La povertà in Italia rimane stabile
- 25/03/2024
- Famiglia
Con l’annuncio delle stime preliminari della povertà assoluta per il 2023, l’Istat getta luce su una realtà cruciale che continua a sfidare la società italiana. Questi dati, insieme alle stime preliminari delle spese per consumi delle famiglie, delineano il quadro socioeconomico del paese, mettendo in evidenza le sfide e le disparità che ancora persistono.
La povertà assoluta, definita dalla spesa mensile delle famiglie che non supera una soglia minima per garantire uno standard di vita dignitoso, rimane un indicatore critico delle disuguaglianze sociali e dell’esclusione economica. Queste stime offrono uno sguardo preliminare su una situazione che richiede azioni concrete e immediate per affrontare le gravi forme di marginalizzazione sociale.
Mentre attendiamo le stime definitive che verranno pubblicate a ottobre 2024, è fondamentale considerare attentamente questi dati preliminari e il loro impatto sulla nostra società.
Crescita delle spese familiari e impatto dell’inflazione
Nel contesto dell’anno 2023, le famiglie italiane hanno registrato un aumento della spesa, trainato principalmente dall’effetto dell’inflazione. Secondo i dati raccolti, la spesa media mensile delle famiglie è passata da 2.519 a 2.728 euro in valori correnti, rappresentando un incremento dell’8,3% nel periodo considerato.
Questo aumento è stato più pronunciato nelle regioni del Mezzogiorno e del Centro, con una crescita rispettivamente del 14,3% e dell’11,4%. Nel Nord, invece, l’incremento è stato più contenuto, attestandosi al 4,5%. Tuttavia, quando si considera l’effetto dell’inflazione, si nota una diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie nel 2023, con una riduzione del 10,5% rispetto al 2014.
L’andamento della spesa ha mostrato una certa stabilità fino al 2017, con un aumento significativo rispetto all’anno precedente, soprattutto nel Centro. Tuttavia, si è anche assistito a un aumento della disuguaglianza economica, con il rapporto tra le famiglie più abbienti e quelle meno fortunate che è salito a 5,1.
Nonostante gli sforzi di redistribuzione economica, come l’introduzione del Reddito di Inclusione nel 2018 e del Reddito e Pensione di Cittadinanza nel 2019, la spesa media delle famiglie ha subito una contrazione significativa nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia.
Con la ripresa economica nel 2021, si è osservato un aumento della spesa delle famiglie in tutto il Paese, con una crescita più marcata nel Nord. Tuttavia, l’aumento dei prezzi ha continuato a incidere sul potere d’acquisto, come evidenziato dal tasso di risparmio delle famiglie che è sceso notevolmente.
Nel 2023, nonostante un aumento della spesa, l’effetto dell’inflazione ha comportato una riduzione del potere d’acquisto reale delle famiglie. La crescita della spesa è stata più accentuata nel Centro e nel Mezzogiorno, mentre nel Nord l’incremento è stato meno significativo.
Il portafoglio delle famiglie: per cosa si spende di più?
Nel 2023, l’orizzonte della spesa familiare si dipinge con sfumature di crescita e adattamento, riflettendo le mutevoli dinamiche del contesto economico e dei comportamenti di consumo. Tra le categorie di spesa, spicca un aumento significativo per i servizi di ristorazione e di alloggio, che, sebbene meno pronunciato rispetto all’anno precedente, evidenzia comunque una tendenza al rialzo (+15,7%). Altri settori che trainano l’incremento della spesa includono i beni e servizi per la cura della persona, i servizi di protezione sociale e altri beni e servizi, nonché i servizi assicurativi e finanziari, tutti in forte crescita rispetto all’anno precedente (+13,9% e +13,5% rispettivamente). Anche il recupero della spesa per ricreazione, sport e cultura prosegue, sebbene in modo meno energico rispetto agli anni precedenti (+10,1%).
