Laura e il congelamento degli ovuli: “Ho 36 anni. Così ho deciso di preservare la mia fertilità”
Laura Comolli ha 36 anni, oggi non vuole un figlio, ma le piacerebbe formare una famiglia in futuro. Laura vuole seguire i suoi tempi e non l’orologio biologico. Per questo motivo ha deciso di congelare i suoi ovuli. A raccontarlo è la stessa Content creator che sui social ha condiviso un video con la sua community, quasi 440 mila follower, mentre racconta il primo giorno di “Egg freezing”.
Nelle immagini condivise su Instagram, la 36enne è visibilmente emozionata mentre si inietta quello che presumibilmente è un flaconcino di ormoni volto alla stimolazione ovarica: pratica propedeutica al prelievo e congelamento. “Non so quando arriverà il mio momento e se avrò problemi – si legge nel reel di Laura -. Per questo ho deciso di congelare i miei ovuli e di condividere il viaggio per aiutare altre donne a sentirsi meno sole o sbagliate, per rendere più normale parlare di fertilità. Non sarà facile, ma lo consiglio a chiunque. Auguratemi buona fortuna”.
Il “viaggio” di Laura Comolli
La content creator ha riscosso un discreto pubblico con questo video, attirando a sé una serie di critiche. Tra chi le dice che “i figli si fanno secondo le leggi della natura” e chi le consiglia di continuare con i suoi “video di viaggi, perché questi sono capricci che in pochi possono permettere di soddisfare”.
Laura, con educazione e premura, ha risposto alle critiche spiegando il suo punto di vista, nonostante, secondo la content creator, questi “commenti nel 2024 non si possono leggere”. Ma perché il congelamento degli ovuli è un tema considerato così divisivo? E soprattutto, in cosa consiste? Scopriamolo insieme.
Il congelamento degli ovuli
La pratica del congelamento degli ovociti esiste dagli anni ’80. Controversa per molti aspetti e sempre in fase sperimentale, ha ottenuto una svolta nel 2012. L’American Society of Reproductive Medicine (ASRM) l’ha approvata per le donne che, sul punto di sottoporsi a terapie oncologiche, avrebbero potuto vedere minacciata la loro fertilità. Appena due anni più tardi, come spiega il National Geographic, dopo la pubblicazione di alcune rassicuranti ricerche sulla sicurezza ed efficacia della procedura, “l’ASRM ha dato il via libera alla crioconservazione degli ovociti per tutti. Da allora, è diventata una scelta sempre più diffusa fra le donne che ritardano la gravidanza per motivi personali”.
Ma come funziona congelare gli ovuli? Per prima cosa, una donna che intenda procedere con questo percorso deve rivolgersi ad un centro Pma (Procreazione medicalmente assistita) autorizzato ad effettuare tale procedura. In tale centro, la donna sarà valutata da uno specialista e le motivazioni che la spingono a tale scelta avranno come conseguenza l’idoneità o meno a ricorrere alla preservazione della propria fertilità.
In caso positivo, quindi, la paziente dovrà iniziare un percorso preciso che vedrà prima l’esecuzione di analisi ed esami preliminari necessari, poi la stimolazione ovarica mediante somministrazione di ormoni al fine di ottenere ovociti maturi per essere prelevati. Il trattamento farmacologico intrapreso sarà personalizzato per ciascuna paziente in funzione del suo stato di salute e delle sue condizioni generali.
Dopo il prelievo degli ovociti, per aspirazione transvaginale, si passerà ad una valutazione della loro idoneità e poi al congelamento (generalmente, tramite vitrificazione che consente un congelamento rapido) e conservazione a -196 gradi in azoto liquido.
I costi di tale procedimento si aggirano intorno ad una media di 3.500 euro ai quali aggiungere la spesa annuale della criobanca (circa 300 euro annui).
“I motivi personali”
Il “motivi personali”, però, a volte non sembrano essere sufficienti a chi ritiene che questo procedimento possa ledere quello naturale.
“Ho deciso di iniziare un percorso complicato ma importante, di cui, purtroppo, si parla ancora troppo poco. E facendolo mi sono resa conto di quanto sia grande il peso che le donne, in tutto il mondo, si portano sulle spalle: il ticchettio del famoso orologio biologico che aggiunge ansia e paura sul futuro – ha scritto Laura Camolli nel suo primo post in cui racconta il suo inizio percorso -Parlando apertamente di tutto questo con amici e familiari, ho scoperto quanto sia potente il sostegno reciproco. Tante donne si sentono in colpa per l’infertilità o per scegliere qualcosa di diverso da quello che la società ci impone come giusto. Ma la verità è che ogni percorso verso la maternità è unico e personale, e poter abbracciare strade diverse grazie all’aiuto della tecnologia è un’opportunità straordinaria.
La scelta di condividere sui social questo percorso, ha continuato la creator, deriva dal fatto di voler abbattere degli stereotipi, insegnare e rendere normale parlare di fertilità: “È un argomento spesso tenuto nascosto, persino tra amici, ma comprendere le ragioni dietro trattamenti come la criopreservazione degli ovuli è davvero importante e poterlo intraprendere è per me un privilegio, anche se il percorso può rivelarsi pieno di insidie e difficoltà. A 36 anni e, sapendo di voler formare una famiglia nel futuro, ma con l’incertezza di cosa potrebbe capitare, mi sono immersa in un percorso confuso, ma allo stesso tempo liberatorio. È due anni che penso se iniziare questo viaggio e finalmente mi sono decisa. Auguratemi buona fortuna”.
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