Clamidia, quando minaccia la fertilità? Lo studio
- 23/08/2024
- Fertilità
Le conseguenze della contrazione di una malattia sessualmente trasmissibile possono essere anche molto gravi. È il caso della Clamidia, ad esempio, che, se contratta in età fertile, può minacciare la capacità riproduttiva dell’apparato genitale femminile.
Un nuovo studio, finanziato dal Netherlands Organisation for Health Research and Development e pubblicato sul Lancet, ha portato alla luce informazioni cruciali sul legame tra infezioni da Chlamydia trachomatis e le gravi complicazioni del tratto riproduttivo, mettendo in risalto l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce.
Ma cos’è la Clamidia e cos’è emerso dallo studio?
Chlamydia trachomatis
La Clamidia è un’infezione sessualmente trasmissibile (IST) causata dal batterio Chlamydia trachomatis. È una delle IST più comuni e spesso non presenta sintomi, soprattutto nelle fasi iniziali, rendendola difficile da rilevare senza test specifici.
Se non trattata, la clamidia può portare a complicazioni serie, come Malattia infiammatoria pelvica (PID) nelle donne, che può causare danni alle tube di Falloppio, aumentare il rischio di gravidanza ectopica e portare all’infertilità. Negli uomini, può causare uretrite e, in rari casi, infertilità.
La clamidia è curabile con antibiotici, e la prevenzione include l’uso di preservativi e test regolari, soprattutto per le persone sessualmente attive.
Lo studio
Lo studio ha coinvolto oltre 5500 donne. I ricercatori le hanno seguite per 14 anni, integrando i dati di screening per la Chlamydia con diagnosi auto-riportate e test sierologici. Ciò ha permesso di minimizzare la misclassificazione e confrontare i rischi di complicazioni tra infezioni mai diagnosticate, diagnosticate e asintomatiche.
I risultati hanno confermato un’associazione significativa tra la positività alla Chlamydia e un aumento del rischio di Malattia infiammatoria pelvica (PID), gravidanza ectopica e infertilità tubarica. Le infezioni sintomatiche hanno mostrato il rischio più alto, mentre non è stato osservato un rischio aumentato nelle infezioni asintomatiche.
La metodologia
Le donne avevano età compresa tra 20 e 44 anni, tutte assegnate alla nascita come sesso femminile, e residenti nei Paesi Bassi. Queste partecipanti sono state reclutate tra il 2008 e il 2011 da uno studio di implementazione di screening per la clamidia (Chlamydia Screening Implementation, CSI).
Le donne reclutate provenivano da un’ampia gamma di contesti geografici all’interno del Paese, coprendo sia aree urbane che rurali e avevano effettuato almeno un test PCR per la clamidia durante lo studio CSI e acconsentendo al monitoraggio per il successivo decennio.
Le conseguenze della Clamidia
Le conseguenze della clamidia vanno dalla Malattia infiammatoria pelvica fino alla gravidanza ectopica e all’infertilità tubarica. La prima è una delle complicazioni più comuni e gravi associate al batterio. Ad esempio, nelle donne con infezione sintomatica, il rischio di PID era superiore del 60% rispetto a quelle con infezione asintomatica.
La gravidanza ectopica, in cui l’embrione si impianta al di fuori dell’utero, spesso nelle tube di Falloppio, rappresenta un grave pericolo per la salute della donna e può essere fatale se non trattata immediatamente. Dallo studio è emerso che l’incidenza di gravidanza ectopica era maggiore nelle donne positive alla clamidia rispetto a quelle negative, con un aumento del rischio stimato intorno al 30-50% per le donne con infezione sintomatica.
Così come, anche il rischio di infertilità tubarica era più elevato nelle donne che avevano avuto un’infezione da clamidia. Le donne con infezione sintomatica avevano un rischio maggiore del 70% rispetto a quelle senza.
L’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce
Data l’elevata incidenza delle infezioni da Chlamydia tra le giovani donne, è essenziale promuovere la prevenzione attraverso l’uso di contraccettivi di barriera e l’educazione sessuale. Inoltre, la diagnosi precoce tramite test regolari può fare la differenza nel prevenire complicazioni a lungo termine.
“Le campagne di sensibilizzazione devono puntare a ridurre lo stigma legato ai controlli ginecologici e incoraggiare una maggiore consapevolezza sui rischi associati alle infezioni sessualmente trasmissibili – spiegano i ricercatori – Lo studio conferma l’importanza cruciale di affrontare le infezioni da Chlamydia con serietà, riconoscendone il potenziale impatto sulla fertilità femminile”.
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