Perché allattare resta difficile, anche nel 2025
- 1 Agosto 2025
- Famiglia
Torna, dall’1 al 7 agosto, la Settimana Mondiale dell’Allattamento. Tema 2025: “Sostenere l’allattamento attraverso sistemi alimentari equi”. Titolo ambizioso, ma necessario, perché, anche se il latte materno è il miglior alimento possibile per neonati e lattanti, accedervi – nel senso di poterlo effettivamente dare e ricevere – oggi è ancora questione di fortuna.
La campagna è coordinata da Waba (Alleanza Mondiale per l’Azione sull’Allattamento al Seno), con il supporto di Oms e Unicef. Nell’agosto del 1990, governi e istituzioni sanitarie firmarono a Firenze la Dichiarazione degli Innocenti, primo documento internazionale che riconosceva l’allattamento come pratica da proteggere e sostenere, non solo da incoraggiare. Trentacinque anni dopo, la protezione resta sulla carta in molte parti del mondo – e in parecchie zone d’Italia.
Non è solo una questione di biologia, ma di contesto. Le evidenze scientifiche sull’allattamento sono schiaccianti: protegge da infezioni, allergie, obesità, diabete, alcuni tumori; favorisce il legame madre-bambino; fa bene anche alla salute della madre. Ma meno della metà dei bambini nel mondo riceve latte materno in modo esclusivo per i primi sei mesi, come raccomanda l’Oms. Il motivo? Ostacoli culturali, economici, organizzativi, mancanza di supporto, contratti di lavoro incompatibili, assistenza discontinua, tutti fattori che trasformano un atto naturale in una corsa a ostacoli.
Il punto, oggi, non è più dimostrare che allattare è importante. Il punto è chiedersi: chi può davvero farlo? E chi resta tagliato fuori? È da qui che parte la riflessione di questa settimana mondiale.
Allattamento e disuguaglianze
L’Oms è chiarissima: allattamento esclusivo nei primi sei mesi, poi alimentazione complementare, mantenendo il seno fino ai due anni e oltre (non per ideologia, ma per dati). L’allattamento protegge il neonato, rafforza il suo sistema immunitario, migliora lo sviluppo neurocognitivo e riduce la probabilità di malattie future. Anche la madre ha vantaggi documentati: meno rischio di tumori al seno e all’utero, migliore recupero post-parto, meno diabete e ipertensione.
Il programma “Ospedali amici dei bambini”, promosso da Oms e Unicef, definisce protocolli precisi: contatto pelle a pelle entro un’ora, avvio dell’allattamento subito, rooming-in, niente biberon né ciucci nei primi giorni. Ma in Italia, le strutture che rispettano questi criteri restano minoranza. L’inizio, che dovrebbe essere garantito a tutti, ma non è così.
Secondo l’Iss, solo il 70% dei bambini esce dall’ospedale con un allattamento esclusivo. Dopo tre mesi, la percentuale crolla. La fotografia più onesta dell’allattamento in Italia arriva dal Sistema di Sorveglianza 0-2 anni dell’Istituto Superiore di Sanità. A essere allattati più a lungo sono i figli delle madri con titolo di studio elevato, che hanno frequentato corsi preparto, che vivono in regioni dove esiste ancora una rete di consultori. In sintesi: chi ha capitale culturale e accesso ai servizi. Gli altri no.
Il dato è ancora più significativo perché riguarda l’inizio della vita. Chi nasce in un contesto svantaggiato non solo ha meno probabilità di essere allattato, ma parte con un rischio sanitario e sociale più alto. L’allattamento – o la sua assenza – diventa un moltiplicatore di diseguaglianze già presenti.
Per Angela Giusti, ricercatrice dell’Iss, è netta: “Sostenere l’allattamento è una responsabilità condivisa, che parte da piccoli gesti quotidiani e si allarga alla costruzione di sistemi alimentari più equi, etici e resilienti”. Il punto non è convincere le madri ad allattare. È mettere in condizione tutte le madri di poterlo fare.
Nel frattempo, il mercato dei sostituti del latte materno continua a crescere. Il problema non è il prodotto in sé – che in alcune situazioni è essenziale – ma la sua presentazione come “alternativa comoda”.
Allattare è sicuro, pratico e gratis
L’estate è il banco di prova perfetto: caldo torrido, ritmi stravolti, spostamenti, idratazione da garantire. L’allattamento al seno, in questo contesto, si rivela per quello che è: il modo più semplice, sicuro e pratico per nutrire un neonato, anche in viaggio. Eppure, ogni anno, tornano a circolare consigli superati, mezze verità e indicazioni confuse. L’Istituto Superiore di Sanità ha risposto con un decalogo chiaro: dieci regole essenziali per allattare in sicurezza e benessere durante i mesi più caldi.
- Offrire il seno più spesso: con il caldo aumenta il fabbisogno di liquidi. Il latte materno si adatta in automatico, diventando più ricco d’acqua all’inizio della poppata. Non serve forzare: il neonato regola da sé le frequenze.
- Non dare acqua nei primi sei mesi, neanche d’estate. Il latte materno è già sufficiente a idratare. Aggiungere acqua può ridurre l’assunzione di nutrienti e non ha basi scientifiche.
- Idratarsi regolarmente: La madre deve bere acqua secondo la propria sete. Frutta e verdura fresca aiutano, mentre sono da evitare le bevande zuccherate o dolcificate.
- Mangiare bene: nessuna dieta speciale, solo equilibrio. Tutti i gruppi alimentari devono essere presenti, con un’attenzione in più ai cibi di stagione, facilmente reperibili in estate.
- Evitare sostanze nocive: niente alcol, attenzione a pesticidi e contaminanti alimentari. Quando possibile, preferire cibi freschi, tracciabili e sicuri.
- Scegliere abiti leggeri: cotone e fibre naturali, pochi strati, niente accessori inutili, sia per la madre che per il bambino.
- Allattare all’ombra, in ambienti ventilati. In casa meglio aprire le finestre o usare ventilatori (non puntati sul bambino). All’aperto, sì a porticati o ombra naturale, no all’esposizione diretta.
- Evitare sbalzi termici: entrare in ambienti climatizzati con gradualità. Se possibile, tenere il bambino a contatto per favorire l’adattamento.
- Non coprire passeggini con teli: rischiano di bloccare la ventilazione e creare pericolosi accumuli di calore. Meglio ombrellini parasole o coperture traspiranti.
- Seguire i segnali del bambino: ogni neonato ha i suoi ritmi. Osservare, ascoltare e rispettare le sue richieste è la chiave anche d’estate.
“Il latte materno è sempre pronto, sterile, alla giusta temperatura, e sicuro anche in condizioni ambientali critiche”, spiega Angela Giusti. “Non richiede bollitura né strumenti. È il cibo ideale in assoluto, anche e soprattutto nei mesi caldi”.