Infezioni vaginali, perché in estate sono più frequenti e come evitarle
- 8 Agosto 2025
- Fertilità
Quattro episodi l’anno. È la frequenza con cui circa 450 milioni di donne nel mondo devono fare i conti con un’infezione vaginale. Non è un fastidio passeggero: è un problema di salute globale, che incide sulla qualità della vita, sulla sessualità e, nei casi più gravi, sulla fertilità. In estate il rischio si impenna. Caldo e umidità alterano l’equilibrio della flora vaginale e spalancano la porta a batteri, funghi e parassiti.
Il dato arriva dal progetto europeo Nefertiti, finanziato dall’Unione europea e documentato sul portale scientifico Cordis (Community Research and Development Information Service). Significa che milioni di donne non affrontano un episodio occasionale, ma convivono con disturbi che si ripresentano ciclicamente, trasformandosi in una condizione cronica. Per chi lavora in ginecologia, questa frequenza è il segnale che i metodi di prevenzione e trattamento attuali non bastano a ridurre le recidive.
La protezione naturale è affidata ai lattobacilli, batteri “alleati” che mantengono il pH acido e ostacolano i patogeni. Se questo equilibrio si rompe, subentra la disbiosi vaginale, che può favorire l’insorgenza di infezioni vaginali. Le più comuni sono:
- vaginosi batterica, che porta secrezioni anomale e odore pungente,
- candidosi, che scatena prurito e perdite dense,
- vaginite da Trichomonas, che provoca secrezioni spumose e dolore nei rapporti,
- clamidia e gonorrea, che possono essere silenti o dolorose,
- infezioni virali, come herpes e condilomi, che causano lesioni visibili.
“In condizioni normali, la flora vaginale è dominata dai lattobacilli, che mantengono un pH acido e impediscono la proliferazione di agenti patogeni — spiega Marco Grassi, ginecologo all’ospedale ‘C. e G. Mazzoni’ di Ascoli Piceno — tuttavia, quando questo equilibrio si altera e i lattobacilli diminuiscono, può insorgere la disbiosi vaginale, che favorisce la crescita di batteri, funghi, virus e parassiti”.
Perché l’estate aumenta il rischio
Il caldo di luglio e agosto non è solo fastidioso, è un acceleratore biologico. Nei luoghi pubblici come docce, spogliatoi e piscine, la combinazione di umidità e temperature elevate crea un habitat perfetto per batteri e funghi. Ma la colpa non è solo del clima. Restare ore con il costume bagnato, indossare capi stretti in tessuti sintetici, usare salvaslip ogni giorno o saltare l’igiene dopo un tuffo sono abitudini comuni, ma rischiose.
“L’ambiente caldo-umido è ideale per la crescita microbica — sottolinea Grassi — e se a queste abitudini si aggiungono una dieta poco equilibrata, sedentarietà, farmaci che alterano il microbiota o infezioni pregresse, il rischio aumenta in modo significativo”.
Una singola infezione mal curata non finisce lì, può ripresentarsi in poche settimane. La vaginosi batterica, ad esempio, ha tassi di recidiva che arrivano al 50% entro tre mesi dal trattamento con antibiotici, mentre la candidosi vulvovaginale può tornare più volte l’anno. Non basta “curare” il singolo episodio; serve proteggere l’equilibrio interno, altrimenti ogni nuova esposizione è un invito alla recidiva.
Come evitare ricadute
Antibiotici e antimicotici restano le cure più prescritte per vaginosi batterica e candidosi. Ma l’uso reiterato, spesso senza un tampone che confermi la diagnosi, ha un costo: la farmacoresistenza. L’Oms la considera una delle minacce sanitarie più gravi del nostro tempo e in ginecologia significa terapie meno efficaci, tempi di guarigione più lunghi e ricadute frequenti.
“Il problema — spiega Grassi — è che l’uso indiscriminato di antimicrobici non colpisce solo i patogeni, ma anche i lattobacilli, aprendo la strada a nuove infezioni. Senza una diagnosi precisa, si rischia di curare male e predisporre a recidive”. Un microbiota vaginale impoverito diventa un terreno perfetto per il ritorno della stessa infezione o per lo sviluppo di altre.
Per il ginecologo, il percorso corretto parte dalla diagnosi: “Se compaiono sintomi come prurito, bruciore o perdite anomale, è fondamentale eseguire un tampone. Solo così si individua l’agente responsabile e si sceglie la terapia più adatta, evitando trattamenti inutili che peggiorano la situazione”.
Il vademecum del ginecologo
Se la farmacoresistenza limita le opzioni, la prevenzione diventa centrale. “In estate — raccomanda Grassi — bisogna ridurre i tempi in costume bagnato, preferire biancheria in cotone, limitare l’uso di salvaslip e detergenti aggressivi. L’igiene è importante, ma l’eccesso può danneggiare la flora protettiva”.
Ecco i comportamenti consigliati dal ginecologo per ridurre il rischio di infezioni:
- non restare a lungo con il costume bagnato: cambiarsi appena possibile dopo il bagno;
- stendere sempre un telo pulito su sdraio, lettini o sabbia;
- preferire biancheria intima in cotone e indumenti larghi e traspiranti;
- limitare l’uso quotidiano di salvaslip e detergenti intimi troppo aggressivi;
- curare l’igiene intima senza esagerare con lavaggi frequenti o prodotti irritanti;
- idratarsi regolarmente per favorire l’eliminazione delle tossine;
- seguire un’alimentazione equilibrata, ricca di fibre, frutta e verdura, per sostenere il sistema immunitario.
“Il punto — conclude Grassi — è non sottovalutare i sintomi e non improvvisare le cure. Un’infezione trattata bene ha molte meno probabilità di tornare. Una curata male rischia di accompagnare la paziente per mesi, se non per anni”.