Aborto farmacologico in Sardegna: via libera alla somministrazione Ru486 anche a casa
- 18 Luglio 2025
- Fertilità
In Sardegna cambiano le regole per l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) farmacologica: sarà ora possibile effettuare la procedura non solo in consultori pubblici attrezzati e collegati agli ospedali, ma anche, in via sperimentale, direttamente a domicilio.
L’iniziativa, proposta dalla Giunta regionale di centrosinistra presieduta da Alessandra Todde e annunciata dall’assessore alla Sanità Armando Bartolazzi, recepisce le linee guida nazionali approvate nel 2020 e si inserisce nel quadro della legge 194 del 1978 che regola l’IVG in Italia.
Le nuove procedure e l’estensione dell’accesso
Le modifiche riguardano le modalità di somministrazione dei farmaci mifepristone (RU486) e misoprostolo, utilizzati per l’aborto farmacologico:
La procedura sarà disponibile nei consultori e negli ambulatori pubblici adeguatamente attrezzati. Tali strutture dovranno essere collegate a una struttura ospedaliera e autorizzate dalla Regione. Sarà avviata una fase sperimentale per l’assunzione domiciliare dei farmaci. Questo percorso sarà sempre integrato con la rete ospedaliera di riferimento, con l’obiettivo di garantire sicurezza, tutela e continuità assistenziale.
La somministrazione dei farmaci potrà avvenire fino alla nona settimana di gravidanza, estendendo il limite precedente che era fissato alla settima settimana. Sarà possibile effettuare la procedura in day hospital, senza necessità di ricovero ospedaliero.
L’intero percorso sarà completamente gratuito per le pazienti, in quanto garantito dal Servizio Sanitario Nazionale, con l’obiettivo di assicurare un’assistenza completa in ogni fase.
Contesto regionale e dati sull’Ivg
I dati più recenti sul panorama dell’Ivg in Sardegna, basati sulla relazione del Ministero della Salute e sui dati regionali del 2022 e 2024, evidenziano alcune specificità. In Sardegna, il 61,5% dei medici si avvale dell’obiezione di coscienza. Questa percentuale si attesta anche per il 41,3% degli anestesisti e il 34,4% del personale non medico.
Solo il 38,1% degli aborti in Sardegna avviene per via farmacologica, una percentuale inferiore alla media nazionale del 51,3%. L’Ivg farmacologica eseguita in ospedale è inferiore rispetto alla media nazionale. La Sardegna registra il tasso più alto di raschiamenti (21%) per gli aborti chirurgici, una tecnica associata a un maggior rischio di complicanze rispetto all’isterosuzione. La media nazionale per i raschiamenti è del 7,2%. L‘11,9% degli aborti chirurgici eseguiti entro i 90 giorni in Sardegna avviene in ricoveri ordinari, contro una media nazionale del 5%.
L’8,9% delle interruzioni volontarie della gravidanza farmacologiche in Sardegna supera il dato italiano, fermo al 7,4%. Secondo le relazioni, il sistema sanitario sardo ha riscontrato difficoltà nel mantenere il passo con le richieste e le modalità di esecuzione dell’Ivg.
Processo di implementazione
Per definire dettagliatamente il nuovo percorso, è stato istituito un tavolo tecnico presso la Direzione generale della Sanità. Questo tavolo sarà composto da ginecologi ospedalieri e territoriali, esperti di medicina territoriale e personale amministrativo. Le linee guida regionali che ne deriveranno stabiliranno tutte le fasi della procedura, dagli esami preliminari alla somministrazione dei farmaci e alle visite di controllo, sempre in collaborazione con le strutture ospedaliere. È prevista anche la formazione del personale coinvolto e la registrazione obbligatoria delle procedure sulla piattaforma Gino.
I progetti pilota per l’assunzione del farmaco a domicilio sono previsti per i prossimi mesi e verranno avviati in una rete selezionata di consultori pubblici.
L’assessore Armando Bartolazzi ha dichiarato che queste iniziative rappresentano “un grande salto di qualità” che allinea la Sardegna “alle pratiche più moderne a livello nazionale ed europeo”, ponendola “tra le regioni più virtuose sul fronte dei diritti e della modernizzazione dei servizi sanitari”. Ha inoltre definito la sperimentazione per l’assunzione domiciliare del farmaco come “un segno concreto di attenzione e rispetto verso la salute e l’autodeterminazione delle donne“. Il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, sebbene sancito, in Italia spesso “risulta difficile da esercitare a causa dell’obiezione di coscienza, della carenza di strutture e delle forti differenze tra territori”.
Attualmente, oltre alla Sardegna, solo l’Emilia-Romagna e il Lazio hanno avviato o implementato modalità avanzate per l’accesso all’aborto farmacologico nei consultori e, in parte, anche a domicilio.