli ultimi anni ha intessuto numerose relazioni interne ed esterne all’Ateneo che gli hanno concesso di ottenere spazio e potere dentro le mura dell’Università. Una persona che utilizza la sua rete di contatti e la sua influenza per incidere in modo diretto sulla politica universitaria – si legge sui social – Se lo studente in questione si è sentito libero di parlare in quel modo a un docente, è solo perché è consapevole di avere un potere interno all’Ateneo che supera persino la normale autorità della docenza. Siamo quindi di fronte a un’evidente interferenza in quelli che dovrebbero essere i normali ruoli interni alle strutture accademiche, dove un potere esterno si è ramificato in Università, attraverso il sistema delle associazioni di rappresentanza, per esercitare un potere sugli studenti e sulle studentesse, sulla docenza e sulle più alte figure istituzionali dell’Università”.
“Tutto questo è grave – concludono -, sconcertante, pericolosissimo, e lo denunciamo pubblicamente”. Per questo motivo “invitiamo il Rettore e la docenza ad intervenire e a schierarsi a favore di un docente che ha contribuito e contribuisce alla formazione di generazioni di studenti”.
Violenza a scuola e nelle università
Non è certo il primo caso che avviene negli istituti dedicati all’insegnamento nel nostro Paese. Solo pochi giorni fa, due collaboratori scolastici dell’Istituto comprensivo ‘Lombardo Radice’, a Palermo, in Sicilia, hanno riportato una prognosi di sei giorni per aver impedito che un’insegnante precipitasse dalle scale, spinta da un genitore che chiedeva di raggiungere in aula la maestra del figlio, ‘colpevole’ di aver rimproverato il bambino. “Questi atti di violenza sono inaccettabili e rappresentano un grave attacco alla nostra dignità e alla sicurezza di tutti noi”, dicono adesso gli insegnanti, che chiedono “come categoria” e “con fermezza rispetto e tutele adeguate”. Per questo motivo hanno scritto una lettera aperta indirizzata, tra gli altri, al ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, all’Ufficio scolastico regionale e al sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.
Cosa rischia lo studente?
Se si fosse trattata di un’aggressione fisica, come quella avvenuta in Sicilia, ci sarebbe potuto essere l’arresto in flagranza di reato. Il nuovo disegno di legge del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara prevede, infatti, l’arresto obbligatorio per chi provoca lesioni personali a docenti e dirigenti scolastici. La misura, che non riguarda i minori e si applica esclusivamente alle aggressioni fisiche modifica l’articolo 380 del codice di procedura penale, equiparando alla flagranza anche la quasi-flagranza, come stabilito dalla giurisprudenza della Cassazione. Contestualmente, viene modificato anche l’articolo 583 quater del codice penale, con un inasprimento delle pene: per le lesioni lievi, la reclusione passa dall’attuale minimo di sei mesi e massimo di tre anni a un intervallo compreso tra due e cinque anni.
Ma nel caso dello studente dell’Università di Salerno, dal punto di vista disciplinare, è l’istituzione università che avrebbe il potere di adottare provvedimenti come richiami ufficiali, sospensioni o, nei casi più gravi, l’espulsione dello studente. Così come, lo stesso docente potrebbe chiedere un risarcimento danni.