Schermi e salute mentale nei giovani: cosa rivela la materia bianca del cervello
- 3 Luglio 2025
- Giovani
In un mondo sempre più ipnotizzato da smartphone e tablet, anche i più piccoli pagano il prezzo della connessione continua: calo dell’attenzione, memoria in affanno e un’impennata nei disturbi dell’umore.
A metterlo nero su bianco è una ricerca della University of Pittsburgh, pubblicata su Jama Pediatrics, secondo la quale l’abuso di dispositivi digitali – soprattutto di sera – può alterare fisicamente la materia bianca del cervello nella fase più delicata dello sviluppo: la preadolescenza. I risultati? Depressione, sonno disturbato e un futuro mentale sempre più fragile.
Lo studio: schermi, cervello e depressione
Lo studio “Adolescent Behavior Cognitive Development (Abcd)” ha analizzato un campione di 976 preadolescenti. La prima fase dello studio ha preso in considerazione un gruppo con un’età media di 9,9 anni. La seconda parte dello studio ha analizzato gli stessi bambini a distanza di qualche anno (a 11.9 anni di età). Gli elementi presi in considerazione sono stati:
- Tempo trascorso davanti allo schermo;
- Durata del sonno;
- Sintomi depressivi (misurati tramite Child Behavior Checklist).
Le aree cerebrali coinvolte: cos’è la materia bianca
Per analizzare il rapporto tra i tre elementi, i ricercatori si sono avvalsi di risonanze al cervello. Le aree coinvolte erano:
- Il sistema limbico (fascio del cingolo): gestisce l’attenzione volontaria e funzioni cardiovascolari.
- Il forcipe anteriore: consente la comunicazione tra i due emisferi cerebrali nella zona frontale.
- Il fascicolo uncinato: elabora emozioni, memoria episodica e ricordi autobiografici.
I risultati
Ciò che è emerso è che le connessioni della materia bianca tra le varie regioni del cervello che controllano la regolazione delle emozioni, la memoria e l’attenzione erano più deboli e disorganizzate nei preadolescenti che trascorrevano più tempo al telefono o al tablet e non dormivano a sufficienza. Inoltre, ad ora extra trascorsa nella tarda infanzia corrispondeva un aumento di 0,12 punti nel punteggio depressivo riportato nella Child Behavior Checklist nella preadolescenza.
Il legame tra uso dello schermo e sintomi depressivi è dipeso per il 36,4% da:
- una durata del sonno più breve
- una peggiore organizzazione del fascio del cingolo (valutata tramite un indice di dispersione dell’orientamento più elevato).
“Le connessioni della materia bianca del cervello sono come autostrade che collegano le città”, ha affermato l’autore principale João Paulo Lima Santos, ricercatore in psichiatria a Pittsburgh. “Se queste autostrade non sono ben mantenute, viaggiare da una città all’altra può essere lento e inefficiente, o addirittura impossibile”.
“Il nostro studio – ha aggiunto Lima Santos – ha considerato il tempo trascorso davanti allo schermo digitale in senso lato, ma è davvero importante considerare le sfumature: l’ora del giorno in cui si usa lo smartphone e i contenuti con cui si interagisce sono i fattori davvero importanti”.
Lima Santos ha evidenziato anche l’importanza dell’orario di utilizzo e dei contenuti visualizzati. È probabile che l’uso serale – soprattutto nella fase che precede il sonno– amplifichi gli effetti negativi sul cervello e sull’umore. Nelle future ricerche, il gruppo di Pittsburgh intende approfondire ulteriormente la relazione tra organizzazione cerebrale, sonno e abitudini di utilizzo degli schermi, raccogliendo dati sui contenuti visionati, sperando di ottenere maggiori risposte sull’importanza degli orari e sulle modalità con cui gli adolescenti vivono il digitale.
“Eliminare tutti i media digitali non è la soluzione”, hanno concluso i ricercatori. “I media digitali possono essere positivi, ma in alcune situazioni, soprattutto quando il sonno ne risente, dovremmo essere più attenti e concentrati sulle conseguenze“. In sintesi, la vera sfida non è spegnere gli schermi, ma usarli con consapevolezza: educare al digitale significa anche educare al benessere e alla salute mentale dei bambini.