Regno Unito, primo sciopero dei papà nella storia: “Congedo di paternità di almeno 6 settimane”
Anche i papà dovrebbero avere il diritto di veder crescere i propri figli. Per questo, l’11 giugno, centinaia di papà inglesi hanno lasciato il lavoro alle 15 e protestato contro quello che definiscono “l’imbarazzo nazionale” del congedo di paternità britannico. Il primo sciopero dei papà (“DadStrike”) della storia ha una richiesta precisa: almeno sei settimane di congedo retribuito a pieno, contro le attuali due settimane pagate meno della metà del salario minimo.
Congedo per i papà, in Uk un sistema “tra i peggiori al mondo”
La protesta unisce mamme e papà, tanto che la Commissione per le Donne e le Pari Opportunità della Camera dei Comuni ha definito il sistema britannico “uno dei peggiori al mondo sviluppato” per i padri. D’altronde, i numeri parlano chiaro: mentre le madri ricevono il 90% del loro stipendio medio per le prime sei settimane di congedo, i padri ottengono appena 187,18 sterline settimanali – circa 217 euro – per un massimo di due settimane. Una disparità che, secondo la parlamentare laburista Sarah Owen, “rafforza stereotipi di genere obsoleti sulla cura dei figli”, che, ancora oggi, ricade principalmente sulle spalle delle mamme.
Il confronto con gli altri Paesi è impietoso. La Spagna garantisce 16 settimane di congedo a stipendio pieno, la Francia 28 giorni retribuiti, mentre la Svezia offre 480 giorni di congedo parentale condiviso con 90 giorni specificamente riservati ai padri. L’Italia non è molto distante dall’Uk: il congedo di paternità obbligatorio è di appena 10 giorni (retribuiti al 100%). Il Regno Unito si posiziona al 40° posto su 43 paesi Ocse per generosità del congedo paterno.
Le conseguenze di un sistema inadeguato
Solo il 59% dei padri britannici utilizza il congedo di paternità disponibile e, tra coloro che lo prendono, oltre la metà delle famiglie affronta difficoltà finanziarie. Un padre su tre non prende alcun congedo alla nascita del figlio, mentre i padri lavoratori autonomi sono completamente esclusi dal sistema.
George Gabriel, co-fondatore del gruppo di campagna The Dad Shift, ha spiegato al Guardian che “il sistema di congedo di paternità del Regno Unito costringe i padri a una scelta impossibile dal giorno dell’arrivo dei figli: provvedere finanziariamente o essere presenti”. Le statistiche dimostrano che i padri britannici trascorrono il 57% in meno di ore di veglia con i loro figli nel primo anno rispetto alle madri: 1.403 ore contro 3.293.
Il precedente dei bambolotti appesi alle statue
Il primo “DadStrike” della storia è solo l’ultima tappa di una protesta che va avanti da tempo.
Prima dello sciopero dell’11 giugno, i sostenitori della riforma avevano già catturato l’attenzione pubblica con proteste creative e simboliche. Nel settembre 2024, alcuni attivisti del Dad Shift hanno legato bambolotti a grandezza naturale alle statue di figure maschili celebri a Londra ed Edimburgo. Le statue di Gene Kelly a Leicester Square, Thierry Henry vicino all’Emirates Stadium e Isambard Kingdom Brunel alla stazione di Paddington sono apparse con marsupi e bambole, per lanciare un messaggio importante sull’importanza della paternità.
L’idea non era nuova: nell’ottobre 2023, il gruppo Pregnant then Screwed aveva già utilizzato la stessa tattica sulle iconiche statue di Antony Gormley sulla spiaggia di Crosby, nel Merseyside. Durante quella protesta, era stato anche riprodotto il pianto di un neonato per amplificare il messaggio. Gabriel ha spiegato che volevano “evidenziare il ruolo importante che la paternità gioca nella vita degli uomini e perché il governo britannico deve dare a padri e co-genitori un congedo di paternità migliore”.
Le proposte di riforma sul congedo parentale in Uk
La Commissione parlamentare ha raccomandato di aumentare il congedo di paternità a sei settimane in modo graduale durante l’attuale legislatura, con una retribuzione pari al 90% dello stipendio medio per le prime sei settimane, equiparandolo al congedo di maternità. Il rapporto sottolinea che solo il 3% dei 3,3 miliardi di sterline investiti dal Regno Unito nel congedo parentale supporta padri e genitori non partorenti.
Alex Lloyd-Hunter, co-fondatore del Dad Shift, ha dichiarato a Netmums che il gruppo chiede un congedo che sia “sostanziale, accessibile ed equo”. Le loro richieste includono tempo sufficiente per supportare il partner e legare con i figli, una retribuzione che permetta a tutti di permetterselo, e pari opportunità per entrambi i genitori.
L’impatto economico e sociale
I sostenitori della riforma rafforzano la propria richiesta con dei dati eloquenti: i Paesi con sei o più settimane di congedo di paternità hanno un gender gap salariale inferiore del 4% e un gap di partecipazione alla forza lavoro più piccolo del 3,7%. Un sondaggio del 2025 ha rivelato che l’86% dei genitori concorda sul fatto che i bambini traggono beneficio quando entrambi i genitori sono coinvolti equamente nella loro crescita.
La pressione sul governo laburista di Keir Starmer sta crescendo. Durante la campagna elettorale, il premier aveva promesso di rivedere il sistema di congedo parentale nel primo anno di governo. I manifestanti hanno fatto appello al primo ministro ricordandogli il suo impegno personale verso la famiglia, quando aveva dichiarato di voler riservare i venerdì sera ai propri figli.
Un cambiamento necessario
Il DadStrike dell’11 giugno ha rappresentato un momento di svolta nella battaglia per i diritti dei padri britannici. Con manifestazioni davanti agli edifici del governo di Londra ed Edimburgo, e padri in tutto il paese che hanno fatto simbolicamente il giro di scuole e asili, il messaggio è stato chiaro: il Regno Unito non può più permettersi di rimanere indietro rispetto agli standard europei.
Come ha osservato Katherine Twamley dell’University College London, la scarsa offerta di congedo per i padri trasmette il messaggio che “né il governo britannico né i datori di lavoro considerano importante la loro partecipazione alla cura dei figli”. Una contraddizione inaccettabile per un Paese che vuole stare al passo con i tempi e con i diritti.