Leggere al pancione? È una pratica efficace: lo dice la scienza
- 23/04/2025
- Fertilità
Nel grembo materno, il cervello del bambino è già all’opera. A partire dalla ventesima settimana di gestazione, il feto inizia a percepire i suoni, distinguere voci, riconoscere ritmi. Non è un dettaglio da poco: diversi studi scientifici dimostrano che la stimolazione uditiva prenatale – come la lettura ad alta voce da parte della madre – ha effetti positivi sullo sviluppo cognitivo e linguistico del nascituro. In occasione della Giornata mondiale del libro, che ricorre oggi, 23 aprile 2025, il tema della lettura prenatale riemerge con forza, sostenuto da evidenze mediche e neuropsicologiche. Secondo la ricerca “Fetal Reactions to Recurrent Maternal Speech” pubblicata su Infant Behavior and Development, i bambini riconoscono la voce materna già nel grembo e reagiscono ad essa con variazioni fisiologiche, come il battito cardiaco. “L’esposizione continua al linguaggio materno è di importanza cruciale nello sviluppo del bambino – spiega il dottor Marco Grassi, ginecologo all’ospedale ‘C. e G. Mazzoni’ di Ascoli Piceno – La stimolazione uditiva funziona come un esercizio preparatorio, aiutando il feto ad avvicinarsi all’apprendimento del linguaggio”. Non è una moda, ma una scelta consapevole: un piccolo gesto quotidiano che anticipa grandi benefici.
Stimolazione uditiva prenatale
Il feto non è un ascoltatore passivo. Quando una madre legge ad alta voce non sta solo parlando nel vuoto: sta offrendo un vero e proprio allenamento al cervello del bambino. Le aree cerebrali deputate alla comprensione del linguaggio vengono sollecitate, si attivano, si preparano. Lo dimostra lo studio “Learning-induced neural plasticity of speech processing before birth” pubblicato su PNAS dall’Università di Stanford, secondo cui l’ascolto ricorrente della voce materna modifica l’attività neurale fetale, favorendo la cosiddetta neuroplasticità: la capacità del cervello di riorganizzarsi e formare nuove connessioni. «L’ascolto ripetuto della voce materna – sottolinea il dottor Grassi – potenzia la risposta neuronale ai suoni linguistici. Si tratta di un allenamento precoce che avrà un impatto sulla capacità del bambino di comprendere e produrre parole nei primi anni di vita». Questo tipo di stimolazione non solo è sicura, ma efficace: un modo naturale e semplice per intervenire sullo sviluppo cognitivo sin dalla vita intrauterina, preparando il terreno per un apprendimento più rapido e strutturato.
Quando iniziare? Le finestre temporali della sensibilità fetale
Il momento ideale per cominciare a leggere al proprio bambino? Secondo i ginecologi e i neonatologi, intorno alla ventesima settimana di gravidanza, quando l’udito fetale è ormai sviluppato a sufficienza per captare suoni esterni. Da quel momento in poi, la voce della madre rappresenta una delle prime forme di contatto stabile e riconoscibile con il mondo. Stabilire una routine di lettura giornaliera, anche di pochi minuti, significa creare un ambiente sonoro familiare, che il neonato riconoscerà dopo la nascita, trovandovi conforto e sicurezza. Non è necessario scegliere testi specifici: ciò che conta è il tono, la cadenza, la ripetizione. Tutti elementi che aiutano il feto a familiarizzare con la struttura del linguaggio. “Leggere a voce alta – aggiunge il dottor Grassi – abitua il bambino alla musicalità della lingua, creando un ponte sensoriale e affettivo tra madre e figlio”. È un’abitudine semplice, accessibile, ma carica di effetti a lungo termine: più si legge, più si crea continuità tra il prima e il dopo, tra l’attesa e la vita reale.
Anche la mamma ne beneficia
Se leggere durante la gravidanza fa bene al bambino, ha effetti positivi anche sulla madre. L’atto della lettura contribuisce a ridurre lo stress e a promuovere la serenità mentale. In un periodo carico di cambiamenti fisici ed emotivi, la lettura ad alta voce offre un momento di quiete e introspezione, che favorisce anche l’elaborazione delle emozioni legate alla maternità. “La lettura prenatale può essere vista come un vero e proprio strumento di cura affettuosa – spiega il dottor Grassi – una forma di Nurturing Care che non solo migliora il benessere psicologico della donna, ma rafforza il senso di connessione e protezione verso il nascituro”. È un tempo condiviso, che prepara entrambi al cambiamento, che rassicura e consola. In un gesto semplice, quotidiano, si concentrano benefici emotivi, neurologici e relazionali, capaci di gettare le basi per un attaccamento sicuro e una crescita armoniosa.