“Trova l’embrione con il minor rischio di malattie”. L’annuncio della clinica di fertilità fa discutere
- 05/01/2024
- Fertilità
“Trova l’embrione con il minor rischio di malattie”. Questo è l’annuncio pubblicato da una società di San Francisco che si rivolge ai clienti delle cliniche per la fertilità. La società, infatti, propone un modello di ricerca avanzato degli embrioni al fine di scovare quelli con eventuali geni malati così da evitarli in caso di fecondazione assistita. Lo scopo? Ridurre il rischio di malattie nel feto ed estinguere determinate patologie tra coloro i quali scelgano di affidarsi a tale metodo di procreazione.
La scelta degli embrioni
L’annuncio, però, ha fatto discutere e un gruppo di ricercatori si è opposto a tale metodologia sostenendo che non sia eticamente corretta e che metta a repentaglio la tutela dei dati sensibili dei donatori. Ma scopriamo nel dettaglio cos’è successo.
La clinica prevede il sequenziamento completo di genomi embrionali ottenuti mediante fecondazione in vitro e costa 2.500 dollari per embrione. In questo modo si è in grado di conoscere le mutazioni monogenetiche come quelle che possono provocare fibrosi cistica e esaminare anche le possibili combinazioni alla base di schizofrenia, disturbi neuro generativi o obesità grave.
La contestazione dei ricercatori
Come riporta Exaudi, alcuni ricercatori dello Psychiatric Genomic Consortium (Pgc) hanno sostenuto che la società utilizza in modo inappropriato i dati per stimare i rischi di contrarre patologie. Il gruppo di ricercatori, da decenni, si occupa di migliorare la vita delle persone affette da malattie mentali. Secondo quest’ultimo, la società di ricerca embrionale avrebbe violato i suoi dati per svolgere il proprio lavoro. Migliorare la vita non significa impedirne la nascita ed è per questo che i ricercatori del Pgc si sono espressi duramente contro chi offre un servizio di questo tipo.
Il metodo della società è chiaro: attraverso la biopsia di cinque cellule si sequenzia il 99% del Dna di un embrione. Così facendo si è in grado di valutare le probabilità che il nascituro possa contrarre tali malattie, ma i punteggi di rischio poligenico non predicono efficacemente il rischio di sviluppare la malattia. “Sono utili nel contesto della ricerca, ma a livello individuale in realtà non sono molto utili per prevedere chi svilupperà o meno la schizofrenia”, ha detto il Pgc.
Da un punto di vista etico, selezionare embrioni umani in fase di fecondazione in vitro corrisponde a scartare coloro i quali posseggono possibili difetti genetici e che potrebbero portare alla produzione di malattie. Il dubbio sullo sviluppo o meno delle stesse e il conseguente scarto è ciò che ha fatto sì che la società si venisse definita “ripugnante” da parte degli stessi ricercatori.
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