Regno Unito, depenalizzato aborto oltre i termini per donne in Inghilterra e Galles
- 18 Giugno 2025
- Fertilità
Il parlamento del Regno Unito, la Camera dei Comuni, ha approvato un emendamento che segna la più grande riforma delle leggi sull’aborto in Inghilterra e Galles degli ultimi sessant’anni. Le donne non potranno più essere perseguite penalmente per aver interrotto la gravidanza al di fuori dei limiti previsti dalla legge, come nel caso di aborti oltre le 24 settimane.
L’emendamento, presentato dalla deputata laburista Tonia Antoniazzi, è stato approvato con libera votazione dei parlamentari, con 379 voti a favore e 137 contrari e arriva in seguito alle crescenti richieste di modifica della legge, poiché negli ultimi anni è aumentato il numero di donne indagate, arrestate o processate per questa causa.
L’emendamento approvato ora alla legge del 1861 non cambierà le disposizioni del 1967 che sanciscono il permesso d’aborto fino alla 24esima settimana previa autorizzazione di due medici, ma non considererà più un reato le eventuali violazioni.
L’emendamento sull’aborto
“Queste donne hanno bisogno di cure e sostegno, non di criminalizzazione”, ha dichiarato Antoniazzi in Parlamento, citando casi recenti in cui donne sono state arrestate dopo aver subito aborti spontanei o aver assunto farmaci oltre il termine legale. Uno di questi è il caso di Nicola Packer. La donna londinese, di 45 anni, è stata processata per aver assunto farmaci abortivi a circa 26 settimane di gravidanza, ben oltre il limite legale per l’aborto farmacologico domiciliare che è di 10 settimane. Il fatto risale al 2020 quando, durante il lockdown per il Covid, Packer ricevette i farmaci tramite telemedicina. Lei ha sempre sostenuto che non era a conoscenza di essere così avanti nella gravidanza. Dopo un’indagine durata quattro anni, è stata assolta dalla Crown Court di Isleworth nel maggio 2025.
Il suo processo ha suscitato indignazione e ha riacceso il dibattito sulla necessità di riformare le leggi britanniche sull’aborto, ancora basate in parte su una normativa del 1861. Molti attivisti, medici e parlamentari hanno definito la sua vicenda un esempio di come queste leggi siano “crudeli” e “superate”.
L’emendamento fa parte di un disegno di legge più ampio che si occupa di criminalità e polizia: per entrare in vigore è necessario che tutto il disegno di legge venga approvato da entrambe le camere del parlamento e riceva l’assenso reale. Il testo gode comunque di ampio sostegno, e dovrebbe passare senza particolari problemi. La riforma ha ricevuto il sostegno di 180 parlamentari di diversi schieramenti e di oltre 50 organizzazioni, tra cui il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists.
Regno Unito e aborto
L’aborto nel Regno Unito è disciplinato dall’Abortion Act del 1967. Prevede la possibilità di interrompere volontariamente una gravidanza sulla base del parere di due medici e entro le 24 settimane di gestazione, a meno di gravi pericoli per la salute della donna e del feto.
L’emendamento si inserisce in un più ampio contesto storico di battaglia dei diritti delle donne in Uk in quanto, l’Abortion Act rappresenta una deroga dell’Offences Against the Person Act (1861): una legge che risale a quando le donne non avevano neanche il diritto di voto e prevede l’ergastolo in caso di aborto oltre i termini.
In Italia, il limite per l’interruzione volontaria di gravidanza, secondo la legge 194 del 1978, è di 90 giorni (circa 12 settimane e 6 giorni) dalla data del concepimento. Dopo questo periodo, l’aborto può essere eseguito solo se ci sono gravi motivi di salute per la donna o se sono presenti gravi anomalie o malformazioni del feto che possono mettere a rischio la vita o la salute della madre.