Un terzo delle pazienti ginecologiche affronta disagio e violenza: l’allarme da uno studio italiano
- 4 Settembre 2025
- Fertilità
Oltre una donna su tre soffre di disagio psicologico, un terzo ha subito violenza, e il 14,7% vive in condizioni di insicurezza alimentare. Questo è quanto è stato rilevato tra coloro che si sono rivolte a un ambulatorio ginecologico, esperienza che può rivelarsi complessa e preoccupante per migliaia di donne. A raccogliere le testimonianze è una ricerca, pubblicata sull”American Journal of Obstetrics and Gynecology Global Report’, che ha evidenziato l’urgente necessità di sistemi di supporto sociale integrati per le donne con condizioni ginecologiche.
Lo studio, intitolato “Socio-psychological distress, violence, and food insecurity in women undergoing gynecological examinations: insights from a cross-sectional study of an Italian Tertiary Clinic”, è stato realizzato da un team di esperti della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli Roma). L’obiettivo era valutare la prevalenza di disagio sociopsicologico, esperienze di violenza e insicurezza alimentare in pazienti che frequentano un ambulatorio ginecologico di terzo livello.
La studio e il ruolo del volontariato
Tra marzo e novembre 2023, è stato somministrato un questionario ad hoc a 408 donne in visita all’ambulatorio ginecologico del Policlinico Gemelli. Le volontarie Acli, appositamente formate, hanno gestito la somministrazione dei questionari e offerto supporto emotivo quando richiesto, garantendo un approccio rispettoso e non invasivo. La loro presenza ha contribuito a un tasso di partecipazione eccezionalmente alto (99,3%), superando il numero di partecipanti inizialmente stimato e rafforzando la robustezza dei risultati.
La professoressa Antonia Carla Testa, responsabile dell’Uoc di Ginecologia Ambulatoriale Preventiva del Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs e tra gli autori dello studio, ha spiegato: “Abbiamo realizzato uno studio scientifico volto a valutare con rigore metodologico le condizioni socioeconomiche delle donne che afferiscono ai nostri servizi. Grazie all’impegno delle volontarie, siamo riusciti a raccogliere oltre 400 questionari compilati, ottenendo risultati significativi e, in alcuni casi, sorprendenti: tra questi, emerge in particolare che circa un terzo delle pazienti ha dichiarato di aver subito una forma di violenza”.
I fattori di rischio
I dati dello studio rivelano una situazione di vulnerabilità diffusa. Il 37,2% riferisce di aver provato disagio sociopsicologico. Il 33,3% delle partecipanti parla di violenza che includono quella psicologica (55,1%), quella verbale (42,6%), quella fisica (22,1%) o sessuale (8,1%). L’insicurezza alimentare è stata sperimentata dal 14,7% delle donne.
I principali fattori di rischio per il disagio sociopsicologico possono riguardare condizioni oncologiche, condizioni croniche, difficoltà economiche e l’aver subito violenza. I fattori di rischio maggiori per chi subisce violenza, inoltre, vanno dall’avere condizioni ginecologiche benigne, fare consumo di alcol, possedere difficoltà economiche. Quest’ultime incidono particolarmente sull’insicurezza alimentare.
Tina Pasciuto, ricercatrice co-autrice dello studio, ha sottolineato che “il rischio di disagio per le pazienti oncologiche è quasi quattro volte maggiore rispetto alle pazienti sane“. Questi risultati evidenziano che il disagio sociopsicologico e le violenze non sono confinate solo a pazienti oncologiche, ma sono diffuse anche tra donne con patologie benigne e in fase di screening.
Un approccio integrato per una medicina più umana
Lidia Borzì, vicepresidente Acli Roma, ha rimarcato l’importanza dell’ascolto: “Da questo progetto, infatti, abbiamo visto come molto spesso i problemi di salute siano in relazione con diverse sfaccettature di disagio sociale, spesso nascosto, sul quale è importante intervenire con un approccio sistemico e integrato”.
Il professore Antonio Gasbarrini, direttore scientifico della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs, ha elogiato l’approccio dello studio, che “coniuga rigore metodologico e sensibilità etica, rappresenta un esempio di medicina realmente prossima, integrata nel tessuto sociale, capace di ascoltare e trasformare il bisogno in conoscenza e azione”. Ha inoltre sottolineato “l’incontro virtuoso tra il mondo clinico e quello del volontariato organizzato è la prova concreta che la cura non si esaurisce nel gesto tecnico, ma prende forza dalla relazione, dall’accoglienza e dalla capacità di fare rete”.
La professoressa Anna Fagotti, responsabile dell’Uoc di Ginecologia Oncologica del Gemelli, ha commentato: “Questa esperienza rappresenta l’impegno costante della Ginecologia del Policlinico Gemelli nel prendersi cura della donna nella sua interezza, non soltanto della sua malattia. Per questo stiamo lavorando alla realizzazione di un centro di eccellenza dedicato alla salute della donna”.
Alessandro Sgambato, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha definito il dato sulla violenza di “estrema rilevanza” e ha ribadito il dovere di portare alla luce tali problematiche, dando voce a “chi troppo spesso resta invisibile”.
Necessità di sistemi di supporto e prospettive future
I risultati sottolineano la necessità urgente di sviluppare sistemi di supporto sociale completi per assistere le donne con condizioni ginecologiche, specialmente quelle che affrontano difficoltà economiche e insicurezza alimentare. Sebbene i programmi integrati di supporto clinico e sociale siano ancora sottosviluppati in alcuni paesi, i volontari qualificati possono servire come risorsa provvisoria, complementare ma non sostitutiva, dei servizi sociali e psicologici professionali.
La professoressa Testa ha aggiunto: “Il nostro obiettivo ora è dare seguito a questa esperienza, sviluppando progetti che permettano di intercettare precocemente le pazienti in difficoltà e aiutarle ad accedere a servizi integrali in grado di rispondere concretamente ai loro bisogni”.
Lo studio sarà presentato anche al prossimo Congresso della Società Italiana di Statistica Medica ed Epidemiologia, che si terrà a Pavia dal 9 al 12 settembre 2025. Questi risultati rappresentano un passo fondamentale verso cure più informate e personalizzate, generando conoscenza, cambiamento e speranza.