Chemsex, perché mescolare sesso e droghe non è una buona idea?
Non è il titolo di una nuova hit estiva: “Sesso e droga” è un problema sociale che preoccupa sempre più le nuove generazioni. Si chiama “Chemsex” e ha guadagnato attenzione come un fenomeno emergente, in particolare tra i giovani adulti. Questa pratica, che combina l’uso di sostanze stupefacenti con l’attività sessuale, solleva preoccupazioni significative riguardo alla salute mentale e fisica.
Ma cos’è esattamente il chemsex? Quali sono le sue dimensioni e le sue cause?
Che cos’è il Chemsex?
Il termine “chemsex” si riferisce all’uso di droghe come mefedrone, Ghb e cristallo di metanfetamina, impiegate durante l’attività sessuale. Le sostanze vengono spesso utilizzate per amplificare il piacere e prolungare l’esperienza, portando a una forma di sessualità che può diventare estremamente rischiosa.
“Il termine nasce dalla fusione di chems, termine utilizzato per definire le sostanze stupefacenti di origine chimica e sex, sesso. Quando David Stuart ha coniato questo neologismo, ovvero nel 2012 – ha raccontato Michele Lanza, referente del Progetto Chemsex dell’Asa, l’Associazione Solidarietà Aids – erano essenzialmente tre le sostanze utilizzate per le sessioni di chemsex: metanfetamina, catinoni e Ghb. Più di recente, poi, la gamma di stupefacenti usati si è ampliata, adattandosi via via a ciò che offre il mercato. In Italia, ad esempio, è possibile osservare tendenze diverse anche da una città all’altra. Nella Capitale è molto in voga la cocaina base libera, ovvero la cocaina fumata, ciò che in America è chiamato Crack. A Milano, tra le sostanze psicoattive più in uso c’è il metilenediossipirovalerone (Mdpv)”.
Il fenomeno è diventato significativo in tutto il mondo, colpendo porzioni di popolazione sempre più diversificate. Se fino a poco tempo fa era associato solo a uomini che avevano rapporti con altri uomini o alla comunità Lgbtq+, un sondaggio condotto tra 1.828 individui residenti in Italia dal Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze, Asst Spedali Civili Di Brescia, ha rilevato che il 13,6% degli intervistati pratica chemsex e che di questa percentuale il 35,9% erano donne.
Inoltre, 13 persone (5%) si sono definite dipendenti dal chemsex; 173 persone (69,8%) vorrebbero avere maggiori informazioni sui rischi correlati al chemsex e 79 persone (31,8%) vorrebbero parlarne con un professionista che lavora nel campo delle dipendenze.
“La prevalenza riscontrata nel nostro sondaggio italiano è coerente con i risultati di altri studi – scrivono i ricercatori -. In particolare, il nostro sondaggio rivela la presenza di chemsex tra le donne. I nostri risultati sottolineano la necessità di una comprensione più completa del chemsex, evidenziando l’importanza di coinvolgere servizi specializzati come unità per le dipendenze, ambulatori per le malattie sessualmente trasmissibili e servizi di salute mentale. Queste strutture sanitarie possono condividere efficacemente le informazioni e implementare campagne di prevenzione dei rischi incentrate sul chemsex”.
Cause del fenomeno
Le motivazioni che portano le persone a praticare chemsex sono molteplici. In primis, si parla di “ricerca di evasione”, molti cercano di sfuggire allo stress quotidiano e alle pressioni sociali, trovando nelle sostanze un modo per liberarsi temporaneamente. Le droghe, inoltre, possono amplificare l’esperienza sessuale, portando a una maggiore ricerca di piacere.
Il chemsex è spesso praticato in contesti di festa, creando opportunità negative e tossiche di connessione tra individui con esperienze simili e la crescente accettazione di pratiche sessuali non convenzionali nella cultura contemporanea contribuisce alla normalizzazione del chemsex, pericolo che vede coinvolti soprattutto i giovani avvezzi ad assecondare le challenge online, anche in materia di sesso.
Rischi del Chemsex
L’uso di sostanze durante l’attività sessuale comporta numerosi rischi, tra cui:
• Malattie sessualmente trasmissibili (Mst): l’aumento del chemsex è correlato a una maggiore incidenza di infezioni, in particolare Hiv.
• Problemi di salute mentale: l’uso eccessivo di droghe può portare a dipendenze, ansia e depressione.
• Comportamenti a rischio, come l’alterazione dello stato mentale può portare a decisioni impulsive e a situazioni pericolose.
Educazione e sensibilizzazione ad una sessualità sana
È fondamentale sviluppare programmi educativi che informino i giovani sui rischi legati al chemsex. Le scuole e le organizzazioni giovanili dovrebbero includere questo tema nei loro curricula, promuovendo una discussione aperta e onesta. Inoltre, l’accesso a servizi sanitari e di supporto è cruciale. Offrire screening regolari per Mst e servizi di consulenza può aiutare a identificare e affrontare i problemi prima che diventino gravi.
In sintesi, è necessario creare eventi e spazi di socializzazione che non promuovano l’uso di sostanze come alternative sane e sicure per socializzare. In tal senso, coinvolgere le comunità locali e le associazioni Lgbtq+ nella lotta contro il chemsex può favorire un cambiamento culturale e creare reti di supporto per chi è a rischio.
Il chemsex rappresenta un fenomeno complesso e in crescita, che richiede attenzione e intervento. Comprendere le sue dimensioni, le cause e i rischi associati è essenziale per sviluppare strategie efficaci di prevenzione, specialmente tra i giovani. Solo attraverso l’educazione, la sensibilizzazione e il supporto si può sperare di affrontare questa sfida e garantire un futuro più sano e sicuro per le nuove generazioni.
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