Neonati, adolescenti, future mamme: la catena della protezione vaccinale
Un ago sottile, pochi secondi, e un singolo gesto si trasforma in un atto di protezione collettiva. I vaccini sono uno degli strumenti più efficaci che l’umanità abbia mai creato per difendere la salute pubblica. In questi giorni — dal 24 al 30 aprile 2025 — si celebra la Settimana mondiale dell’immunizzazione, mentre in Europa, dal 27 aprile al 3 maggio, è in corso la Settimana europea delle vaccinazioni. Due appuntamenti fondamentali che ribadiscono un messaggio semplice ma essenziale: immunizzarsi è possibile, necessario e vantaggioso per tutti.
Con il tema “Immunization for All is Humanly Possible”, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e i suoi partner vogliono ribadire che la protezione dalle malattie prevenibili è un obiettivo ancora raggiungibile, ma che richiede attenzione e investimenti concreti.
Per le famiglie, significa anche interrogarsi su come garantire ai propri figli un futuro più sicuro.
L’impatto dei vaccini sulla salute infantile
Negli ultimi 50 anni, i vaccini hanno salvato almeno 154 milioni di vite nel mondo: circa sei vite al minuto. Gran parte di questi successi riguarda proprio la fascia più fragile: quella dei bambini. La vaccinazione ha contribuito per il 40% al miglioramento globale della sopravvivenza infantile, con il solo vaccino contro il morbillo che ha rappresentato il 60% delle vite salvate.
Un successo che la Società Italiana di Pediatria (Sip) richiama all’attenzione in occasione della Settimana mondiale dell’immunizzazione e della Settimana europea delle vaccinazioni, sottolineando l’importanza di proteggere la salute in ogni fase della vita. Tuttavia, persistono criticità: in Italia si osserva un calo delle coperture vaccinali nei primi anni di vita, con valori per poliomielite e morbillo leggermente sotto la soglia del 95% raccomandata dall’Oms. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre mezzo milione di bambini non hanno ricevuto tutte le vaccinazioni raccomandate nel loro primo anno di vita.
Il morbillo, in particolare, sta registrando una preoccupante ripresa, con oltre 1.000 casi nel 2024 e 227 nuovi casi solo nei primi tre mesi del 2025, collocando l’Italia al secondo posto in Europa per incidenza. Il 90% dei colpiti non era vaccinato.
I pediatri evidenziano anche carenze significative nelle vaccinazioni dell’adolescenza, come il richiamo contro il meningococco ACWY, fermo al 56,98% tra i sedicenni, e la vaccinazione anti-HPV, che nel 2023 ha raggiunto appena il 45,39% delle ragazze nate nel 2011 e il 39,35% dei coetanei maschi, senza che nessuna Regione abbia centrato l’obiettivo minimo del 95%.
Particolare attenzione viene posta anche alla vaccinazione in gravidanza: proteggersi con i vaccini raccomandati (dTpa, antinfluenzale, anti Covid-19 e anti virus respiratorio sinciziale) significa offrire una protezione immediata al neonato, soprattutto nei primi mesi di vita. Inoltre, la Sip ricorda l’importanza della prevenzione già prima del concepimento: l’immunizzazione contro morbillo, parotite, rosolia e varicella deve avvenire prima della gravidanza per evitare gravi complicanze.
Prevenzione dalla nascita
Il percorso verso una buona salute comincia molto prima di quanto si pensi.
Secondo la Società Italiana di Neonatologia, i neonati sono particolarmente vulnerabili alle infezioni a causa dell’immaturità del loro sistema immunitario, ancora incompleto nei primi mesi di vita.
Per questo motivo, la protezione deve iniziare già nei primissimi giorni.
Tra le misure preventive fondamentali individuate dagli esperti troviamo:
- il latte materno, considerato un vero e proprio “tesoro immunitario” naturale, in grado di offrire al neonato protezione contro numerose infezioni. I suoi benefici, confermati da numerosi studi scientifici, risultano particolarmente cruciali per i nati prematuri o ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale;
- l’igiene accurata, come il frequente lavaggio delle mani, essenziale per ridurre la trasmissione di agenti patogeni, in particolare quando in famiglia sono presenti fratelli o sorelle in età scolare;
- l’uso di dispositivi di protezione individuale nei casi di infezioni domestiche, al fine di limitare l’esposizione del neonato ai virus.
Accanto a queste strategie naturali, la profilassi vaccinale integra le difese innate del bambino, proteggendolo contro malattie potenzialmente gravi.
