Dalla clonazione della scimmia speranze contro l’infertilità delle coppie
- 17/01/2024
- Fertilità
Un gruppo di ricercatori cinesi ha raggiunto un significativo successo nella clonazione di una scimmia, aprendo nuove prospettive sulla comprensione dei meccanismi biologici che regolano lo sviluppo embrionale. L’articolo, pubblicato sulla rivista ‘Nature Communications’, presenta i risultati ottenuti dopo la clonazione di un maschio di macaco rhesus, che è sopravvissuto per oltre due anni.
Fino ad oggi, gli sforzi di clonazione nei primati avevano un tasso di successo estremamente basso, oscillando tra l’1 e il 3%, a differenza di altre specie come i bovini, che presentano tassi più elevati (5-20%). La chiave di questa nuova scoperta è stata l’identificazione di difetti legati all’imprinting genomico, un processo complesso che regola l’attivazione e la disattivazione di geni durante lo sviluppo embrionale.
Il difetto dell’imprinting genomico
Secondo il professor Giuseppe Novelli dell’Università degli Studi Tor Vergata di Roma, l’orchestrazione genica è essenziale per il corretto sviluppo e la sopravvivenza. Nel caso della clonazione, il difetto dell’imprinting può verificarsi a causa del trasferimento di un nucleo anziché dei gameti.
La novità di questa ricerca risiede nell’analisi del trofoblasto, il tessuto cellulare che nutre l’embrione durante le prime fasi di sviluppo. I ricercatori cinesi hanno identificato che l’alterazione principale dell’imprinting avviene proprio a questo livello. Per affrontare questo problema, hanno implementato un approccio ibrido, combinando la clonazione con la fecondazione tradizionale. Dopo aver ottenuto l’embrione clonato, è stata effettuata una trasferenza in una blastocisti, seguita da un trapianto di trofoblasto ottenuto attraverso una fecondazione tra gameti.
Il maschio di macaco rhesus clonato ha dimostrato di sopravvivere per oltre due anni, indicando un notevole miglioramento rispetto ai precedenti tassi di successo nella clonazione di primati. Questi risultati evidenziano il ruolo cruciale della placenta precoce nello sviluppo di difetti nelle prime fasi, aprendo la strada a nuovi approcci per superare le sfide legate all’infertilità e migliorare la tecnica di clonazione.
Il Prof. Novelli ha chiarito che questo studio non apre la strada alla clonazione umana in serie, ma evidenzia il ruolo critico del trofoblasto nelle prime fasi dello sviluppo embrionale e come le manipolazioni a questo livello possono contribuire a superare alcuni difetti riscontrati nelle procedure di procreazione medicalmente assistita (PMA). Lavori futuri potrebbero approfondire la comprensione di questi processi per affrontare problemi di infertilità nelle coppie.
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