Menopausa, 17 milioni di italiane senza un percorso pubblico di cura
- 29 Maggio 2025
- Fertilità
Ogni giorno, milioni di donne in Italia si svegliano e affrontano la propria quotidianità professionale, familiare e sociale con la determinazione di sempre. Ma molte di loro – oltre 17 milioni, secondo le stime – convivono silenziosamente con una trasformazione fisiologica tanto naturale quanto ancora troppo invisibile: la menopausa. Vampate, insonnia, disturbi dell’umore, dolori articolari, calo del desiderio, ansia: sintomi spesso taciuti, banalizzati o mal gestiti. Eppure, la menopausa non è né una parentesi marginale né un evento da subire in solitudine. È un cambiamento cruciale che segna un’intera fase di vita, e che – se ignorato – può diventare un punto di rottura per la salute globale della donna.
A rompere questo silenzio e a costruire un nuovo approccio è stato l’evento “Menopausa senza limiti: nuove consapevolezze e strategie”, tenutosi alla Camera dei deputati su iniziativa dell’onorevole Martina Semenzato, in collaborazione con Fondazione Onda Ets. Al centro dell’incontro, la presentazione di un documento programmatico tanto necessario quanto innovativo. Un testo che pone finalmente la menopausa al centro dell’agenda socio-sanitaria, riconoscendo che garantire salute e benessere in questa fase della vita non è solo un diritto individuale, ma un investimento collettivo. Come recita uno dei passaggi chiave del documento: “Garantire alle donne le migliori condizioni di salute si traduce in migliori condizioni di salute per la società intera”.
Quando la menopausa è un nodo cieco nella sanità pubblica
La menopausa in Italia è oggi un vuoto di sistema. A differenza della gravidanza, che è accompagnata da percorsi medici ben definiti e sostenuti da protocolli ministeriali, la menopausa resta confinata all’iniziativa dei singoli professionisti – spesso nei centri privati – o, peggio ancora, all’autogestione. Un approccio che si traduce in disparità territoriali e sociali, e in una gestione incompleta e discontinua della salute della donna.
I numeri e le evidenze cliniche denunciano che la transizione menopausale, se non adeguatamente trattata, può favorire l’insorgenza di patologie croniche come osteoporosi, diabete, malattie cardiovascolari. Inoltre, ha un impatto pesante sulla sfera psicologica: “Il rischio di sviluppare disturbi depressivi durante la menopausa è fino a quattro volte maggiore rispetto ad altri momenti della vita di una donna”, spiega la professoressa Rossella Nappi, ginecologa e presidente dell’International Menopause Society.
Eppure, nella percezione collettiva – e troppo spesso anche nel mondo medico – i sintomi vengono minimizzati, relegati a “normali segni dell’età”. Così, milioni di donne finiscono per convivere in silenzio con dolori, ansie e stanchezze che non vengono trattati come meriterebbero. “Serve un cambio di passo culturale e strutturale: non possiamo più accettare che la menopausa sia un evento da attraversare in solitudine”, ha affermato Semenzato durante l’incontro.
Approccio multidisciplinare
Cosa significa, concretamente, garantire alle donne in menopausa un percorso di cura efficace e rispettoso? La risposta contenuta nel documento programmatico è chiara: servono team multidisciplinari in grado di gestire la complessità di questa fase della vita, integrando competenze mediche, psicologiche, nutrizionali e riabilitative.
“La menopausa è un momento cruciale che richiede la stessa attenzione che dedichiamo alla gravidanza”, ribadisce Rossella Nappi. “Non è solo una fase biologica: è una transizione psicofisica, spesso accompagnata da cambiamenti nella percezione di sé, nella sessualità, nella qualità del sonno, nel metabolismo”. Per questo, l’approccio proposto non si limita alla terapia ormonale sostitutiva o alla gestione sintomatica, ma include prevenzione, educazione sanitaria e sostegno psico-emotivo.
Le due strategie principali indicate nel documento sono: da un lato, un’azione preventiva su larga scala, che promuova l’informazione e la consapevolezza; dall’altro, la realizzazione di percorsi di cura integrati e personalizzati, strutturati a livello locale e garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale. Nel corso dell’incontro è emerso con chiarezza come la menopausa sia vissuta in modo diverso da ogni donna, e che l’accesso alle risorse per affrontarla non è omogeneo. Per questo, è stato ribadito, serve un impegno concreto da parte delle istituzioni per colmare il divario.
In questo contesto, strumenti di orientamento pratico possono contribuire a migliorare la consapevolezza individuale. Tra questi, la Guida pratica alla menopausa – che comprende anche un decalogo sulla salute sessuale – fornisce indicazioni aggiornate per affrontare con maggiore informazione questa fase della vita.
Una rete pubblica per la menopausa
Oggi, la quasi totalità dei centri specializzati nella cura della menopausa opera in regime privato. Questo significa che l’accesso è limitato, diseguale, spesso elitario. Le donne che vivono in aree periferiche o che non possono sostenere costi elevati sono, di fatto, escluse da un’assistenza di qualità. Per questo, il documento programmatico si pone un obiettivo ambizioso ma realistico: strutturare una rete pubblica di riferimento, accessibile a tutte.
“Stiamo lavorando per introdurre linee guida ministeriali, centri multispecialistici pubblici, detrazioni fiscali per le cure e campagne di informazione a livello nazionale”, ha annunciato Martina Semenzato, illustrando i sette punti della mozione parlamentare già depositata. Un’iniziativa che ha raccolto consenso trasversale, unendo diverse forze politiche attorno a un tema che riguarda milioni di cittadine.
Anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha espresso sostegno: “Garantire un sostegno adeguato alle donne in menopausa è una priorità. Stiamo investendo nella promozione di stili di vita sani e nella diffusione dei centri specialistici che assicurino una presa in carico globale”. L’obiettivo è duplice: migliorare la qualità della vita delle donne e ridurre l’impatto futuro sul sistema sanitario, agendo in chiave preventiva.
La menopausa è, anche, una battaglia culturale. Per troppo tempo è stata vissuta come una fine: della fertilità, della giovinezza, della desiderabilità. Ma questo immaginario è in rapida trasformazione, grazie anche alla voce delle donne e alla spinta di politiche più attente. “È fondamentale che le donne conoscano il proprio corpo, i suoi cambiamenti, e abbiano gli strumenti per scegliere consapevolmente”, ha dichiarato la ministra Eugenia Roccella.
Informazione, educazione e diritto alla salute sono i pilastri di un nuovo paradigma che mette la donna al centro non solo come paziente, ma come protagonista della propria vita e della propria salute. L’empowerment femminile non si costruisce solo con slogan, ma con politiche che diano strumenti, percorsi, opportunità concrete.
Durante l’incontro è emersa con forza l’idea che una donna non debba più essere definita solo in base alla sua funzione riproduttiva: la menopausa non è una fine, ma un passaggio che merita ascolto, riconoscimento e supporto sociale.