Castrazione chimica: approvato ordine del giorno della Lega
- 29 Maggio 2025
- Fertilità Popolazione
Un ordine del giorno della Lega, approvato alla Camera, apre alla possibilità di introdurre in Italia la castrazione chimica volontaria per reati sessuali, seguendo il modello recentemente annunciato dal Regno Unito. La miccia si è accesa durante il dibattito sul decreto Sicurezza, con l’odg del deputato Igor Iezzi della Lega che impegna l’esecutivo a valutare l’introduzione della misura.
L’ok, seppur legato all’istituzione di un semplice tavolo tecnico, ha avuto un effetto deflagrante nella maggioranza e ha provocato la reazione durissima delle opposizioni. I componenti democratici della commissione Affari Costituzionali – Simona Bonafè, Gianni Cuperlo, Federico Fornaro e Matteo Mauri – parlano di “scivolamento pericoloso verso pene corporali” e di “sottomissione della maggioranza alle posizioni più estreme della Lega”.
Una proposta della Lega
L’odg, scrive Iezzi su X, sarà valutato “nel rispetto dei principi costituzionali e sovranazionali”. La possibilità di introdurre la castrazione chimica volontaria per chi viene condannato riguarderà “reati di violenza sessuale” o “altri gravi reati determinati da motivazioni sessuali”.
E l’opposizione insorge: “La proposta della castrazione chimica, una battaglia ciclicamente riproposta dalla Lega per alzare polveroni e mettere in difficoltà quella parte più moderata e ormai minoritaria della coalizione, mina le basi del nostro ordinamento giuridico e riporta l’Italia indietro nel tempo, proponendo una pena corporale incostituzionale”, aggiungono i democratici. “L’ok del governo all’ordine del giorno della Lega per istituire un tavolo tecnico sulla castrazione chimica rappresenta un grave scivolamento verso pratiche che richiamano pene corporali, in palese contrasto con la Costituzione e i principi dello Stato di diritto”, ha aggiunto la nota congiunta.
“È particolarmente allarmante — proseguono — che anche forze storicamente garantiste della maggioranza, come Forza Italia, sostengano oggi senza alcun imbarazzo questa deriva giustizialista, del tutto scollegata da un’efficace strategia di prevenzione della violenza. Il nostro ordinamento non può cedere a scorciatoie punitive di stampo medievale”. “Invitiamo il governo e la maggioranza a riflettere seriamente sulle implicazioni di questa proposta e a ritirare il sostegno a misure che minano i fondamenti del nostro ordinamento giuridico”, concludono i democratici.
“Una donna al giorno viene uccisa dalla violenza del suo compagno, generalmente uomo incensurato, ma la Lega torna alla carica con un suo odg al dl Sicurezza che chiede la castrazione chimica consensuale nei casi di violenza sessuale e di reati con ‘motivazione sessuale’ e la destra tutta lo approva. A nessuno e nessuna di quello schieramento viene in mente di impegnarsi invece nel contrastare le cause della violenza dei maschi prima che si esprima in modo così devastante per le donne?”, così Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera.
Il precedente britannico
Solo pochi giorni fa, il governo del Regno Unito aveva annunciato un progetto pilota per la castrazione chimica destinato ai detenuti condannati per gravi reati sessuali. La misura, inizialmente su base volontaria, sarà implementata in 20 carceri di Inghilterra e Galles, con la possibilità di diventare obbligatoria in futuro. L’obiettivo dichiarato è ridurre la recidiva e alleviare la pressione su un sistema carcerario sovraffollato.
La proposta si basa su un rapporto dell’ex ministro della Giustizia David Gauke, che suggerisce riforme per affrontare la crisi del sistema penale britannico. Tuttavia, la castrazione chimica ha sollevato preoccupazioni etiche e dubbi sulla sua efficacia nel prevenire la recidiva. Alcuni esperti sostengono che il trattamento dovrebbe essere somministrato solo con il consenso del paziente, mentre altri sottolineano che il comportamento sessuale deviato può derivare da fattori diversi dalla libido.
La castrazione chimica è già utilizzata in diversi Paesi con modalità variabili: volontaria in Germania e Danimarca, obbligatoria in Polonia per alcuni reati gravi. In Italia, la misura non è prevista né su base volontaria né obbligatoria, sebbene sia stata proposta da alcune forze politiche.