Negli ultimi anni, il panorama della prevenzione neonatale si è arricchito di nuove opportunità: tra queste spicca l’adozione dell’anticorpo monoclonale contro il virus respiratorio sinciziale (Vrs), responsabile della bronchiolite.
Introdotto durante la stagione epidemica 2024-2025, questo anticorpo ha contribuito in modo significativo a ridurre l’incidenza della bronchiolite in Italia. I dati parlano chiaro: in Lombardia, gli accessi pediatrici al pronto soccorso per bronchiolite sono scesi da 5.800 a 1.500 e i ricoveri da 2.350 a 600.
In Liguria, si è osservata una riduzione dei casi dell’88%, segnando un cambiamento importante nel contenimento della malattia.
Oggi l’immunoprofilassi contro il Vrs si propone attraverso:
- la somministrazione di una singola dose di anticorpi monoclonali per tutti i neonati nati nella stagione epidemica (ottobre-marzo), somministrata direttamente nei Centri nascita prima della dimissione;
- per i nati tra aprile e settembre, la somministrazione avviene prima dell’inizio della stagione epidemica, presso i centri vaccinali o tramite i pediatri di libera scelta.
Questa forma di protezione è offerta gratuitamente, previa sottoscrizione di un consenso informato, e viene proposta ai neonati anche qualora la madre non abbia ricevuto la vaccinazione anti-RSV in gravidanza.
“Nonostante una partenza a macchia di leopardo da regione a regione – osserva il presidente della Sin, Massimo Agosti – i primi risultati sono incoraggianti”. Regioni come Lombardia, Liguria e Toscana hanno raggiunto tassi di copertura superiori al 90%, aprendo la strada a una possibile inclusione dell’anticorpo monoclonale nel calendario vaccinale nazionale. Uno studio recente ha inoltre dimostrato un’efficacia protettiva fino a 180 giorni dalla somministrazione, un dato che rafforza la prospettiva di un’adozione estesa su scala nazionale.
Disinformazione, crisi, tagli: le nuove sfide che mettono a rischio i programmi vaccinali
Se i vaccini hanno contribuito a scrivere pagine luminose della storia della medicina, oggi alcuni fattori rischiano di compromettere questi risultati. Le principali agenzie sanitarie internazionali — Oms, Unicef e Gavi — hanno lanciato l’allarme: i progressi nell’immunizzazione sono a rischio.
I motivi sono molteplici. La disinformazione si diffonde rapidamente, alimentando dubbi e sfiducia. La crescita demografica nei Paesi a basso reddito aumenta il fabbisogno di vaccini, mentre le crisi umanitarie rendono difficile garantire la continuità dei programmi vaccinali. A tutto questo si aggiungono tagli ai finanziamenti globali, che hanno già provocato interruzioni nei servizi vaccinali in circa la metà dei Paesi a basso e medio reddito.
I numeri parlano chiaro. I focolai di morbillo, meningite e febbre gialla sono in aumento. Il morbillo, in particolare, ha registrato 10,3 milioni di casi nel 2023, con un incremento del 20% rispetto all’anno precedente. E nei primi mesi del 2025, i dati suggeriscono un ulteriore peggioramento. Anche la meningite in Africa e la febbre gialla nelle Americhe mostrano segnali di recrudescenza, con decine di migliaia di casi sospetti.
Vaccini e accesso equo
Non tutti i bambini hanno lo stesso accesso ai vaccini salvavita. La disparità nell’accesso all’immunizzazione è una delle grandi sfide del nostro tempo. Le differenze geografiche ed economiche influenzano profondamente la possibilità di essere vaccinati, esponendo milioni di bambini a rischi evitabili.
Nel quadro della Immunization Agenda 2030 dell’Oms, il 2025 rappresenta il giro di boa: è il momento di verificare quanto sia stato fatto e quanto ancora resta da fare. L’obiettivo è ambizioso ma chiaro: garantire che nessuno venga lasciato indietro.
Per le famiglie nei Paesi ad alto reddito, dove i vaccini sono disponibili e gratuiti, il compito è spesso quello di informarsi correttamente e aderire alle campagne vaccinali. Ma in molte aree del mondo, ottenere una dose di vaccino può significare affrontare viaggi lunghi, superare barriere culturali o linguistiche, sfidare condizioni di insicurezza.
Secondo l’Oms, la crisi dei finanziamenti sta limitando la capacità di vaccinare oltre 15 milioni di bambini vulnerabili in contesti fragili o colpiti da conflitti. Questo non è solo un problema etico, ma anche pratico: ogni focolaio di malattia in un angolo del mondo può, con la mobilità globale, trasformarsi in un rischio per tutti.