Il Regno Unito sperimenta la castrazione chimica per i reati sessuali gravi
- 23/05/2025
- Fertilità
Il governo laburista britannico, guidato dal primo ministro Keir Starmer, ha annunciato l’avvio di un progetto pilota che prevede la somministrazione di castrazione chimica per i condannati per gravi reati sessuali.
La misura, inizialmente su base volontaria, sarà implementata in 20 carceri di Inghilterra e Galles. La ministra della Giustizia, Shabana Mahmood, ha dichiarato alla Camera dei comuni (il Parlamento del Regno Unito) che l’obiettivo è ridurre la recidiva e alleviare la pressione su un sistema carcerario sovraffollato, che conta quasi 90mila detenuti. La ministra ha inoltre sottolineato che, sebbene la misura sia attualmente volontaria, non si esclude la possibilità di renderla obbligatoria in futuro.
Le raccomandazioni del rapporto Gauke
La proposta si basa su un rapporto di 192 pagine redatto dall’ex ministro della Giustizia conservatore David Gauke, che suggerisce riforme radicali per affrontare la crisi del sistema penale britannico.
Tra le raccomandazioni, oltre alla castrazione chimica, vi sono la riduzione delle pene detentive brevi, l’espansione delle pene alternative e un maggiore investimento nei servizi di riabilitazione. Gauke ha evidenziato che la castrazione chimica potrebbe non essere adatta a tutti i casi, ma potrebbe essere efficace per alcuni tipi di reati sessuali.
Reazioni e controversie etiche
La proposta ha suscitato reazioni contrastanti. Alcuni esperti medici e gruppi per i diritti umani hanno espresso preoccupazioni etiche riguardo alla possibilità di rendere obbligatoria la castrazione chimica. Il dottor Don Grubin, psichiatra forense, ha affermato che il trattamento dovrebbe essere somministrato solo con il consenso del paziente, sottolineando che l’efficacia del trattamento è legata alla volontarietà. Inoltre, alcune organizzazioni hanno sollevato dubbi sull’efficacia della castrazione chimica nel prevenire la recidiva, evidenziando che il comportamento sessuale deviato può essere motivato da fattori diversi dalla libido.
La castrazione chimica nel mondo
La castrazione chimica è una pratica utilizzata in diversi paesi, con modalità e normative variabili. In Germania e Danimarca, il trattamento è disponibile su base volontaria per i detenuti condannati per reati sessuali. In Polonia, invece, la castrazione chimica è obbligatoria per alcuni reati gravi, come lo stupro di minori o l’incesto. In Francia, la pratica è stata oggetto di dibattito, ma non è stata resa ancora obbligatoria.
In Italia la castrazione chimica non è prevista né come pena obbligatoria né su base volontaria per i reati sessuali. Sebbene alcune forze politiche, come la Lega, abbiano proposto di introdurla – soprattutto per pedofili e stupratori recidivi – la misura non ha mai trovato approvazione, anche per i vincoli costituzionali legati alla rieducazione del condannato (art. 27, Cost.). Attualmente il sistema prevede alternative come sorveglianza speciale, divieto di avvicinamento, trattamenti psicologici e sezioni carcerarie specializzate, ma nessun intervento farmacologico obbligatorio.
La castrazione chimica consiste nella somministrazione di farmaci che riducono la libido e la capacità di attività sessuale. A differenza della castrazione chirurgica, gli effetti della castrazione chimica sono reversibili con la sospensione del trattamento.
Il Regno Unito si trova di fronte a una sfida complessa: bilanciare la necessità di proteggere la società dalla recidiva dei reati sessuali con il rispetto dei diritti umani e delle considerazioni etiche. La sperimentazione della castrazione chimica rappresenta un tentativo di affrontare questa sfida, ma solleva interrogativi significativi sulla sua efficacia e moralità. Il dibattito è destinato a proseguire, mentre il governo valuta i risultati del progetto pilota e le implicazioni di una possibile estensione obbligatoria della misura.