Contraccezione forzata in Groenlandia: la Danimarca si scusa con le donne Inuit
Decenni di contraccezione forzata. Spirali intrauterine inserite nei corpi di oltre 4.500 donne, con la forza, spesso a loro insaputa. Il tutto con un solo scopo: controllare le nascite. Stiamo parlando del caso delle donne Inuit, la popolazione indigena che rappresenta la maggioranza dell’etnia della Groenlandia e che dagli anni Sessanta sono vittime di tale trattamento. A distanza di oltre mezzo secolo hanno ricevuto delle scuse, ma per molte, non è abbastanza.
Lo “Spiral Case” della Groenlandia
Era il 2022 quando un podcast, chiamato Spiralkampagnen e prodotto dalla tv pubblica danese, dichiarava di aver trovato dei documenti risalenti dagli anni Sessanta, secondo i quali, circa 4.500 donne inuit della Groenlandia – la metà di quelle fertili della regione – avevano ricevuto una contraccezione forzata: era stata loro impiantata la spirale intrauterina.
In tutta risposta, lo stesso anno, il governo danese e quello groenlandese, il Naalakkersuisut, decisero di istituire una commissione di indagine indipendente che avrebbe dovuto approfondire le pratiche contraccettive praticate in Groenlandia dagli anni Sessanta al 1991, quando il territorio ottenne il controllo del proprio sistema sanitario. La commissione iniziò i suoi lavori a maggio, le sue conclusioni saranno pubblicate quest’anno.
Il caso, però, ha raggiunto popolarità a livello internazionale solo nel 2024. A renderlo noto fuori dai confini danesi è stata la denuncia di 150 donne della popolazione indigena Inuit, le quali hanno intentato una causa al governo per i danni subiti dalla contraccezione forzata. Ieri, 27 agosto 2025, Copenaghen ha chiesto scusa.
La storia delle donne Inuit
La storia della decolonizzazione della Groenlandia è segnata da questo triste retroscena che ha lasciato un segno sulla pelle di migliaia di donne. La sua popolazione ha subìto il passaggio graduale dalla sottomissione alla sovranità svedese, a quella norvegese e poi danese, fino al 1953, quando venne abolito lo status coloniale. Nel 1979, arriva l’ottenimento dell’autonomia interna. Bisognerà aspettare il 2009 per il riconoscimento del diritto all’indipendenza.
In questo percorso storico, la popolazione Inuit ha costituito sempre la maggioranza degli abitanti dell’Isola della Groenlandia, rappresentando l’85-90% del totale. La Danimarca continua a mantenere il controllo su politica estera e sicurezza. Con il crescente benessere economico e sanitario del territorio, che si verificava di pari passo con il processo d’indipendenza della Groenlandia, il boom delle nascite rappresentò un problema per l’amministrazione danese. Alla fine degli anni Sessanta, la Danimarca attuò una politica contraccettiva per limitare la natalità nel territorio artico.
Le giovani donne, spesso in preadolescenza, subivano l’impianto di un contraccettivo intrauterino a loro insaputa. È il caso di Uullat Bach, 63 anni, insegnante in pensione, residente a Nuuk, capitale della Groenlandia. La sua storia l’ha raccontata al New York Times: aveva circa 13 anni quando le è stato inserito, senza la sua volontà, un impianto intrauterino. Poco dopo, venne ricoverata in ospedale con forti dolori e i medici furono costretti a rimuovere il dispositivo infetto. “È stato allora che ho scoperto che me l’avevano iniettato”, ha detto. Anni dopo, quando cercò di avere figli, disse che le cicatrici causate dal dispositivo avevano bloccato un’ovaia e ristretto l’altra, rendendo impossibile la gravidanza.
E fino a qualche anno fa, i ginecologi groenlandesi continuavano a trovare dispositivi intrauterini in donne che non erano neppure consapevoli di possederne uno: la più anziana di cui si è a conoscenza ha 86 anni, a dimostrazione che la contraccezione forzata potrebbe essere iniziata ben prima di quando se ne hanno le prove.
Le scuse della Danimarca
Mercoledì le amministrazioni di Danimarca e Groenlandia si sono scusate ufficialmente con tutte le donne Inuit per il loro ruolo negli storici maltrattamenti. Il primo ministro della Groenlandia, Jens-Frederik Nielsen, ha affermato che la questione rappresenta “un capitolo oscuro della nostra storia”. La premier danese Mette Frederiksen, invece, ha affermato che, sebbene il passato non possa essere cambiato, “possiamo assumerci la nostra responsabilità. Pertanto, a nome della Danimarca, vorrei chiedere scusa”.
Da quanto affermato dalla premier, dalle indagini iniziate nel 2022, “altri capitoli oscuri che comportano una discriminazione sistematica nei confronti dei groenlandesi” saranno presto pubblici. Si presume che la presidente danese si riferisca ai fatti accaduti nel 1951, quando il governo danese sottrasse 22 bambini Inuit alle loro famiglie per poter condurre un esperimento sociale. O ai neonati sottratti a diverse donne indigene perché non superavano i test di competenza genitoriale imposti dal Paese e dichiarati inammissibili per i cittadini della popolazione Inuit a gennaio 2025. Inammissibilità che non ha impedito, nelle scorse settimane, l’ennesimo caso di sottrazione di minore ad una donna nata in Groenlandia da genitori inuit, alla quale è stato sottratto il neonato dopo un’ora dalla nascita.