Diritto di famiglia, Mattarella: “Laceranti violenze su donne e abusi sui minori”
- 19/05/2025
- Famiglia
La legge sulla riforma del diritto di famiglia celebra il suo cinquantesimo anniversario. Un appuntamento, questo, che ricorda i diritti acquisiti e quelli ancora mancanti nell’istituto giuridico familiare. È il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha sottolineato, in tale occasione, le carenze dell’applicabilità della riforma e che dal 1975 ancora faticano a trovare supporto: “Rimangono tuttora laceranti le violenze perpetrate sulle donne, sovente in ambito familiare, sino agli abusi che si registrano nei confronti dei minori”, ha spiegato Mattarella.
Il Capo dello Stato ha sottolineato, inoltre, l’importanza di un sostegno istituzionale per le fragilità familiari, promuovendo una cultura basata sul rispetto dei diritti e della dignità delle persone, specialmente quelle più vulnerabili. Ma perché è così importante parlare ancora di “diritto di famiglia”?
Riforma del diritto di famiglia
Il presidente Mattarella ha evidenziato come la legge, approvata con ampio consenso parlamentare ormai 50 anni fa, abbia reso l’Italia un Paese più giusto e libero, riconoscendo pari dignità tra uomini, donne e figli. La tutela dei diritti, però, non può limitarsi alle norme astratte, “ma deve tradursi in consapevolezza, coscienza sociale, rigore”, ha aggiunto.
Vediamo nel dettaglio come era costituito il diritto di famiglia prima e dopo il 1975.
Il cambiamento della struttura familiare
Prima della legge 19 maggio 1975, n.151, la famiglia era caratterizzata da un’impostazione patriarcale sancita dal Codice Civile del 1942, che attribuiva al marito una posizione di superiorità rispetto alla moglie e ai figli.
L’introduzione della Costituzione nel 1948 aveva già anticipato alcuni principi di uguaglianza. L’Articolo 29, infatti, sancisce il dovere della Repubblica a riconoscere i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio: “Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”. Ma è solo dopo la riforma del diritto di famiglia – un iter durato nove anni e il susseguirsi di tre legislatura – che si è segnata la svolta decisiva.
Tra le principali novità:
- Abolizione della potestà maritale, che subordinava la moglie al marito.
- Riconoscimento di pari diritti e doveri per entrambi i coniugi.
- Decisioni familiari prese congiuntamente dai coniugi.
- Patria potestà sostituita dalla responsabilità genitoriale, condivisa tra padre e madre.
- Introduzione del diritto del figlio a essere mantenuto, educato e istruito da entrambi i genitori.
- Comunione dei beni introdotta come regime ordinario (salvo diversa scelta dei coniugi).
- Tutela del contributo economico e domestico della donna nel matrimonio.
- Possibilità di separazione per intollerabilità della convivenza, senza necessità di colpa di uno dei coniugi.
- Modifiche alle norme sul divorzio, semplificando le procedure e definendo nuovi criteri di assegnazione degli alimenti e dell’affidamento dei figli.
- Possibilità per la moglie di mantenere il proprio cognome dopo il matrimonio.
- Eliminazione dell’obbligo di seguire il marito in caso di trasferimento.
- Parità tra coniugi nel diritto successorio.
- Tutela del coniuge economicamente più debole in caso di separazione o divorzio.
- Maggiore tutela per donne e bambini in situazioni di disagio familiare.
Negli anni successivi, ulteriori riforme hanno ampliato i principi introdotti nel 1975. La Riforma della filiazione e la disciplina delle unioni civili e della convivenza hanno perfezionato il quadro normativo, promuovendo un’idea di famiglia più inclusiva e in linea con le trasformazioni della società.
Le parole di Mattarella
Il presidente Mattarella ha definito la legge del 1975 “un momento fondamentale nell’applicazione dei principi costituzionali di uguaglianza”, affermando che essa ha ridefinito i rapporti all’interno della famiglia. Ha evidenziato l’eliminazione della “potestà maritale” e della “patria potestà” esclusiva, rafforzando la pari responsabilità tra coniugi. Inoltre, ha sottolineato come l’istituzione della comunione dei beni e la valorizzazione dell’impresa familiare abbiano contribuito a tutelare il lavoro delle donne e dei figli.
“Si attuava un modello di famiglia – ha sottolineato il capo dello Stato – basato sulla pari condizione tra marito e moglie e sulla libera volontà dei coniugi nella gestione del vincolo matrimoniale. A rafforzare il rispetto della volontà delle parti, veniva, altresì, elevata l’età per contrarre matrimonio, si sopprimeva la ‘potestà maritale’ sulla moglie e la esclusiva ‘patria’ potestà sui figli; così come ogni altra previsione che sanciva il predominio della volontà del marito rispetto alla moglie e ai figli. Misure tutte dirette a rendere concreta ed effettiva la pari responsabilità tra i coniugi, intervenendo anche sui rapporti patrimoniali della famiglia. Realizzando come regime ordinario la comunione dei beni si è valorizzato il lavoro della donna all’interno della famiglia così come la disciplina dell’impresa familiare consentiva di tutelare il lavoro prestato dalla moglie e dai figli. Anche il regime successorio veniva modificato, affermando i diritti della moglie e dei figli naturali”.
Ma non basta. “Ai vari livelli – ha concluso Mattarella- occorre che le istituzioni sappiano offrire sostegno ai contesti familiari e alle fragilità che si manifestano, promuovendo anche una cultura e comportamenti sempre più rispettosi dei diritti e della dignità delle persone, specie dei soggetti più deboli, rafforzando così la coesione sociale”.