Roccella: “In 264 aziende conseguita parità di genere”
- 04/04/2023
- Famiglia
“Il ministero è anche impegnato sul programma del Pnrr relativo alla certificazione della parità di genere per le aziende. Tutti gli step sono stati raggiunti secondo i tempi previsti. ‘Accredia’, l’ente italiano di accreditamento, ha già abilitato 23 organismi di valutazione che a loro volta hanno certificato finora 264 imprese. Un buon numero, considerato che è in piedi da pochi mesi”. Lo ha affermato la ministra per la Famiglia, natalità e pari opportunità nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche davanti alle Commissioni riunite Affari costituzionali, Lavoro e Affari sociali.
Premialità per le imprese che rispettano la parità di genere
“Per promuovere la certificazione delle sole piccole e medie imprese – ha precisato Roccella – sono stati stanziati due milioni e mezzo di euro per attività di accompagnamento e cinque milioni e mezzo per la copertura dei costi di certificazione. Nel 2023, in collaborazione con Unioncamere, il sistema di certificazione verrà ulteriormente promosso e diffuso”. La Roccella ha poi sottolineato che “il nuovo Codice degli appalti prevede la premialità per le imprese che rispettano la parità di genere, il cosiddetto ‘bollino rosa’, che è stato addirittura potenziato. Nel provvedimento di riordino del sistema degli incentivi alle imprese, varato di recente dal Consiglio dei Ministri – ha precisato Roccella – è stata introdotta fra i principi generali la valorizzazione del contributo delle donne alla crescita economica e sociale della Nazione, ed è stato previsto, fra i criteri per la redazione di un codice degli incentivi, il riconoscimento di una premialità alle imprese che valorizzano la quantità e qualità del lavoro femminile, nonché il sostegno alla natalità”.
Lavoro e maternità
“Coinvolgere i padri nella responsabilità della cura è importante ma non risolutivo. La chiave di volta per una effettiva parità, che è poi anche la chiave di volta per una ripresa demografica, sta nella capacità di costruire un’organizzazione del lavoro che non penalizzi la maternità, che non la consideri un di meno rispetto al tempo lavorativo, una sospensione dannosa quasi al pari di una malattia”. Queste le parole della ministra. “Il mio ministero è impegnato su questo fronte, si tratta di un fatto di giustizia sociale, e anche di un investimento sul futuro della società. Finché le donne si sentiranno infatti sostanzialmente costrette a scegliere tra la realizzazione personale e la realizzazione di un desiderio di maternità – ha aggiunto Roccella – non si può sperare in una ripresa della natalità. Per promuovere una cultura d’impresa, e in generale una cultura socioeconomica favorevole alla parità di genere, abbiamo inoltre messo in campo un Codice di autodisciplina per le aziende, sul quale stiamo attivando un confronto con le parti sociali e le organizzazioni di categoria. L’auspicio – ha concluso – è che questa iniziativa possa contribuire non solo a realizzare un’effettiva parità ma anche ad abbattere i dati preoccupanti come quello secondo cui ancora oggi l’85% delle dimissioni femminili nel mercato del lavoro è connesso alla maternità”.
Famiglie, assegno unico
Sull’assegno unico “è intervenuta una procedura di infrazione aperta dall’Europa, dalla quale siamo impegnati a difendere questo strumento. Per correttivi più strutturali, per esempio quelli sull’Isee, bisognerà quindi capire come si evolverà il confronto con l’Europa sulla misura”, ha spiegato Roccella. La misura “ha avuto il principale pregio di fare ordine e di semplificare, uscendo dalla logica dei bonus verso un percorso di tipo strutturale. – ha aggiunto Roccella – Un metodo che condividiamo. Ci sono aspetti da correggere sui quali stiamo lavorando, dalle famiglie numerose, sulle quali siamo già intervenuti con un primo potenziamento in finanziaria, alla situazione dei vedovi, fino ai transfrontalieri”.
In merito al Family Act, Roccella ha ricordato che “abbiamo differito di 24 mesi i termini per l’esercizio delle deleghe contenute nel provvedimento, allineando le scadenze dei diversi punti, e questo per un motivo ben preciso, oltre alla naturale volontà di riconsiderarne i contenuti alla luce degli indirizzi dell’attuale maggioranza. Il Family Act ha rappresentato infatti un apprezzabile sforzo di razionalizzazione delle varie misure per la famiglia: è bene precisare però che si è trattato sostanzialmente di una dichiarazione di intenti, priva di corrispondenti poste di bilancio e rimasta infatti inattuata”.
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