Nell’ambito dei consumi alimentari, la pressione inflazionistica sulle alimentari e bevande analcoliche (+10,2%) ha portato a un aumento del 9% nelle spese familiari rispetto al 2022. Questo trend è ulteriormente supportato dai dati Istat sul commercio al dettaglio, che indicano un aumento tendenziale del 2,8% nei valori, ma una diminuzione del 3,7% nei volumi, suggerendo un adattamento delle strategie di acquisto delle famiglie per far fronte all’incremento dei prezzi.
Altri settori chiave che registrano un aumento della spesa includono i trasporti (+8,7%) e la salute (+3,4%), sebbene in entrambi i casi il tasso di crescita sia inferiore rispetto all’anno precedente. Tuttavia, emerge una diminuzione significativa (-2,8%) nelle spese per abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili, segnale di un ritorno alla normalità dopo l’accelerazione dei prezzi registrata nel 2022.
In un contesto in cui le famiglie di diversa composizione affrontano sfide e opportunità uniche, la spesa familiare è resa equivalente mediante una scala di equivalenza, che permette di confrontare i livelli di spesa tra gruppi di famiglie con diversi livelli di reddito. Tuttavia, nel corso del 2023, si osserva una dinamica leggermente più intensa per le famiglie meno abbienti (+4,5%) rispetto a quelle più abbienti (+3,6%), soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi nel settore alimentare. Questo fenomeno ha comportato una variazione negativa della spesa equivalente in termini reali per entrambi i gruppi di famiglie, segnalando una sfida comune di adattamento agli aumenti dei costi nella ricerca di un equilibrio di bilancio domestico.
La mappa della povertà nel 2023: uno sguardo su famiglie ed individui
Il 2023 disegna un quadro complesso della povertà assoluta, con variazioni geografiche e demografiche che riflettono le sfide e le disparità presenti nel tessuto sociale italiano. Analizzando l’incidenza della povertà assoluta a livello regionale, emergono i dati più critici nel Mezzogiorno, dove il 10,3% delle famiglie risulta colpito, coinvolgendo 866mila nuclei familiari, seguito dal Nord con l’8,0% (un milione di famiglie) e dal Centro con il 6,8% (365mila famiglie).
L’analisi a livello individuale conferma il trend, con il Mezzogiorno che continua a mostrare i valori più elevati, raggiungendo il 12,1%, mentre nel Nord si osserva un segnale di peggioramento, passando dal 9,0% all’8,5% (coinvolgendo 2,4 milioni di persone).
La misura dell’intensità della povertà, che indica la distanza media della spesa delle famiglie povere dalla soglia di povertà, si mantiene stabile nel 2023 rispetto all’anno precedente (18,2%). Tuttavia, emergono dinamiche differenziate tra le regioni, con un aumento nel Nord (18,6%) e una riduzione nel Mezzogiorno (17,9%).
Le stime preliminari del 2023 mostrano una stabilità dell’incidenza della povertà assoluta per le diverse tipologie familiari, confermando i dati del 2022. Le famiglie più numerose presentano i valori più elevati, con una significativa incidenza che raggiunge il 20,3%.
La presenza di figli minori continua a essere un fattore di rischio, con un’incidenza più marcata per le famiglie con almeno un figlio minore (12,0%), mentre per quelle con anziani si attesta al 6,4%.
Tra gli individui, l’incidenza di povertà assoluta raggiunge il 14% per i minori, rappresentando il valore più alto della serie storica dal 2014, con oltre 1,3 milioni di minori coinvolti. Tuttavia, le incidenze di povertà rimangono stabili tra i giovani di 18-34 anni (11,9%) e gli over 65 (6,2%), confermandosi come la fascia di popolazione meno colpita.
Per le famiglie con persona di riferimento di 18-44 anni, in piena età attiva, si osservano valori elevati dell’incidenza di povertà assoluta che superano l’11%, registrando il picco della serie storica dal 2014. La povertà tra le famiglie con persona di riferimento occupata raggiunge il 9,1%, segnando un peggioramento significativo rispetto al 2022. Fra i non occupati, l’incidenza rimane elevata per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (20,6%). Infine, la povertà per le famiglie composte da soli stranieri si mantiene stabile al 35,6%, confermando un divario significativo rispetto alle famiglie composte solo da italiani (6,4%).
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