Meloni, da Rimini i “mattoni nuovi” per i giovani: piano casa e lavoro
Un Paese che perde abitanti al ritmo di una città media ogni anno e che vede le culle svuotarsi come nessun altro in Europa. È questa la fotografia che fa da sfondo alle parole pronunciate da Giorgia Meloni al Meeting di Rimini. La premier non si è limitata a denunciare il problema: ha rivendicato misure già adottate e promesso un nuovo piano casa per le giovani coppie. La posta in gioco, nelle sue parole, non è soltanto economica: riguarda l’identità stessa della società italiana.
La “glaciazione demografica” e le sfide per l’Italia
Il passaggio della presidente del Consiglio a Rimini non ha lasciato margini di ambiguità: la questione demografica è destinata a rimanere al centro dell’agenda politica. “Il declino non è l’unico scenario possibile. Il declino è sempre una scelta”, ha scandito la premier, riproponendo una linea che negli ultimi anni si è fatta più netta, quasi militante, contro quella che definisce una “glaciazione demografica delle società occidentali”. La cornice è quella di un Paese che, secondo i dati Istat, perde ogni anno decine di migliaia di residenti e vede calare il numero di nascite a ritmi che pongono l’Italia in fondo alla classifica europea.
La riduzione delle nascite non pesa solo sulle statistiche: mette in discussione la tenuta del welfare, la sostenibilità del sistema pensionistico, l’organizzazione del lavoro e perfino la coesione sociale. Per questo la premier ha elencato le misure introdotte dal governo – dal congedo parentale retribuito all’80% agli asili nido gratuiti per il secondo figlio – con una cifra complessiva di 16 miliardi di euro di benefici per le famiglie nel solo 2024.
Questi strumenti, pur significativi, non bastano a invertire la rotta. Le esperienze di altri Paesi europei mostrano che la natalità cresce dove il sostegno economico è accompagnato da servizi diffusi, parità di genere e reale conciliazione tra lavoro e vita privata. Non a caso Meloni ha insistito sull’aumento dell’occupazione femminile registrato nell’ultimo anno. Ma la questione resta strutturale: senza condizioni stabili e senza servizi omogenei sul territorio, la scelta di avere figli continuerà a essere percepita come un rischio individuale.
Prezzi calmierati per giovani coppie: la scommessa sul piano casa
“Perché senza una casa è difficile costruire una famiglia”. La frase, pronunciata da Meloni a Rimini, sintetizza il cuore del nuovo piano che il governo intende portare avanti insieme al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie. Per il governo l’accesso a un’abitazione non è soltanto una questione economica, ma la condizione sociale di base per avviare percorsi di stabilità familiare. In un Paese dove l’età media del primo figlio supera i 31 anni e i giovani restano in casa con i genitori ben oltre i 28, il legame tra mercato immobiliare e natalità appare evidente.
Affitti elevati, scarsità di alloggi popolari e rigidità nell’accesso ai mutui rendono complicato il passaggio all’autonomia. Con il nuovo piano, il governo intende trasformare la politica abitativa in uno strumento demografico. Non più solo edilizia, dunque, ma un tassello della strategia di sostegno alla natalità.
La questione, però, presenta criticità rilevanti. Il mercato immobiliare italiano è frammentato e segnato da forti disomogeneità territoriali. Inoltre, la domanda non riguarda esclusivamente le coppie con figli ma anche studenti, lavoratori precari e famiglie monoreddito. Concentrarsi solo sulla natalità rischia quindi di lasciare scoperte altre fasce sociali. Resta il fatto che Meloni ha scelto di legare in maniera diretta casa e famiglia, presentandole come due facce della stessa emergenza.
Tra genitorialità e surrogata
A Rimini la premier ha affrontato anche il tema culturale della genitorialità. Meloni ha attaccato quella che definisce la narrazione dei “cattivi maestri”: “per decenni hanno proclamato che la genitorialità era un concetto arcaico e patriarcale, che i figli non andavano messi al mondo perché inquinano”. In questo quadro, il riferimento più diretto è stato alla maternità surrogata, descritta come “affitto dell’utero di una donna povera” e pratica che “priva un bambino della figura del padre o della madre”.
L’Italia già vietava la surrogata con la legge 40 del 2004. Con la modifica approvata nel 2024, il governo ha esteso la perseguibilità del reato anche se la pratica viene realizzata all’estero. In sostanza, i cittadini italiani che vi ricorrono in Paesi dove è legale possono essere incriminati al rientro.
La misura ha rafforzato la posizione restrittiva dell’Italia rispetto ad altri Paesi europei, dove in alcuni casi sono consentite forme di surrogazione “altruistica”. Al di là del diritto comparato, la questione tocca il cuore del dibattito: quale modello di famiglia debba essere riconosciuto e tutelato. Per Meloni la genitorialità resta ancorata a un sistema valoriale tradizionale, contrapposto a logiche di mercato e individualismo. Una linea che continuerà a rappresentare un terreno di forte polarizzazione politica.
Politiche familiari tra lavoro e welfare
L’asse famiglia-lavoro resta uno dei terreni su cui il governo Meloni rivendica i risultati più significativi. A Rimini la premier ha citato il record di occupazione femminile e la creazione di oltre un milione di posti di lavoro in mille giorni, in gran parte a tempo indeterminato. La strategia è stata presentata come alternativa al “reddito di cittadinanza”, accusato di deresponsabilizzare, a favore di una logica sussidiaria che punta a creare condizioni per l’occupazione stabile.
Il legame con la natalità è diretto. Dove le donne possono mantenere una carriera senza penalizzazioni, le nascite non crollano. Per questo il governo ha puntato su congedi parentali rafforzati, incentivi per i nidi e sgravi fiscali legati alla famiglia. Ma la realtà del mercato resta complessa: precarietà diffusa, disparità salariale, servizi carenti soprattutto nel Mezzogiorno.
L’esempio di Pier Giorgio Frassati, evocato dalla premier come simbolo della dignità che si trova nel lavoro più che nell’assistenzialismo, traduce in immagine politica questa visione. Ma per renderla concreta occorre andare oltre i numeri occupazionali. Il vero nodo è riconoscere la genitorialità come valore sociale da tutelare. È su questo terreno che il governo intende posare i suoi “mattoni nuovi”: trasformare famiglia, casa e lavoro da scelte private in infrastruttura collettiva per il futuro del Paese.